giovedì 28 luglio 2011

Sogni, scelte e rimpianti

Oggi ho letto questa frase: "Noi siamo la generazione che non sceglie: dai 20 ai 45 pensiamo a cosa faremo da grandi, dai 45 in poi pensiamo a quello che avremmo potuto diventare…".
Penso sia drammaticamente vero.

Io sono nella fase del rimpianto e del "se quella volta...", però almeno alcune scelte, anche importanti, le ho fatte.

Il dubbio che viene ad una certà età è se le scelte fatte sono state quelle migliori.
Ma chi può dirlo?
Bisognerebbe poter vivere molte vite e poi tirare le somme per saperlo.

Sul cosa avrei fatto da grande ho simpatici ricordi.
Alle medie pensavo che avrei potuto fare la giornalista.
Questo perchè l'insegnante di italiano mi aveva detto che era una possibilità, visto e considerato il mio carattere e il mio modo di scrivere.
Già in prima superiore avevo cambiato idea, avendo cambiato anche insegnante.

Sono figlia, nipote e pronipote di "colletti bianchi" e per i miei genitori era chiaro che avrei fatto l'impiegata e tanto mi hanno tormentata che alla fine per qualche anno l'ho fatto.

Ma tornando un po' indietro sognavo di imbrogliarli e riuscire a fare la hostess.
Ho fatto pure il concorso all'Alitalia e, stando alla lettera ricevuta poco dopo, mi terranno presente.

Ho cercato di lavorare anche in un'agenzia di viaggi e pure lì mi hanno detto che quando fossi tornata da Londra, mi avrebbero fatto sapere.

Una volta ho deciso che avrei disegnato stoffe.
Ho comprato i colori e per un paio di giorni ci ho dato dentro come una pazza.

Poi, come ho raccontanto in un vecchio post, ho fatto l'indossatrice per un paio di stagioni e alla fine è calata la mannaia della banca.

Dalla banca sono passata a una ditta che è fallita a causa di Tangentopoli e da lì a una multinazionale americana della consulenza dove, devo dire, non si stava male.

Però mi piaceva avere sempre quell'aria un po' insoddisfatta, di chi fa questo ma avrebbe potuto e voluto essere altrove.

Davo la colpa ai miei, che mi avevano tarpato le ali, passavo per quella "imprestata" ai lavori d'ufficio, ma destinata a ben altro.

A cosa non si sa bene, ma era bello avere degli alibi e vagheggiare cambiamenti radicali.

In realtà mi ero bella che rassegnata e avevo il mio bravo fondo pensione, il mio bilocale tutto bello arredato, gli scatti di anzianità e qualche concreta prospettiva di carriera.

Poi ho incontrato lui, l'uomo della mia vita, e in pochi mesi mi sono licenziata, ho venduto casa e ho cambiato città.
Anzi, dalla città mi sono trasferita sui Colli Euganei per fare la viticoltrice.

Lui, a sua volta, aveva chiuso la sua attività e deciso di gestire un podere di famiglia che era stato fino a quel momento affidato a dei mezzadri.

Due pazzi incoscienti.
Per cinque anni abbiamo fatto di tutto, dai braccianti agli enologi, dagli orticoltori ai produttori di vino e marmellate, entusiasti e sognatori.

Ma i conti non tornavano.
Troppo lavoro, pochi soldi, molte preoccupazioni, niente tempo libero.

Alla fine siamo tornati in città, al posto sicuro, alle ferie pagate.

E questi sono gli anni in cui le domande sono sempre quelle: "se avessimo resistito ancora un po'...", "se avessimo aperto un agriturismo...", "se....se...se".

Ma in definitiva, la scelta importante è stata quella di metterci insieme.

E finora non sembra sbagliata.

Tutto il resto, si sa, poteva essere diverso, ma non ci lamentiamo più di tanto.

Solo un po', giusto per far vedere che non ci siamo adagiati.
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lunedì 25 luglio 2011

Rappresentazioni estive

Il post della 27esima ora di oggi trattava delle vacanze da single.
L’autrice portava la sua esperienza di soggiorno al mare in un villaggio per soli adulti. 

Raccontava che la popolazione era per lo più divisa tra coppie di ultra sessantenni, felici come ragazzini, e single 40/50enni, alcuni in cerca di avventure, alcuni rassegnati.

Il quadro era desolante.

Sia gli uomini che le donne ne uscivano malissimo. 
Gente che si rifiuta di ammettere di essere oltre gli “anta” e pretende l’attenzione di chi ha 20 anni di meno, scene di tentativi di seduzione del personale con crollo totale della dignità, tavolate di soli uomini al secondo e terzo divorzio così amareggiati e terrorizzati da non provare nemmeno un approccio “platonico” con l’altro sesso.

Un brivido mi ha percorso la schiena. Io potrei essere una di queste persone. Ci è mancato pochissimo.

Ero un’assidua frequentatrice di villaggi vacanze.  Beh, se non altro ero più giovane del target rappresentato nel post del Corriere. 

