giovedì 30 dicembre 2010

Cosa si fa all'ultimo?

Questa per anni è stata la domanda alla quale occorreva dare risposta già ai primi di dicembre.

Ricordo quando con le mie cugine gemelle macinavamo vasche su vasche da Piazza Bra a Piazza Erbe, nella speranza di incontrare qualche amico, ma anche solo qualche conoscente, che ci invitasse alla festa “giusta”.

Il più delle volte la festa “giusta” era un'altra, dato che spesso mi sono ritrovata a desiderare solo di tornare a casa a dormire.

Perchè l'ultimo dell'anno è come la domenica ne “Il sabato del villaggio”. Le cose più belle sono l'aspettativa, i preparativi e i sogni che l'accompagnano.

Ricordo lezioni di disco dance, prove trucco e abito, ansie da possibili nuovi e decisivi incontri...
Non ho mai conosciuto persone interessanti ai vari cenoni e balli, ma sicuramente un gran numero di sfigati, maniaci alticci, attaccabottone noiosi, gente che vomitava prima di mezzanotte o che sonnecchiava negli angoli.

Le feste più belle per me sono state altre. Quelle di carnevale in maschera per esempio, oppure quelle di compleanno o anche quelle senza motivo. Sicuramente le migliori perchè inaspettate.

I peggiori capodanni sono stati:

al primo posto quello in cui, pagato in anticipo il biglietto per una sciccosissima festa in villa veneta, mi sono ritrovata fuori nel fango, impossibilitata anche solo ad entrare dato che c'erano 1000 persone ma la capienza per 200... Ero a casa prima di mezzanotte con un paio di decoltè di camoscio distrutte e le calze smagliate.

Poi quello in cui un deficiente dopo il brindisi ha cominciato a lanciarmi petardi sui piedi incendiandomi la sottogonna di tulle e beccandosi un pugno sullo zigomo.

Last but not least, quello in cui io e mio marito la mattina del 31 ci siamo svegliati col mal di pancia e abbiamo vomitato tutto il giorno. Si è dovuto disdire la cena tra amici già organizzata, mettere tutto nel freezer e subire pure il senso di colpa per aver tirato il bidone agli invitati...

In ogni caso: Buon Anno!


..

domenica 26 dicembre 2010

Feeling blue

Il giorno dopo Natale è il più pigro. Santo Stefano: un silenzio spettrale fa dormire fino a tardi, gli avanzi del giorno prima consentiranno di mangiare senza dover preparare niente, la televisione trasmette in continuazione film buonisti su ogni canale e la tentazione di restarsene in pigiama tutto il giorno è forte grazie anche alla pioggia che cade incessante dalla settimana scorsa.

Striscia però un po' di malinconia, si avvicina la fine dell'anno, senza volerlo si fanno i soliti bilanci e si ripercorrono i tanti natali trascorsi... veramente troppi ormai.  Mi sembra di essere una di quelle nonne che alla fine di ogni giornata e di ogni anno dicono "anche questo è passato", come se ci fosse da compiacersi del traguardo superato. Un'altra tacca sul calendario. Che schifo.

Capisco veramente le molte persone che preferirebbero addormentarsi il 23 dicembre e svegliarsi il 7 di gennaio.  Il meraviglioso tran tran di tutti i giorni.  Il conforto della solita routine. Niente che ti costringe a fare il punto della situazione, a renderti conto che il tempo passa inesorabile.

A mettermi in questo umor grigio (nero è esagerato...per ora) è stato un articolo appena letto che elenca le cose che sono destinate a sparire se non l'hanno già fatto.
Il VHS, il fax, le enciclopedie, le agenzie di viaggio, i CD, il telefono fisso, presto anche le librerie e gli orologi da polso...
Io potrei aggiungere anche le cabine telefoniche e i gettoni, la rotella per comporre il numero, i 45 giri, la macchina da scrivere, la Graziella, la carta carbone, il Ciao, la lampadina a torciglione, i materassai...

Di solito cerco di non pensare a queste cose e, anzi, mi butto sulle novità e il più delle volte le apprezzo pure, però a Natale e il giorno del compleanno è sempre più dura far finta di niente.
Mi ritrovo a rimpiangere vecchi oggetti e soprattutto vecchi modi di fare: scrivere una lettera e aspettare trepidanti una risposta, andare in biblioteca e sfogliare vecchi libroni, avere le tasche piene di gettoni per chiamare qualcuno di nascosto dai genitori, portare a sviluppare il rullino delle vacanze, abbassare con attenzione la puntina sull'ultimo LP di Battisti...

Per fortuna domani avrò molto da fare tra ultimi acquisti e preparativi dei bagagli per la montagna. Dopodomani si parte: Bombardino e strudel...conto su di voi!

.
.

giovedì 23 dicembre 2010

Navigare in cattive acque

All'inizio sembrava l'optional perfetto. Desiderabile, comodo, divertente quando ti parlava in dialetto oppure come i comici di Zelig.  Sto parlando del navigatore satellitare. Detto anche "il bastardo".

Basta soste nelle piazzole lottando con cartine spiegazzate e bucate proprio nel punto che stavamo cercando, basta sbracciarsi dal finestrino per attirare l'attenzione dell'unico passante, basta puntate nel bar affollato provocando litigi tra chi sa meglio la strada...

Adesso c'è lui che troneggia sul cruscotto, nel mio sempre sul punto di cadere, essendo un Tom Tom,  ma nell'auto di mio marito è perfettamente inserito e iper-multi funzione. Teoricamente.

Il settaggio dovrebbe essere rapido ed "intuitivo". Forse qualche alieno ha l'intuito adatto.. certamente non gli umani...quanto alla rapidità: auguri!
Ci siamo armati di pazienza e, fermi in un parcheggio, abbiamo iniziato a parlare per fargli imparare la nostra voce.  Un elenco infinito di numeri e frasi idiote da scandire.  Questo dopo aver tentato invano di usarlo manualmente.  C'è una tasto che ruota e si preme che fa un po' quello che vuole, forse in conflitto con uno simile sul volante e comunque è l'ideale per farti fare un tamponamento o finire fuori strada.

Così si è costretti ad usare i comandi vocali... e qui la memoria va ovviamente a 2001 Odissea nello spazio: al nostro navigatore manca solo l'occhio rosso, quanto al resto si comporta allo stesso modo, ti risponde con voce suadente ma fa esattamente quello che vuole per eliminarti fisicamente o quantomeno farti uscire di senno.
Gli dici Radio e forse accetta il comando, ma la stazione la sceglie lui. Gli dici Telefono e se riesci a dire chi vuoi chiamare lui comincia a scrivere numeri a caso.

A questo punto il tono di voce che hai registrato è molto diverso da quello che stai usando e così è sempre peggio: parte la visione notturna e l'elenco dei ristoranti vicino Trieste, oppure Radio Maria e le stazioni di rifornimento Gpl.
Navigazione è la parola migliore: qui si sbizzarrisce tra località mai sentite e richiesta di spelling di parole elementari.
La pressione sale, il turpiloquio aumenta, e non sappiamo ancora che strada fare, ma sotto c'è della musica house terrificante.

Va a finire che si torna ai vecchi metodi, nervosi come delle bisce, senza cartine dato che non dovevano servire, ma con la certezza che se troveremo un'anima buona a cui chiedere informazioni non dovremo sillabare ogni parola come degli ebeti e mai e poi mai ci parlerà di "rondò" e di "strada della meta"!
.
.

domenica 19 dicembre 2010

Crollo dell'autostima

Passeggiavo con Tabù una mattina presto.
Avevamo appena accompagnato mia figlia a scuola e come sempre allungavamo il giro verso i giardinetti per fare qualche corsetta.

Sento una macchina che accosta vicino al marciapiede, vedo che il finestrino si abbassa e mi chino per rispondere, credevo, alla solita richiesta di informazioni stradali.

Invece il signore di bell'aspetto che mi trovo di fronte esordisce con questa frase:
"Mi scusi signora....se mi permetto di disturbarla....ma..."
- Caspita - penso incuriosita - che cosa vorrà? -
"E' che la vedo passeggiare tutte le mattine a quest'ora..."
- Mi guarda...tutte le mattine...però...- rifletto, vagamente confusa.
"Ed è sempre con questo bel cane..."
- Wow, che storia! - sentivo che stavo leggermente arrossendo, roba che non mi capitava dal giurassico.
"Vede, in famiglia abbiamo una cockerina nera e vorremmo sapere se il suo è un maschio da monta."
- Da monta? Ma che monta? - cercavo di riorganizzare i pensieri mentre lo stallone in questione mi tirava verso il prato per un bisogno impellente.

E' finita che quando gli ho detto che Tabù non ha il pedigree ed inoltre è ancora "signorino" si è dileguato e tanti saluti.
Ero certa che prima o poi sarei sicuramente passata inosservata per merito di mia figlia...ed è nella logica delle cose... ma per colpa di un cane, no...è stata durissima!
.
.

sabato 18 dicembre 2010

Di corsa, di corsa

Trovarsi a fare tutto quello che si è sempre cercato di evitare accuratamente. Stamattina è successo.

L'ultimo sabato prima di Natale non aver ancora comprato i regali ed inoltre avere altre due ricorrenze imminenti: cena domani sera per festeggiare compleanno amica e proprio anniversario di nozze lunedì.

La situazione si presentava già abbastanza drammatica ed invece a peggiorarla ulteriormente è arrivata la neve, ghiacciata all'ombra e fangosa al sole.

Meraviglioso.

Lati positivi: gomme da neve appena montate, tredicesima già accreditata, incrollabile ottimismo.

A uscire peggio da questa mattinata affannata sono stati i miei stivali, per il resto missione quasi compiuta.

Però quest'anno Natale è arrivato prima, sono sicura, c'è sotto qualcosa....ci hanno fregato almeno un paio di settimane e non ce ne siamo accorti. 
Hanno di nuovo aggiunto 13 giorni come quando si è passati dal calendario giuliano a quello gregoriano. Questa è l'unica spiegazione possibile.
.
.

martedì 14 dicembre 2010

Armageddon

Questa mattina la rassegna stampa sembrava quella dei giorni più bui della storia.
Tipo dopo l'attentato di Sarajevo, Pearl Harbor, 8 settembre, cose serie insomma.

I nostri problemi politici saranno anche gravi, ma io non riesco ad agitarmi più di tanto... Cadrà il governo, non cadrà... ci sarà un governo tecnico...tutte cose già viste.
Non ricordo particolari disguidi nel nostro tran tran quotidiano.

Tanto l'esperienza mi dice che chiunque vinca, dopo un po' scontenta tutti e cade negli stessi errori dei predecessori e la storia ricomincia.
E' un circolo vizioso che trasforma ogni bel ideale e proponimento in una gara a chi sta a galla meglio, a chi battibecca più brillantemente...una noia e un fastidio totale.

Ma sono riuscita ugualmente a trovare la notizia divertente: http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/cronaca/2010/13-dicembre-2010/scambiano-arte-spazzatura-buttano-opera-inceneritore-18166532350.shtml

Finalmente un posto dove la raccolta dell'immondizia funziona a dovere!
Quante volte guardando "opere d'arte" esposte alla Biennale, Triennale, Mart ed altri luoghi "fighi" abbiamo pensato di essere di fronte a della spazzatura, ma non abbiamo osato dirlo!?

Io sono una fan di Philippe Daverio, un simpaticissimo critico d'arte che conduce il bel programma "Passepartout" su Rai Tre.
E' un genio, con una cultura umanistica smisurata ed il dono dell'ironia, però ogni tanto cade anche lui davanti alla fetecchia, vedi che si sforza di trovare un senso a degli agglomerati informi e si spertica in descrizioni fantasiose, mettendo le doppie a caso com'è nel suo stile e confondendo così lo spettatore già incerto.

Ma certe volte per giudicare l'arte ci vuole proprio un ignorante, una persona libera da preconcetti.
Chi meglio di un "operatore ecologico" ha la visione reale di ciò che va tenuto e di ciò che va buttato !?!?

FORZA AMIA!!!
.
.

venerdì 10 dicembre 2010

Pubblicità ingannevole

Sin da piccola ho sempre pensato che c'era qualcosa che non andava, qualcosa di falso e di esagerato. Di cosa sto parlando? Ma degli spot natalizi naturalmente!

Eccole lì, in tutte le salse, le belle e numerose famiglie che si riuniscono in casa presumibilmente dei nonni, tutti sorridenti, eleganti, luccicanti.   I cuginetti non litigano, le cognate ammiccano, i generi bevono liquori gran riserva, tutto fila liscio... Non si sa chi ha cucinato per tutta questa gente, ne' chi sparecchierà e pulirà dopo.

Ogni cosa sa di ricchezza, dall'arredamento all'apparecchiatura, dagli abiti ai gioielli.
Ma la cosa più stridente è che tutti vanno d'accordo, sprizzano generosità e amore da tutti i pori.

Io ho 4 zii e 9 cugini e ho avuto nonni e perfino bisnonni fino all'età adulta: mai e poi mai ci siamo trovati a Natale a casa di uno o dell'altro...
Mia nonna materna era una maniaca della pulizia e dell'ordine (il nonno era succube) ti obbligava a mettere le pattine appena entrato in casa... era visibilmente sulle spine con più di due ospiti per volta.
Aveva uno di quei salotti dove se entri per sbaglio ti viene subito un brivido lungo la schiena. Lucidissimo marmo per terra, vasi in rame con rigide sansevierie, buffet e controbuffet in noce scurissimo, tavolo tondo con al centro zuppiera in ceramica su centrino, una colonnina a torciglione con un bronzetto antico in bilico. Nessuno ha mai pranzato in quella stanza...

Gli altri nonni invece se ne fregavano della pulizia ma erano avarissimi. Quindi avremmo dovuto portarci da mangiare e forse dare anche un contributo per luce e gas.

Quanto agli zii, uno era separato e quindi in disgrazia, da non doverlo nemmeno nominare.  L'altro andava sempre ai tropici durante le vacanze.  Mie zie materne dovevano sempre andare dai loro suoceri.
Quindi io mi ricordo di pranzi tristissimi a casa nostra, con i nonni materni. Mai quelli paterni perchè se avessero accettato l'invito avrebbero dovuto magari portare un regalo ...

Non ci vestivamo eleganti perchè tanto venivano solo i nonni e di conseguenza anche l'apparecchiatura era quella di tutti i giorni...

Adesso, a decenni di distanza, le cose non sono cambiate granchè.  Le motivazioni sono diverse ma il risultato è lo stesso.   Niente grandi riunioni di famiglia ma pranzetto sfizioso tra di noi.

Tutti quelli con cui parlo mi dicono che anche per loro più o meno è così: al massimo si trovano con i suoceri o con un fratello, ma mai con tutta la famiglia al completo.

Eppure a me resta sempre la voglia di uno di quei pranzi lì, di quelli dello spot dell'Asti Cinzano...oh happy day...oh happy daaayyyyyy....

.

martedì 7 dicembre 2010

Operazione Santa Lucia

Non appena finito di lottare con le pecorelle che non stanno in piedi e l'angioletto che cade dalla capanna a casa mia parte l'ansia per la prossima scadenza: Santa Lucia.

Qui a Verona è lei che porta i regali ai bambini (anche a quelli cresciuti...) e così sono già fregata, con pochissimo tempo a disposizione e zero idee.

Finchè i figli sono piccoli è tutto più facile. Intanto scrivono la letterina. Magari non la si segue punto per punto, pena il rosso sul conto corrente, però almeno si sa dove andare a parare.

I regali di Santa Lucia vengono sempre accompagnati da altre cose "irrinunciabili": il piatto dei dolci, innanzitutto, e poi altri piccoli rituali da seguire scrupolosamente.

Già parecchi giorni prima gli adulti facevano girare la voce che Santa Lucia stava passando...che l'avevano  vista di qua e di la e che quindi bisognava essere buonissimi, pena il ricevimento di carbone al posto dei regali.

Qualche volta il telefono squillava e si sentiva soltanto un campanellino suonare...é lei! Oppure cadevano delle caramelle dalla cappa del camino...che emozione!

La sera prima c'era da preparare il bicchiere di vino per il castaldo (l'uomo che guida il carretto), il fieno per l'asino (o la carota in mancanza d'altro...) e qualcosa da mangiare per la Santa.

Visto dalla parte dei genitori tutto questo comportava una certa organizzazione: parenti che telefonano provvisti di campanello, dimestichezza con lanci velocissimi di caramelle, attenzione a svuotare bicchiere e piatto la mattina presto, sistemazione furtiva dei regali nel cuore della notte e del piatto dei dolci...senza dimenticare il carbone di zucchero.

Adesso sono combattuta tra una bella busta piena di vil denaro o la ricerca quasi impossibile di cd di gruppi giapponesi e di felpe dark da trovare dentro a inquietanti negozi gestiti da personaggi pieni di piercing...

Con il piatto dei dolci vado sul sicuro: avrò anche una figlia "otaku", ma è rimasta una gran golosona!


Questo post sarà inserito nella TRIPPANDOpedia

venerdì 3 dicembre 2010

In questo mondo di ladri...2

Oggi parlerò di un altro genere di ladri, per i quali non nutro la benchè minima ammirazione anzi...

Prendo spunto da questa ridicola notizia: il console francese a Hong Kong è stato richiamato in patria in tutta fretta perchè sorpreso a nascondersi nella giacca una bottiglia di prezioso Bordeaux durante un ricevimento ufficiale. E non era la prima volta.
E qui mi aggancio a situazioni vissute in prima persona, altrettanto assurde e squallide.