Diciamo che dai 25 ai 32 anni ho avuto una serie di relazioni che su Facebook si definirebbero “complicate” che come risultato mi costringevano, se volevo andare in vacanza, ad andarci da sola. 

Allora mi sono fatta diversi viaggi all’estero, in comitiva, senza problemi.  Però le ferie al mare da sola in albergo erano veramente una prospettiva triste e così optavo per i villaggi.  
Non chiedevo mai la stanza singola per cui ho spesso diviso la camera con altre ragazze, conosciute all’arrivo. 
A Favignana c’era una maniaca delle immersioni subacquee - ci vedevamo solo la sera - a Pantelleria una che aveva una storia tormentata con un attore degli spot del Mulino Bianco e poi altre donne sole, bancarie, impiegate in agenzie di viaggio, parrucchiere, commercialiste.

Che cosa ci accomunava? Che eravamo sfigate in amore. 

In quei villaggi lì tutti hanno la maschera, tutti fanno finta di divertirsi, magari ci scappa anche l’avventura, ma di fondo c’è un gran vuoto e una gran paura della solitudine.
C’è un bel mare, servizio impeccabile, cibo ottimo, tutte le cose organizzate perché la giornata passi senza doversi mai fermare a pensare.  Ci sono i corsi più disparati, i giochi di gruppo, gli spettacoli, le escursioni, musiche e balli. 
Qualsiasi cosa per poter rimandare il momento in cui si sarà inesorabilmente soli con i propri demoni e la propria frustrazione.

Tutti hanno paura di prendere l’ennesima fregatura, tutti sognano un partner ideale che non può esistere nella realtà. Pochi ammettono le proprie debolezze e i propri difetti. 

E’ una brutta storia… per fortuna ne sono uscita.
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domenica 24 luglio 2011

Piatti ... piatti

Ieri è stata ospite da noi per tutta la giornata una compagna di scuola di mia figlia.

Peccando di leggerezza ho preparato il pranzo senza chiedere prima se avesse qualche idiosincrasia verso alcuni cibi.

Il mio banale pranzo estivo, composto da insalata di riso e insalata di pollo si è trasformato in una specie di puzzle al contrario, dove singoli pezzetti, dai cetriolini ai funghetti, dai peperoni alle fogliette di prezzemolo e mentuccia, venivano tolti e spostati a lato.
I miei due piatti copiati perfettamente da "Sale&Pepe" e magnificamente realizzati, sono stati smembrati, ridotti come un cadavere sul tavolo di un anatomopatologo.

La sera, ospiti da amici, davanti a un piatto di stinco di maiale con crauti, ha detto che non aveva mai mangiato ne' l'uno ne' l'altro. Lo stinco ha superato l'esame, ma i crauti (che abbiamo dovuto spiegare sono cavoli cappucci in salamoia, tipici del Tirolo e della Germania in generale) sono stati scartati, non avendo lei mai mangiato neppure le verze.

In realtà non sono così stupita. Mi è capitato spesso di scoprire che i coetanei di mia figlia conoscono e mangiano pochissime varietà di cibo.  Gli affettati, che però si limitano a due o tre tipi al massimo, pomodori, a volte carote e piselli ma sempre le patate fritte. Solo amburger e wurstel, pollo arrosto e cotoletta. La pasta solo al pomodoro, forse al ragù ma che non si veda la cipolla. Pizza e kebab. Molte bevande gasate.
Una monotonia e una mancanza di gusto che mi intristisce.

Secondo me è anche una questione di pigrizia dei genitori. Come facevo io con i miei figliastri. Continuavo a preparare quello che sapevo gli piaceva. Per non avere discussioni, per non complicarmi la vita.
Ma in quel caso si trattava di un week end ogni due e non stava a me impuntarmi su questioni di cultura del cibo.

Con mia figlia è stato diverso.  La tentazione di andare sul sicuro c'era, ma c'era anche la voglia di farle assaggiare tutte le cose che mangiavamo noi e niente è più convincente dell'esempio dei genitori.
Così pilucca oggi, prova domani, adesso mangia di tutto e di più. Apprezza i diversi odori delle erbe e delle spezie, conosce tutte le verdure (odia il radicchio rosso, però...), fa da cavia a tutti i miei esperimenti, insomma si diverte a provare ed anzi spesso propone nuove ricette che ha sentito e che vorrebbe assaggiare.

Come scrivevo pochi giorni fa, in televisione è tutto un fiorire di programmi culinari, ma la gran parte delle nuove generazioni, gli adolescenti, sono completamente tagliate fuori da questo fenomeno.
I nostri piatti tradizionali, la cucina povera, le merende di quando ero bambina io (pane, burro e zucchero, castagnaccio, l'ovetto sbattuto a casa della nonna...) sono estranee al loro modo di vivere.
Al limite conoscono di più la cucina etnica, dal cinese all'arabo, dal giapponese all'indiano.
Ma pochissimo di tutte le meraviglie italiane. Sono schizzinosi: niente aglio, niente cipolla, il minestrone solo passato, una palla!