Signore impellicciate che staccavano enorni pezzi di parmigiano e li infilavano in tasca, durante la presentazione dei candidati di un partito alle elezioni amministrative.
Famiglie intere in alberghi a quattro stelle che a colazione facevano incetta di brioches e panini, evidentemente per mangiarli a pranzo.
Invitati a matrimoni che al buffet razziavano olive all'ascolana e le impacchettavano nei tovagliolini di carta per futuri utilizzi.
Genitori impazziti all'apertura dell'uovo di Pasqua gigante al centro commerciale Grande Mela, impossessarsi di blocchi di cioccolato, imboscarli nello zainetto dei figli o nelle borse degli acquisti.
Vacanzieri yuppie in villaggi turistici rinomati comportarsi al buffet come deportati appena liberati dai campi di concentramento.

E potrei andare avanti...
L'unica spiegazione che mi viene in mente è che molti di noi, nonostante abbiano migliorato la loro condizione economica, anche da più di una generazione, in fondo siano ancora dei poveretti, con una paura ancestrale di morire di fame e il bisogno inconscio di dover accaparrare il cibo per il futuro.
Oppure, peggio ancora, l'idea che quello che è gratis o comunque compreso nel prezzo, sia da prendere a piene mani, senza ritegno.

L'unica volta che mi sono comportata  in modo simile è stata a Londra, a vent'anni, quando nella caffetteria di Harrods con 2 sterline si poteva bere il tè e mangiare tutte le paste che si volevano: alla terza, con tutta la buona volontà, non ce l'ho più fatta...

.

giovedì 2 dicembre 2010

In questo mondo di ladri...

Tanto di cappello a quella guardia giurata di Parma che senza colpo ferire è sparita con 2 milioni e mezzo di euro.

Insomma, come si fa a biasimarlo? Si è trovato lì, solo nel furgone pieno di soldi, i colleghi impegnati nell'ultimo ritiro della giornata, a casa nessuno che lo aspettava...la prima neve nella desolata pianura padana...una visione del famoso baretto a Santo Domingo a farsi un mojito con una morettina sulle ginocchia...ed è stato automatico fuggire.

In fondo in fondo spero che non lo prendano. Sono quei personaggi che siamo abituati a vedere nei film, che ci fanno immaginare vite alternative e sognare rivalse impossibili.
Quante volte in coda all'Agenzia delle Entrate o all'Inps siamo volati col pensiero nelle varie isole tropicali, paradisi fiscali dove il sole splende ininterrottamente, con il nostro panfilo ormeggiato, vestiti rigorosamente di lino bianco....

Certo, l'ideale sarebbe vincere i soldi e non rubarli...in fondo uno ha sempre un minimo di preoccupazione per la fedina penale sporca...però, magari col tempo e con il nome cambiato, si può far finta di niente.

Tanto le mie sono solo parole, in realtà non riuscirei a rubare nulla.
Sto facendo la collezione di pezzi da 500 lire che qualche delinquente truffatore mi rifila al posto dei 2 euro.  Non ce la faccio a fare altrettanto.  Mi avvilisco e li tengo per il carrello al supermercato.
Che scema.

.
.

mercoledì 1 dicembre 2010

Poveri calciatori

Parliamo di una cosa inutile, non so, per esempio: l'imminente sciopero dei calciatori.
Poverini, si arrabbiano pure se la gente comune storce il naso e li critica, dicono che si fa facile demagogia (wow: hanno studiato, usano parole forbite!).

Dicono che i milionari sono solo un centinaio e gli altri sono lavoratori allo stesso livello di qualsiasi impiegato.
Sarà...ma io lo stesso non riesco ad essere così solidale.
Loro sono giocatori e già qui scatta la differenza con i comuni mortali, cioè giocano e sono pure pagati per farlo.  Non è da tutti essere bravi in un gioco, anche solo bravini, e fare diventare questa attività il proprio lavoro.

Gli altri si arrabattano, trovano un lavoro, si baciano le manine se è in regola e a tempo indeterminato, poi se sono fortunati gli resta qualche ora la sera e il fine settimana per "giocare", ma di solito stramazzano sul divano e fine dei giochi.

C'è una bella canzone di Ligabue (una delle tante...) che si intitola Caro il mio Francesco, dove si sfoga perchè si sente dire spesso "con quello che guadagni, stai muto, sorridi nella foto" "volevi la tua bici,  pedalare"....

Gli artisti sono come gli sportivi di professione, riescono a guadagnare facendo una cosa che gli piace.  Immagino che anche a queste persone possano "girare"...ma è il rovescio di una medaglia che la maggioranza di noi può solo sognare.

Allora coraggio, cantanti, calciatori, attori: stringete i denti...pensate alle miniere e agli altoforni.

E' solo una questione di prospettiva.
.
.

martedì 30 novembre 2010

I segreti di Pulcinella

Sto meditando sulla questione "Wikileaks".
Non sono sicuramente in grado di fare un'analisi seria, ma dirò comunque la mia, tipo "ragionamento da bar".

E' brutto dirlo, ma hanno ragione i mafiosi con i loro "pizzini".
Al limite un pezzetto di carta compromettente lo inghiotti, ma un disco fisso è difficile da mandar giù.

Il problema più grande è la rete.  Gioia e disperazione di tutti. Così comoda e immediata, così veloce, così condivisibile.  Appunto.  Dalle foto in cui si è venuti male ai documenti diplomatici e bancari riservatissimi, tutto può essere sputtanato. Bisogna rassegnarsi.
Si deve dare per scontato che qualsiasi cosa messa su un pc che va in rete può essere copiata e divulgata a tutti i livelli.

Certo io non riesco nemmeno ad entrare nel mio computer se ho dimenticato la password, ma ci sono in giro migliaia di hacker cazzutissimi, tipo Lisbeth Salander, che non vedono l'ora di forzare ogni sito possibile e immaginabile.

Fanno bene o fanno male? Questa alla fine è la domanda cruciale.
Il caro Assange si atteggia a santone, parla di mondo più etico, di libertà: speriamo abbia ragione.

Per adesso ha sollevato un gran polverone. Magari qualche testa cadrà. Ho il sospetto che ai livelli più alti torneranno a qualche sistema più primitivo ma più sicuro.

Care vecchie mappe dentro a camere blindate.  Portoni con combinazioni meccaniche e vere chiavi. Messaggeri in carne ed ossa, piccioni viaggiatori, la vecchia macchina Enigma....
.
.

domenica 28 novembre 2010

Buon compleanno papà

Oggi mio padre compirebbe 87 anni. In effetti sarebbero molti, però ce ne sono di vecchiotti in giro di quell'età.
Invece è da molto che non c'è più, ma mi manca ancora tantissimo.

Io e lui eravamo uguali, non solo fisicamente, ma nel carattere.
Lui era nato a San Daniele del Friuli ed era proprio friulano "dentro".
Ad un primo giudizio sembriamo freddi e chiusi, ma in realtà siamo solo riservati e pieni di sentimenti profondi.

Era molto bello, sul genere di Marcello Mastroianni, e poi, secondo quello che dicevano tutti, era un tipo "distinto".
Aveva frequentato il Liceo Classico Maffei , ma all'ultimo anno era dovuto partire per il fronte dove era stato ferito leggermente e in seguito fatto prigioniero dagli inglesi.  Raccontava sempre che era stata la sua fortuna. Gli inglesi preparavano addirittura il tè delle cinque e lo avevano trattato benissimo guadagnandosi la sua eterna ammirazione.

Una volta tornato a casa aveva scoperto che mio nonno gli aveva venduto persino la bicicletta e che di soldi per finire gli studi non ce n'erano.  Così aveva fatto un corso di dattilografia ed era stato assunto subito in banca.
Non si trattava assolutamente di quello che avrebbe voluto fare, ma a quell'epoca (e in fondo anche oggi) un posto in banca era tutt'altro che disprezzabile.

Lui era un ottimo fotografo e un grande viaggiatore.

Con alcuni amici ha fondato il Circolo Fotografico Veronese e io ho tra i ricordi più belli le ore passate con lui in camera oscura, tra ingranditore e bacinelle, con le foto appese con le mollette e la luce rossastra.
Quando eravamo lì dentro, insieme, eravamo in salvo.  In salvo da mia madre e dai suoi discorsi vuoti, senza possibilità di essere disturbati da nulla, perchè non si poteva aprire la porta e far entrare la luce...


Mi spiegava tutto con la sua bella voce calma e mi faceva muovere la bacinella con il fissaggio... mi sentivo molto importante.

Ha avuto tante macchine fotografiche, Canon, Nikon, Rollei e per ultimo una super accessoriata Hasselblad, ed io ero sempre addetta all'esposimetro e al pennellino con la pompetta per pulire gli obiettivi.

Odiava le stampe a colori perchè diceva che il bravo fotografo si vede sul bianco e nero e in vacanza faceva solo diapositive.



La sua grande passione per i viaggi ci ha portato dal Marocco alla Siria, dalla Grecia all'Olanda, mai più di tre giorni in un posto, perchè se uno deve star fermo non si compra la roulotte...lui che aveva iniziato con la Lambretta e una canadese cucita a mano non concepiva i campeggiatori stanziali.

Aveva diverse piccole manie e regole: il pisolino dopopranzo, la minestra la sera, vedere tutti insieme il concerto di Capodanno, comprare solo automobili bianche, non urlare e non dire parolacce, una vera signora non fuma per strada, mai guardare la tv mentre si mangia, se uno è un dilettante non deve esibirsi, mai buttarsi via.

Sono certa che la vita non gli ha dato tutto quello che aveva sognato, ma ha sempre avuto il buon senso di apprezzare ciò che gli era arrivato e di goderselo fino in fondo.

Non gli è mai interessata la carriera: ha sempre preferito il tempo al denaro.

Ha fatto bene, visto come sono andate le cose.
.
.

venerdì 26 novembre 2010

Autista per forza

Il 26 novembre nevica? Ma cos'è tutta questa fretta? Speriamo non attacchi.

Io devo condividere il mio dramma personale: in questo periodo sto facendo da autista a mio marito.
Per qualche giorno ancora non potrà indossare le cinture per motivi di salute e così si siede dietro, come fosse un parlamentare e io guido.
Mi manca solo il berretto blu...

A complicare la già delicata situazione c'è il fatto che nel frattempo è arrivata l'auto nuova, un macchinone da "commenda" tutto tecnologico, pieno di misteriose spie e bottoni sconosciuti.

Premessa: io e mio marito proveniamo da scuole di pensiero diverse riguardo lo stile di guida. Il risultato è che io ho 24 punti sulla patente e lui 2. Questo la dice lunga...

Il suo alter ego è Gioele Dix quando a Zelig fa il personaggio dell'automobilista incazzato. Sono identici, tranne che per gli occhi azzurri.

Dal momento in cui ingrano la prima partono critiche ed esortazioni: "strappi le marce", "sei in quarta quando dovresti stare in quinta e viceversa", "liberati di questo coglione e superalo", "buttati a destra altrimenti non ne veniamo più fuori", "cambia stazione questa musica fa c..are", "se non accendi il condizionatore (?) i vetri si appannano", "domani siamo ancora qui", "scala le marce sulla rotonda altrimenti devi fare il controsterzo e non sei capace", "non stare appiccicata a quello davanti", "evita i tombini", "suona", "ma che strada hai fatto?" e avanti....

Mi sale su una tensione che mi fa bloccare il collo e venire subitanei attacchi di gastrite.  Non ho mai fatto un incidente in vita mia, neppure un tamponamento, ma tutte le mie certezze svaniscono con questo avvoltoio alle spalle che chiama rogna.

Per prendermi in giro mi chiama "Ambrogio"...ma almeno lui aveva la piramide di cioccolatini per consolarsi!
.

.

giovedì 25 novembre 2010

Ma...è di già Natale????

Ieri mattina ho fatto una scappata in centro e mi sono ritrovata in coda in Corso Porta Nuova apparentemente senza motivo.  Invece il motivo c'era eccome: stavano addobbando gli alberi con le luminarie natalizie come fossimo sui Campi Elisi a Parigi.

E' inutile far finta di niente, tra poco arrivano le Feste e anch'io dovrò preparare albero, presepe e via dicendo.

Ma...mi sembra ieri che ho faticosamente inscatolato tutto, aspirato tutto il muschio sparso sui tappeti, lavato strofinacci e presine con Babbo Natale, radunato candele e ghirlande...cioè CHE PALLE!

D'altra parte me la sono voluta, perchè io sono la prima che ama l'atmosfera natalizia con tutto quello che ci va dietro.  Però il problema è che vengo aiutata pochissimo, soprattutto quando si tratta di disfare e riporre in cantina tutte le cose.

Questo fine settimana entrerò nell'ordine di idee "operazione Natale" e mi farò le solite decine di rampe di scale dalla cantina al salotto, e poi su e giù per la scala ad attaccare ghirlande, in giardino per attaccare le palline e i fiocchi rossi agli arbusti, in camera di mia figlia per sistemare presepe e albero della Kinder,  gelosamente conservati da anni nonostante lei sia più che cresciuta, in bagno a travasare il sapone liquido in un distributore a forma di abete troppo kitsch e a mettere gli asciugamani faticosamente ricamati a punto croce con le stelle di Natale e avanti così, per ore, tra calendari dell'Avvento e pecorelle che non stanno in piedi fino al momento clou: accensione dell'albero e del presepe.
Ohhhhhhhh! Che bello però.

Di una cosa sono certa: quest'anno farò finta di dimenticarmi il Babbo Natale arrampicatore...non se ne può proprio più!
.

.

lunedì 22 novembre 2010

Il digitale e mia madre

Ecco, ci siamo. A fine mese arriva il digitale terrestre anche a Verona.
A casa nostra siamo già da anni attrezzati dato che con l'antenna normale non vedevamo quasi nulla da tempo immemorabile. Ma mia madre no....lei ha tenuto duro fino adesso ed ora siamo costretti ad accompagnarla a comperare il televisore nuovo.

Penso che il suo televisore abbia almeno ventanni: il primo canale impiega quasi dieci minuti a partire e il resto è molto annebbiato... Comunque lei ha sempre detto che andava bene così, che tanto la tv non la guarda quasi mai, che "una volta sì che facevano dei bei programmi!".
E avanti con citazioni de "L'amico del giaguaro", "Il musichiere" e "Lascia o raddoppia".

Io devo stare zitta perchè un po' alla volta sto diventando come lei...
In ogni caso eccoci qua, con lei che ci telefona da mesi, ricordandoci che dovrà cambiare la televisione, che ha bisogno del consiglio di mio marito, ritenuto "l'esperto", quasi io fossi una povera deficiente incapace di destreggiarmi con questa diavoleria.

Sì perchè lei è una di quelle donne, per fortuna in via di estinzione, che pensano che le cose tecniche siano di pertinenza esclusiva dei maschi. Non parlo di progettare l'acceleratore del Cern, parlo di cambiare una lampadina, sturare un lavandino, attaccare un quadro, cose per cui non occorre aver studiato alla Normale di Pisa ne' tantomeno al MIT.

Io, che ho abitato da sola per anni e che sono sempre sola dal lunedì al venerdì, al contrario so arrangiarmi perchè altrimenti a casa mia non ci sarebbero ne' mensole ne' quadri attaccati, le lampadine sarebbero tutte fulminate e ogni volta che salta la corrente dovrei far tornare mio marito da Milano per resettare il salvavita.
Quando poi mi vede usare il trapano a percussione strabuzza gli occhi incredula e scuote la testa.

Tremo al pensiero di quando, tenendo il telecomando con due mani come fa di solito, inizierà a cercare i vecchi rassicuranti canali e si troverà "Dahlia Adult gay", "Sexo amatorial" ed altre cavolate che entrano ogni giorno e intasano le frequenze.
La sua telefonata quotidiana, sempre alle 14, sempre quando sto bevendo il mio unico caffè della giornata, sarà inevitabilmente seguita da altre, per avere spiegazioni e conforto e soprattutto per chiedermi se mio marito, che è tanto bravo, può passare a sistemarle la tv...

Sento che il mio matrimonio subirà dei contraccolpi.
.
.

venerdì 19 novembre 2010

Non c'è due senza tre...

Ho appena finito di leggere "La caduta dei Giganti" di Ken Follett.  Bello, bello... però... tutto resta in sospeso dato che è il primo di una trilogia. Tanto per cambiare.

Ma è solo un'impressione o una volta non c'erano tutti questi romanzi spezzati in tre, quattro o anche sette parti???
Voglio dire: io sto passando mesi ed anni sempre aspettando qualche seguito che deve uscire.
Se nel frattempo muoio? O peggio...se muore l'autore? E' una gran fregatura, non c'è che dire.

La dipendenza è iniziata con Harry Potter e la Pietra Filosofale. Un romanzo divertentissimo e magico nel vero senso della parola. Poi non si è più potuto smettere di leggere i seguiti, aspettando tantissimo tempo, tanto che quando usciva il nuovo libro bisognava rileggere il precedente per rinfrescarsi la memoria. Una schiavitù...col terrore che succedesse qualcosa alla Rowling e che questo parto non vedesse mai la fine.
Adesso ho tirato un sospiro di sollievo perchè, anche se in modo abbastanza deludente, la storia si è conclusa.

Intanto ho letto i quattro libri della saga di Twilight, compreso lo spin off su Bree Tanner, tre romanzi di Isabel Allende sulle avventure di Alex Cold, tutta la serie di Maximum Ride di Patterson, la mitica trilogia Millenium di Stieg Larsson e qui è successo proprio quello che temevo: l'autore è morto ed ha lasciato incompiuto il seguito...

Ero già passata indenne da "Il signore degli Anelli" di Tolkien e la saga di Ramses di Christian Jacq, sapevo che non poteva andarmi dritta per sempre...

Adesso sono qui, ferma alla fine della prima guerra mondiale, con decine di personaggi sparsi per il mondo e situazioni in bilico.....
Ken Follet ti prego di essere prudente e badare al colesterolo, se non per te fallo almeno per i tuoi lettori fedeli!
.
.

lunedì 15 novembre 2010

Essere superiori

La notizia di oggi mi riporta ai tempi della scuola media, quando frequentavo l'odiato Istituto Campostrini.
Un periodo buio della mia vita, fatto di terrore e tristezza.  Terrore delle suore, donne tra le più cattive che io abbia mai incontrato e tristezza per me stessa, sgraziata ragazzina allampanata.

Visto che all'epoca la televisione non era così invadente e sicuramente non c'era internet, la mia fuga erano i libri.
Il romanzo perfetto per il mio stato d'animo in quel periodo era "Il barone rampante" di Calvino.
Cosimo era il mio eroe, il dodicenne che si ribella alla famiglia e fugge sugli alberi, decidendo di non scenderne più.
Coerente fino alla morte, avventuroso, romantico.  Partecipe di tutti gli avvenimenti famigliari e storici, ma sempre mantenendo una certa distanza.

E' successo che due gemelli della Florida hanno trascorso più di un mese vivendo sugli alberi di Central Park, dormendo su un'amaca a 7 metri di altezza, ascoltando i discorsi di chi faceva jogging, di chi amoreggiava e non solo, l'hanno fatto anche in altri luoghi da Arlington al campus dell'università della Virginia, guardando il mondo vivere sotto di loro.
Il New York Times sta narrando le loro gesta e c'è già un mini-documentario su Youtube.

Certo le premesse sono diverse, ma la storia è ugualmente affascinante.
Guardare il mondo dall'alto, staccarsi in tutti i sensi dal quotidiano, essere più vicini alle stelle.....avere 25 anni....non soffrire di mal di schiena....
.
.

venerdì 12 novembre 2010

Beauty and the list

Quante volte la rete amplifica la stupidità? Quello che un tempo restava nell'ambito dell'ufficio, di una piccola cerchia di amici, comunque di un piccolo gruppo, in un attimo viene divulgato e condiviso dal mondo intero, con conseguenze spesso pesanti.

 

Stamattina la notiziola simpatica (non per i protagonisti, of course) è quella che alla PricewaterhouseCoopers (PwC), colosso mondiale dei servizi di consulenza, alcuni buontemponi avevano stilato una classifica "estetica" delle nuove assunte, diffondendo la lista con foto e giudizi.  

 

Da cosa nasce cosa, una cazzata ne chiama subito un'altra, la lista è finita in rete e adesso gli avvocati si fregano le mani...


Questa cosa è sempre accaduta, è inutile meravigliarsi, le nuove assunte sono sempre state oggetto di giudizi e commenti da parte dei colleghi; non ha alcuna importanza la preparazione, la serietà e il curriculum spettacolare. 

Appena assunte si è guardate e giudicate come fa l'allevatore al mercato del bestiame, con battutine di merda e ipotesi fantasiose su usi e costumi sessuali della malcapitata.

 

Gli uomini sono così, non importa quante lauree abbiano...è più forte di loro. 

Dai 12 anni in su tutte noi sappiamo indossare la nostra brava maschera, sorridere amabilmente mentre col pensiero li mandiamo cordialmente a quel paese, covando astio e desiderio di vendetta spesso devastante per gli uomini in questione. 

Che in fondo non sono cattivi... sono solo stupidotti.

 

Io in questo senso ho avuto esperienze da manuale: ho partecipato a una selezione per hostess dell'Alitalia, dove ci hanno fatto sfilare davanti a un gruppo non meglio identificato di funzionari, ridacchianti e ammiccanti, ci hanno pesate e misurate e, fatalità, tutti dovevano passare da quei corridoi in quel momento...

 

Poi ho lavorato 2 anni in banca, all'ufficio estero... un ambientino meraviglioso, pieno di baciapile bavosi e ho proseguito proprio in una multinazionale della consulenza, straripante di giovani manager rampanti e supponenti.

 

La mia fortuna è stata che la rete non esisteva ancora e le liste sono rimaste in un ambito ristretto, per quanto possa essere ristretto un ambiente con 75 mila dipendenti nel mondo...

 

Bisogna portare pazienza, dimostrare il proprio valore sul campo, essere superiori e...mai e poi mai far capire che non essere al primo posto della lista incriminata da' MOLTO FASTIDIO!

.

.


mercoledì 10 novembre 2010

Dritti alla meta

Sabato il grande rugby sbarca a Verona.
E' un vero peccato che non ci possiamo andare, ma il primo tifoso di casa è in convalescenza e così staremo vicini vicini sul divano ad imprecare ogni volta che i nostri sbaglieranno una touche (di solito molto spesso...).

A casa nostra va molto più il rugby che il calcio.  Infatti mio marito in gioventù ha militato nel Petrarca di Padova, dove ha fatto molta panchina ma è riuscito comunque a distruggersi i tendini delle spalle...

Io e nostra figlia ci siamo convertite facilmente dato che è proprio un bello sport, spettacolare, maschio, dove le consuete sceneggiate che si vedono sui campi di calcio sono sconosciute, dove a fine partita c'è il terzo tempo fatto di bevute e amichevoli sfottò, dove i tifosi si limitano a fare il tifo e non i guerriglieri.

Non se ne può più di calciatori tirati a lucido come modelli, che trasformano ogni piccolo scontro in una plateale caduta, che scattano come primedonne se vengono sostituiti, che popolano tutto un mondo notturno e vacanziero fatto di prezzi esorbitanti, di apparire prima di essere, di corna, di schifo.

Ben venga il rugby, così ruspante, fangoso, con questa strana regola che per andare avanti bisogna passare indietro...che sia una metafora buona anche per il resto?




P.S.
« Rugby is a beastly game played by gentlemen;  
soccer is a gentleman's game played by beasts; 
football is a beastly game played by beasts »
.
.

martedì 9 novembre 2010

2010 allarme a Hollywood

Questa volta non si tratta di un sommergibile.  Siamo passati ai missili.
In effetti anche quest'idea non è nuova.  C'è un film carino, molto vecchio, che si intitolava "Missili in giardino" ma "1941 allarme a Hollywood" è proprio perfetto per questa storia.

Insomma è successo davvero: al largo della California è stato lanciato un missile, non si sa da chi e non si sa perchè.


La cosa preoccupante è che queste notizie vengono date sempre sottotono, relegate in un angolino dei quotidiani e nei telegiornali dopo le ultime su Lady Gaga in concerto a Torino.

E chissà quante volte non viene detto nulla, quante volte la catastrofe è stata appena sfiorata e noi siamo ignari di tutto.
Questa  volta il missile è stato filmato e così non si è potuto insabbiare completamente la notizia, ma vedrai che verrà fuori che è il solito pallone sonda meteo sfuggito al controllo e scambiato per chissà cosa.

Purtroppo John Belushi non potrà venire a raccontarci cosa ha visto veramente dal suo aereo sgangherato...
.
.

lunedì 8 novembre 2010

Premio o punizione?

Io seguo i Gran Premi, sia di motociclismo che di Formula 1.
Oddio, seguo è una parola grossa...dormicchio sul divano insieme a mio marito, soprattutto durante quelli di automobilismo, cullata dal rumore dei motori e dalle frescacce che dice Ivan Capelli.
Di solito mi riprendo alla premiazione, che è sempre carina, con gli inni e lo champagne giù per la schiena.

La cosa più sconvolgente negli ultimi anni è la qualità dei trofei consegnati ai vincitori.

Questa è una di quelle cose dove, secondo me, la tradizione andrebbe rigorosamente rispettata: una bella coppa, di cristallo, argento o simili, con il suo bravo piedistallo e tanti saluti.

Invece da un po' di tempo gli organizzatori si sono sbizzarriti...ieri per esempio ai vincitori del Gran Premio del Brasile è stata consegnata una specie di lastra di vetro con una goccia enorme incastrata dentro e delle decalcomanie non meglio definite.  Ma: cos'era?
Li vedevi in difficoltà anche solo a tenerla in mano. Un obbrobrio.

Mi ricordo di altre brutture, simili ad antenne delle radio rimaste incastrate nei rulli dell'autolavaggio; oppure cartocci  metallici informi, vassoi buoni solo per servire i pasticcini, volanti mal riusciti, sfridi di lavorazioni e così via sempre più in basso...alla ricerca del nuovo quando il vecchio andava benissimo com'era.

Mi immagino questi sportivi, con la loro bella stanza adibita a museo dei premi vinti, dalle prime medaglie in simil oro alle coppette di latta, fino ad arrivare ai trofei dei gran premi internazionali, descrivere al visitatore di turno le varie imprese che li hanno visti sul podio, soffermarsi su una di queste schifezze e dire "beh, quella volta lì potevo anche arrivare quarto!".
.
.

venerdì 5 novembre 2010

Il paradiso dietro l'angolo

Ed eccola qui, la nebbiolina di novembre!
Non hanno fatto in tempo a finire le piogge torrenziali dell'ultimo fine settimana che è puntualmente arrivata.
Ma qui a Verona siamo fortunati... infatti basta fare pochi chilometri e arriviamo al nostro piccolo paradiso: il lago di Garda.

Noi veronesi diciamo "andare sul lago" e non al lago.  E' sicuramente una forma italianizzata del nostro beneamato dialetto, tipo dire "galloncini" di pollo invece di coscette...
In ogni caso si va sul lago, di solito a bere il caffè, a fare un giretto col moroso, a mangiare la pizza, a ballare, mai e poi mai in vacanza. Quella è riservata ai tedeschi, emuli di Goethe, che ormai se lo sono quasi comperato tutto.
Molti di noi hanno seconde case, dai monolocali alla villa, ma lì non sono le vere ferie, perchè quelle sono rigorosamente al mare.

Noi "locali" amiamo andare al lago nei fine settimana primaverili, per farci la base della tintarella, oppure ci mettiamo in fila la domenica pomeriggio per andare in qualche gelateria e passeggiare sul lungolago dando da mangiare alle papere.
Ricordo interminabili pomeriggi da bambina a Bardolino o a Lazise, con il sacchetto del pane vecchio da dare ai cigni e alle anatre, gli uomini con la radio a transistor che ascoltavano "Tutto il calcio minuto per minuto".  E interminabili code al ritorno, 25 chilometri in due ore o giù di lì...

Ricordo altrettanti pomeriggi o serate, passeggiando per le viuzze piene di  merce esposta e tavole apparecchiate, con il ragazzo di turno, a guardare le barche ormeggiate immaginando di essere al mare per finire poi a ballare al Corsaro, alla Caneva, o in altre discoteche all'aperto che ormai non ci sono più.

Adesso il periodo che preferisco è proprio questo che va da ottobre a marzo. Quando i turisti sono pochissimi e i negozianti non ti dicono "Bitte" ma "Prego".   I colori sono magnifici e i tramonti troppo struggenti.
Domenica abbiamo mangiato i bigoli con le sarde e il lavarello ai ferri...se non era vacanza ci somigliava molto!
.
.

domenica 31 ottobre 2010

Piccoli sogni americani

Oggi pomeriggio, mentre stavo truccando mia figlia da cantante "Visual kei" per la sua festa di Halloween pensavo che in fondo c'è da essere grati agli americani per questa tradizione, che da' un po' di allegria a questa giornata così uggiosa, con l'ora cambiata, la pioggia incessante e tutti che vanno al cimitero con i crisantemi del supermercato.

Non mi importa delle solite polemiche sulla festa commerciale, sul fatto che noi non c'entriamo nulla: ben vengano le occasioni di festa, da qualsiasi parte arrivi l'idea.

E dirò di più, questa non è l'unica tradizione dei nordamericani che amo e che vorrei adottassimo:
dov'è l'annuario scolastico? E il mitico ballo di fine anno, con il ragazzo che ti regala il fiore da mettere al polso? La cerimonia finale del liceo e dell'università con la toga e il tocco?

Vorrei aver avuto anch'io da sognare un vestito di satin per il ballo, i ragazzi con degli improbabili smoking, la palestra addobbata e l'enorme ciotola con il punch.
Avrei voluto ricevere un bel diploma arrotolato alla fine della quinta superiore e non dovere aspettare degli anni per andarmi a recuperare uno squallido foglio in segreteria.
Vorrei avere un annuario scolastico, con tutte le foto e la frase di ognuno sui propri sogni per il futuro, da sfogliare con nostalgia.

Vorrei anche il giorno del Ringraziamento, con il tacchino enorme e la salsa di mirtilli (suona orrendo, ma magari è buono), così, tanto per avere un'altra occasione per riunire tutti e tirar fuori la tovaglia ricamata e il servizio buono.

Una volta vorrei poter andare in un bar e trovare i pancakes con lo sciroppo d'acero, oppure i donuts pieni di zuccherini colorati.
Si sa che il cappuccino con la brioche è migliore, ma si fa così, tanto per rompere la monotonia.

L'unica cosa che veramente non mi piace, e che invece comincia a prendere piede, è il caffè lungo in quei bicchieroni con il coperchio... che brodaglia schifosa!

Qui proprio sono integralista: caffè espresso, nella tazzina di porcellana calda, possibilmente ristretto e con la sua bella schiumina sopra.
Starbucks...vade retro!
.
.

sabato 30 ottobre 2010

Green therapy

Quando inizia questa stagione è facile farsi prendere da un minimo di sconforto.
Le giornate si accorciano bruscamente, la mattina c'è troppo freddo per uscire volentieri dal letto, il tempo o è nebbioso o piovoso.

Una delle strategie per "tirarmi su" è andare a fare un giro in un grande vivaio che c'è nelle vicinanze.

Appena entrati si viene circondati da un'atmosfera tropical-scic, fatta di mobili di vimini e oggetti di artigianato africano o simili, che mai comprerei, ma che ti trasportano subito lontano, al caldo.
I padiglioni si susseguono, tra arredamenti da giardino e terrazzo, gazebi e super barbeque, e finalmente si arriva a quelli delle piante.

Il primo è quello delle piante grasse e succulente.  Si va dalle gigantesche opuntie alle più microscopiche mammillarie, passando per le forme più strane, spinose e non, con fiori pazzeschi o contorte lanuggini che le coprono ad arte.
Un giardino "del deserto" può essere magnifico e io lo so per certo. Infatti quando ho attraversato l'Arizona, durante un bel viaggio nel sud ovest degli States, ho visto ville stupende simili ad haciende messicane, non circondate da prati ma da zone a pietrisco con enormi saguaro ed ogni tipo di cactacea.
Senza contare la comodità di non dover tagliare l'erba.

Poi si passa al padiglione delle piante da orto e da interni. Qui bisogna resistere.
Infatti le piante da appartamento possono essere costosissime ed hanno la caratteristica di essere belle solo nel vivaio e di trasformarsi in cadavere nel giro di poche settimane, nonostante cure assidue e paroline dolci.
Vani sono stati i tentativi di far sopravvivere le orchidee, caladio e ficus pumila, operazioni che riescono solo a Nero Wolfe.
Con tronchetti della felicità e pothos le cose vanno meglio, si riesce perfino a moltiplicarli, con grande soddisfazione e orgoglio.

Il padiglione più "corroborante" è quello dei fiori stagionali.  Lì l'occhio gode. E' un tripudio di colori e profumi e in fondo, con pochi euro, ti porti a casa l'allegria.
In questi giorni ci sono le viole, spettacolari, e poi ciclamini, eriche, peperoncini ornamentali, mini arbusti pieni di bacche rosa o rosse.  Se si è fortunati durano fino ad aprile e rallegrano il balcone durante l'inverno.
Un'altra bella cosa da fare adesso è piantare i bulbi primaverili.  Gli scegli tra le mille qualità di tulipani, narcisi, crochi, li pianti e te li dimentichi.  In marzo cominci ad avere le prime piacevoli sorprese.

In fondo come dice quel proverbio cinese:

Se vuoi essere felice un giorno, ubriacati;
se vuoi essere felice tre mesi, ammazza il maiale;
se vuoi essere felice sei mesi, sposati;
se vuoi essere felice tutta la vita,
diventa giardiniere." .
.

giovedì 28 ottobre 2010

Una rotonda non si nega a nessuno

In questo periodo sto guidando molto.
Di solito faccio la passeggera e guardo l'orizzonte invece adesso sono costretta a guardare la strada...  e cosa vedo?
Una serie infinita di rotonde, intervallate da brevi rettilinei.

Qualcuno ha scoperto questa diavoleria che fa risparmiare semafori e guadagnare i vivaisti e allora via con arditi piani urbanistici, espropri e previsioni di futuri innesti di strade ancora inesistenti.
Intanto facciamo la rotonda, che va sempre bene, poi ci facciamo eventualmente arrivare delle strade.

Si va dalla rotonda tipo parco di Versailles, con fontane, colonnine e statue, così ampia che mentre la percorri ti sei già dimenticato dove dovevi svoltare e rifai il giro a delle mini rotonde di porfido col cucuzzolo che ti fa sbandare.

Ci sono le rotonde agricole, con filari di uva o alberi di olivo, botti, tini e vecchi aratri e quelle che servono per smaltire sculture comprate dalla giunta precedente e che bisogna mettere da qualche parte.

Dimmi che rotonda hai e ti dirò se l'assessore all'urbanistica abita lì vicino oppure no.

Io, per esempio, abito in una frazione dove abbiamo le nostre due brave rotonde, ma in una i pochi arbusti sono stati sopraffatti dalle infestanti, nell'altra hanno messo quattro tipi di ciottoli anche loro invasi dalle erbacce e in mezzo c'è un tristo palo della luce. Indovina dove abita l'assessore? Dove c'è una rotonda di porfido bicolore, con in mezzo una fontana in marmo con le luci all'interno...

Io non sono così negata alla guida da non capire che la rotonda spesso è utile, snellisce il traffico e così via, ma penso che si stia esagerando e soprattutto penso che moltissima gente debba ancora capire come funziona la questione PRECEDENZA.
Ci sono i cretini che inchiodano quando dovrebbero scorrere e quelli che pensano che venendo da destra possono immettersi impunemente.
Per non parlare delle rotonde con la doppia corsia....lì si rischia veramente.

Ma tant'è, adeguiamoci come sempre e speriamo che scoprano presto il teletrasporto.
.
.

New York New York

Sono stata a New York un paio di volte. 
Vorrei davvero ritornarci.
Chissà...

La prima volta é stata parecchi anni fa alla fine di maggio.
Ero rimasta in contatto epistolare con un ragazzo che avevo conosciuto a Londra e dopo anni che mi continuava ad invitare per farmi vedere come diceva lui "the real New York" avevo finalmente trovato il tempo e i soldi per farlo.

Era, per i miei gusti, il padrone di casa ideale: quello che non c'è.  Faceva il fotografo free lance e perlopiù lavorava di notte per un giornale, quindi non ci incrociavamo mai.
Il suo appartamento era a fianco del Museo di Storia Naturale (sì proprio quello di Notte al Museo....) ed era perciò vicino a Central Park West.

Ho trascorso 15 giorni in totale autonomia, girando in lungo e in largo Manhattan e facendo anche una gita con lui a Coney Island, come i veri newyorkesi e mangiando un vero pranzo kosher a casa di sua sorella.

Tutti i luoghi comuni su New York, la malavita, l'indifferenza, la confusione non ci sono stati nella mia vacanza.
New York e i newyorkesi possono essere veramente speciali e meravigliosi. 
Ho incontrato persone gentili e disponibili.
Persone che mi hanno regalato il biglietto dell'autobus, che mi hanno consigliato luoghi particolari da visitare, che mi dicevano le poche parole di italiano che conoscevano appena scoprivano da dove venivo... simpatici e carini, veramente.

New York è una di quelle città dove è bello anche solo passeggiare. 
Ogni angolo ricorda un film che si è visto, e spesso ne stanno girando uno proprio in quel momento, con le rotaie montate per la macchina da presa e le transenne a fermare il traffico.

Io non mi stancavo mai di guardare in alto, questi grattacieli a specchio e tutte le bandiere esposte.
A me fanno allegria.
E le limousine lunghissime, gli idranti, i carrettini che vendono gli hot dog, l'aria calda che esce dalle grate sui marciapiedi.

Spesso la mattina entravo al Plaza per comperare il Corriere della Sera. 
I portieri in livrea ti salutano e dall'altra parte della strada vendono i bretzel che sono l'ideale per accompagnare la lettura del giornale su una panchina del parco.

La seconda volta ci sono tornata alla fine di novembre.
Solo un paio di giorni prima di proseguire per la California e l'Arizona.

La città era già addobbata per Natale e al Rockefeller Center la gente pattinava sotto la statua dorata.
E' stato ugualmente bello.
Anche se faceva già molto freddo, addirittura ha nevicato un po'.

Mi sono riparata dentro la Cattedrale di San Patrizio dove stavano celebrando una messa in latino, ma con l'accento americano, che ho trovato particolarmente suggestivo...

Sono anche salita in cima a una delle Twin Towers per fare delle foto... un ricordo che adesso è ancora più prezioso.
.
.

lunedì 25 ottobre 2010

Atterraggio di un'indossatrice volante

Mentre mi aggiro pigramente per casa, ancora in pigiama alle 8.15 del mattino, penso a come cambiano le cose nella vita...

Del tipo: adesso sto anche tutto il giorno senza truccarmi, esco in tuta, la cosa non mi preoccupa minimamente.

Forse sono un po' pallida, ma in definitiva non così orrenda, mi pare.



C'è stato un tempo, molto molto lontano, in cui io ho fatto l'indossatrice.

Calma...non l'indossatrice tipo Naomi Campbell, ma quella che si chiama "indossatrice volante".

Stanca di essere disoccupata e contando sui commenti di parenti e amici sul mio aspetto: "che alta! Potresti fare l'indossatrice" avevo risposto ad un annuncio sul giornale e, accompagnata dal papà, ero andata in un grande albergo di Verona a conoscere un rappresentante di una importante azienda di abbigliamento.
Provati due o tre abiti (capi spalla per la precisione) avevo ottenuto subito il lavoro.

Mi sembra ancora impossibile, ma è andata proprio così.

Per un paio d'anni ho girato il nord Italia su un furgoncino, con un rappresentante bolognese molto simpatico che mi ha insegnato il nome di ogni stoffa e i segreti delle lavorazioni sartoriali e mi ha fatto conoscere i più bei ristoranti e bar pasticcerie di ogni città che visitavamo.

I lati negativi erano: sveglia alle 5.30, almeno 40 minuti per truccarmi pesantemente, 1 ora e mezza o anche due di strada, scaricare i vestiti sugli stand, 1 ora per mostrare 120 abiti (a me Fregoli fa un baffo...), scrivere l'ordine, ricaricare tutto.

Poi pranzavamo in qualche bel posto dove lui si limitava a ordinare mezze porzioni senza sugo e io, forte del mio metabolismo accelerato, mi strafogavo di specialità locali.
Pomeriggio stessa solfa.

Così per tre mesi, poi tre mesi di pausa, poi altri tre mesi con il nuovo campionario ecc.
C'è da dire che le stagioni erano scambiate e quindi mostravo capi estivi spogliandomi in gelidi camerini e cappotti in piena estate...

Comunque questa vita aveva fatto di me una vittima del look perfetto.

Non mi azzardavo a uscire di casa se non ero truccata a puntino, vestita con gli abbinamenti giusti e i giusti accessori, con le unghie smaltate.... una faticaccia!

Sul più bello, cioè quando stavo pensando di fare il grande salto e presentarmi a qualche agenzia milanese, una banca alla quale avevo fatto domanda di assunzione in passato mi chiamò e così smisi di "volare" e mi sedetti a una scrivania, sempre con il look perfettino però.

Ho cambiato diverse scrivanie e molti begli abiti, soprattutto tailleur, e sono stata salvata dall'incontro con mio marito che mi ha portata sui Colli Euganei a fare la viticoltrice...ma questa è tutta un'altra storia.
.
.

mercoledì 20 ottobre 2010

Melting-pot

Questa mattina ho vissuto un momento di sbandamento della serie: "chi siamo?" "dove siamo" e soprattutto "dove andremo a finire?" ma se ci fosse stato Corrado Guzzanti avrebbe detto anche: "Quando stiamo facendo?!?".

Partita per fare la spesa mi sono fatta attrarre da un mega negozio cinese, di quelli dove c'è di tutto, dall'ago all'elefante e così ho trovato i famosi scaldamuscoli di aerobica memoria che mia figlia "vuole assolutamente", non per fare ginnastica ma per andare a scuola e vestirsi da personaggio dei manga (ognuno ha i suoi gusti...purtroppo).

Alla cassa una ragazzina microbo dagli occhi a mandorla urlava cose incomprensibili a un tipo dall'altra parte del negozio.
Davanti a me c'era una coppia che al momento di pagare ha iniziato a litigare in rumeno (almeno credo).

Quando le acque si sono calmate sono uscita alla svelta, rammaricandomi di non aver capito i motivi delle discussioni...in fondo siamo tutti un po' ficcanaso.

Sono entrata al Discount tedesco e lì mi sono persa nei prodotti della settimana ellenica, trovando finalmente i Lokum che non assaggiavo più dal viaggio in Turchia del '75.

A questo punto, mentre cercavo tra le mille lingue, le istruzioni in italiano per cucinare i cevapcici surgelati (in memoria del bellissimo mare di Rovigno), mi sono trovata a filosofeggiare su questa "società globale".

Oscillo tra l'ottimismo e la paura di non mangiare più il lesso con la pearà.
No, ne faranno una versione surgelata e sarà in vendita in tutti i discount del mondo.

Ok allora, vada per il melting pot!
.
.

venerdì 15 ottobre 2010

Quando Facebook serve

Oggi è una di quelle giornate in cui mi sento di benedire Zuckerberg e la sua magnifica creazione.

Lo so, nel mio post del 27 luglio avevo detto che ero in fase "noia e disincanto", però avevo anche detto che ogni tanto accade il miracolo: si ritrova qualcuno che si cercava da tanto e che fa tanto piacere ritrovare.

Erano mesi che mi arrovellavo sui nomi delle mie compagne di stanza a Londra.
Nel lontanissimo 1980 ho lavorato part time in un ostello a South Kensington, dividendo la mia stanza con altre due ragazze australiane. La sistemazione era perfetta, il lavoro divertente e per niente pesante, la compagnia meravigliosa, fatta di giovani di tutto il mondo che venivano a passare qualche mese a Londra prima di iniziare la "vita vera".

Gay e Robyn erano le mie due coinquiline, coetanee ma molto più scafate: mi prendevano sempre in giro per la mia imbranataggine con gli uomini e per l'accento che mi faceva sembrare polacca...

E' rimasta storica la volta che le ho trovate completamente ubriache dopo che si erano scolate le mie tre bottiglie di Bardolino custodite gelosamente nell'armadio. Per non parlare di quando arrivavo in camera e subivo un fumo passivo non proprio di sigaretta...

Ma Gay era un diminutivo e solo ieri mi sono illuminata: Gabrielle! Ed era lì, con i suoi capelli rossi e il sorriso di allora.
Ed è stato bellissimo raccontarci tutta una vita e ricordare...

Si è laureata in psicologia e si occupa di risorse umane, ha due figli che sono più vecchi di noi allora  e  sbronze e spinelli sono solo un lontano ricordo... forse.

Melbourne è dall'altra parte del mondo, qui era mattina e la' sera, qui autunno e la' primavera, ma abbiamo chattato e il tempo e lo spazio per un po' erano spariti.   Troppo bello.
.
.

martedì 12 ottobre 2010

Povero Yeti

Ecco che i cinesi non si smentiscono.
Non contenti di tenere in prigione fior di intellettuali alla faccia delle proteste internazionali, stanno per dar vita a una spedizione per rintracciare il mitico Yeti, per poter ingabbiare anche lui!

Invece di pensare a risolvere i molti problemi che hanno, dalla politica all'inquinamento, hanno pensato di stanziare 1,5 milioni di dollari per andare a rompere le scatole a questo poveretto che si presume viva sui 6000 metri, ben nascosto dalla civiltà e felice di esserlo.

Certo sarebbe una grande scoperta e loro avrebbero un bel ritorno di denaro tra documentari e visite turistiche... però che pena.  Se davvero esistesse non sarebbe una grande crudeltà darlo in pasto a tutti gli scienziati del mondo per misurarlo, esaminarlo ecc.?

E poi cos'è questa continua voglia di sfatare tutti i miti? Nessie, lo yeti, gli gnomi, le sirene, i lupi mannari, i fantasmi. Tutto si vuole spiegare, catalogare e razionalizzare.

Spero almeno che venda cara la pelle e che si guadagni la fama di "abominevole uomo delle nevi".
.
.

lunedì 11 ottobre 2010

Rose is a rose is a rose is a rose

Carola Carulli mi mancava. Avevo già sentito Grazia Graziadei e Guido Guidi.
Lavorano tutti in Rai. Io sono una di quelle persone che ascoltano i nomi dei giornalisti, leggono le targhette sulle scrivanie e i titoli di coda dei film.

Così spesso mi trovo a ragionare sui meccanismi che hanno portato all'esistenza di un cognome, ma soprattutto sul perchè si abbinino certi nomi a certi cognomi.

Cosa passerà per la testa di alcuni genitori? Probabilmente così si illudono che il loro magnifico erede resti più impresso nella mente di chi lo incontrerà, ma a cosa serve ricordare un nome se magari dietro non c'è altro? Diventa solo un aneddoto da raccontare, come sto facendo io.

Un mio vicino di casa si chiamava Antonello Antonucci, una mia istruttrice di aerobica Franca Franchi. Cos'altro mi ricordo di loro? Nulla.

Le parole, i comportamenti, i fatti restano impressi, quanto al nome come diceva Shakespeare:
"che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo".

Quindi è sul "profumo" che potranno emanare i nostri figli che dobbiamo impegnarci come genitori e non sul semplice nome.  Magari bastasse quello per garantirgli un luminoso futuro...
.
.

giovedì 7 ottobre 2010

Follia bionda

Oh, ma questa è bella: una società lituana ha deciso di aprire un mega resort su un atollo delle Maldive gestito solo da bionde.

Quando la realtà supera la fantasia: superato Moonraker, superati La donna perfetta e La rivincita delle bionde, quasi superato Hitler...

La spiegazione cervellotica è che si vuole dimostrare che le bionde non sono sceme, ma perfettamente in grado di svolgere qualsiasi lavoro dalla dirigente alla bagnina (ma questo già lo sapevamo grazie a Baywatch).

E pensare che già mi infastidisco quando parlano di festa della donna, di pari opportunità, di quote rosa, quasi che noi donne fossimo una specie protetta o così sfigata da avere bisogno di feste, leggi speciali e raccolte di firme e di fondi.

Accettare queste cose è ammettere di essere discriminate, di essere inferiori, di valere di meno.
Sarà un'utopia ma io vorrei che fossimo tutti giudicati per quello che valiamo e che dimostriamo con il nostro operato: di qualsiasi sesso e colore siamo.

Invece queste lituane sono lì, belle sorridenti, pronte a dimostrare cose che non sono affatto da dimostrare e, fatto ancora più irritante, a giudicare dal colore delle sopracciglia e della ricrescita, alcune sono bionde come me!
.
.

lunedì 4 ottobre 2010

Altro che CSI !

Giorni fa mi è capitato di leggere una notizia di cronaca abbastanza inquietante, evidentemente solo per me, dato che non è stata ripresa da alcun telegionale.
Sulle coste nord occidentali degli Stati Uniti è stato trovato un piede dentro a una scarpa da ginnastica. E' il nono nel giro di un anno e mezzo circa.  Sempre piedi, sempre in scarpe da ginnastica ma di marche diverse, non appartenenti ad alcuna persona dichiarata scomparsa...

Ma cosa cavolo sta succedendo, dico io ?!?!?

Dove sono tutte quelle squadre di investigatori fighi che ci mostrano in CSI, NCIS, Bones e via dicendo oppure quei personaggi tipo Key Scarpetta o Lincoln Rhyme che trovano soluzioni partendo da un frammento di osso?

Stiamo lì, a passare le serate guardando personaggi apparentemente reali, che usano strumenti meravigliosi che scandagliano la nostra sostanza fino ai quark, che raccolgono e catalogano ogni tipo di schifezza organica e non, che nel giro di 50 minuti ti spiegano vita morte e miracoli del malcapitato inquadrato sul tavolo del patologo di turno, e ci convinciamo che esistano davvero.

Ma quando mai?  Senza sforzarmi troppo mi vengono in mente decine di casi irrisolti e di misteri che rimarranno tali per sempre.
Via Poma, Cogne, Olgiata, Perugia e poi sparizioni mai risolte come quelle del Monte Faito o di Mazara del Vallo.

Il delitto perfetto esiste... e Hitchcock purtroppo non c'entra per niente.
.
.

domenica 3 ottobre 2010

C'è tutto un mondo intorno...

E' strano come a volte ci capiti di scoprire tutto un mondo fatto di attività e persone vicine a noi che non conoscevamo assolutamente.

Oggi pomeriggio mi sono avventurata a un paio di chilometri da casa mia, in una zona industriale dove di solito vado a sollecitare il mio falegname di fiducia per la consegna di qualche mensolina, a vedere le dimostrazioni delle varie attività proposte da un circolo di ballo e affini.

La scusa ufficiale era un ipotetico corso di capoeira che mia figlia vorrebbe iniziare.  Trattasi di arte marziale brasiliana, fatta di acrobazie e movimenti sinuosi in cui sono proprio curiosa di vederla cimentarsi....

Innanzitutto bisogna descrivere il luogo: un capannone anonimo all'esterno ma tipo spiaggia tropicale all'interno, con tanto di affreschi con palme e banani, casette, rocce tipo Gardaland e tavolini pieni della più varia umanità.
C'erano gruppi di vecchie zitelle con il golfino con gli strass, coppiette di mezza età, giovani in tuta, ragazzi in jeans e camperos, ragazzine in short e All stars.

Abbiamo assistito alla lezione di disco dance, tipo ballo di gruppo che John Travolta faceva ne "La febbre del sabato sera", a quella di country che mi ha fatto venire voglia di provarci...  e ogni tipo di ballo sudamericano e perfino la danza del ventre.

Beh, che storia! Sembravano tutti contenti.  Sicuramente ballare fa bene allo spirito... al corpo non ci giurerei visto le pance in bella mostra.
Comunque...terremo presente.
.
.

giovedì 30 settembre 2010

Quando ero sorcina

Oggi Renato Zero compie 60 anni.
Sembra ieri che ascoltavo commossa "La tua idea" o "Il carrozzone".

Avevo una sorta di cotta adolescenziale, chiaramente mal riposta, che me lo faceva sembrare bellissimo.

L'avevo anche incontrato un pomeriggio, mentre entrava al Teatro Filarmonico, vestito con un poncio verde pieno di pon pon multicolore.  Era veramente mitico!

La sera, al concerto dove ero andata con due mie amiche, mi ero spellata le mani a furia di applaudire e quando i ballerini avevano fatto scivolare un grande telo di raso azzurro sopra le nostre teste mentre lui cantava "Il cielo", le lacrime erano scese copiose...

Cantavo a squarciagola "Mi vendo" e "Motel" e guai a che osava criticarlo.
Diventavo una vipera.

L'anno dopo ero stata una delle prime ad entrare nel palatenda, verso le 17, con i libri da studiare per il compito in classe dell'indomani e la macchinetta fotografica per immortalare l'evento.

E' stato bellissimo preparare il compito di tedesco sotto Zerolandia.... le ore sono passate veloci e poi lo spettacolo ci ha ripagate dell'attesa.



Renato Zero lo collego sempre alla scuola.

Finita quella sono partita per Londra e al mio ritorno il povero Renato era stato rimpiazzato dai Police e dai Madness... vuoi mettere?!?
.
.