Speriamo in bene. Nella vita accrescere la propria conoscenza è importante, utile e spesso divertente...e non sto parlando solo di cibo.
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sabato 23 luglio 2011

Un anno su blogger

Eh sì...è già un anno che ho creato il mio blog.
Così ho deciso che si meritava un restyling, dato che all'inizio avevo pensato solo a scegliere un modello predefinito per poter scrivere subito.
Adesso ci ho messo la faccia, per così dire.

Ho fatto un collage di polaroid scattate da mio marito con vecchie macchine della sua collezione, su pellicole scadute.
Un passatempo che lo prende moltissimo e del quale io sono, bontà sua, la vittima prediletta.

Un anno fa c'era molto più caldo di oggi ed io ero veramente insofferente.  Cullavo da anni, o meglio da decenni, la voglia di scrivere.  Mi sembrava di scoppiare.
Io passo molte ore della giornata da sola con l'unica compagnia di un cocker stupidissimo.
Dovevo trovare il modo di sfogarmi, di condividire qualche riflessione.
Ho superato le 26000 visite e posso dire che non è andata male.

Ho pensato che dovevo smetterla di crogiolarmi nell'idea che avrei scritto un romanzo meraviglioso. Leggo troppi libri per non capire che non ne sono all'altezza. Ormai è inutile prendersi in giro.
Però scrivere mi diverte e mi rilassa, così ho trovato la soluzione perfetta.
Io scrivo, se qualcuno mi legge mi fa piacere, se apprezza di più ancora e se non apprezza...almeno non ha speso nulla.

Sarò onesta e vi dirò che molte delle visite sono casuali.
Il post che ha totalizzato il record è "Turista virtuale".
Non perchè sia il più bello, ma perchè al suo interno c'è la parola "planisfero" che evidentemente è entrata nel motore di ricerca di Google e viene agganciata da ogni parte del mondo.
Mi piacerebbe vedere la faccia di quei navigatori sudamericani o finlandesi che si trovano catapultati nel mio blog...

Comunque molti mi hanno letto "volontariamente" e sono queste le persone che ringrazio veramente e che spero torneranno a trovarmi ancora.
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venerdì 22 luglio 2011

Parole al vento

Ecco che è successo.

Quello che ogni blogger teme, ieri è capitato.

Avevo appena finito di scrivere un post e mentre stavo caricando la foto tre quarti delle parole sono sparite, lasciando la prima frase e il paragrafo finale.

Non c' è stato verso di recuperare. Ogni salvataggio automatico cancella il precedente ed io sono rimasta lì impotente, chiedendomi cosa avevo fatto di sbagliato.
Non sono riuscita a riscriverlo. Le parole non suonavano uguali a prima e alla fine ho rinunciato.
Lo so che è una stupidaggine, ma ero veramente avvilita.  Azzardo un paragone con gli artisti veri: l'ultima opera è sempre la migliore. E io l'ho persa.

Ho nel cassetto poesie che ho scritto 20 o 30 anni fa. Abbozzi di romanzi mai finiti. Sono lì, manoscritti su fogli spesso rubati sul posto di lavoro, uguali a quando ho posato la penna: li posso toccare e vedere, rileggere con tenerezza.
Sono sopravvissuti agli anni, ai vari traslochi, anche alla voglia di disfarmene una volta per tutte.

Invece quello che si digita sul computer è così volatile. Siamo in balia di una macchina ottusa, una che non chiude un occhio sui nostri errori.  Una macchina fredda, collegata a server in capo al mondo, gestiti da persone che non hanno la minima idea dei contenuti dei file che immagazzinano.
Persone con risposte standard e lapidarie.  Sono solo una dei tanti utenti che ha fatto la cazzata.

E pensare che quando lavoravo ero terrorizzata dall'idea di perdere i miei lavori, documenti o fogli elettronici che fossero, e così facevo sempre il backup su dischetti che mi portavo a casa (hai visto mai che si incendi l'ufficio?!).

Dovrò riprendere quest'abitudine. Avere sempre copia di quello che scrivo. Insomma, sono pezzetti della mia anima, non posso permettere che si disperdano nell'etere.
Farò come Voldemort, creerò degli horcrux dove salvare i miei files.

Ops, forse sto esagerando...credo che mi limiterò a scriverli in Word per copiarli poi sul blog.
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mercoledì 20 luglio 2011

Repulisti impossibile

Avevo iniziato a fare la mamma "rompi" già prima della fine della scuola: "quando iniziano le vacanze metti a posto la tua camera!
Decidi cosa tenere, cosa buttare, che dobbiamo ridipingere e trasformarla nel tuo agognato angolo giapponese".

Mia figlia annuiva, lievemente infastidita.

Finalmente in questi giorni si è decisa a prendere in mano la situazione.  Ma è nostra figlia, cioè figlia di due maniaci collezionisti, sentimentali, di due che per ogni cosa da eliminare pensano che no, può sempre tornar utile e poi...è un ricordo!

Allora ogni oggetto viene soppesato, coccolato, diventa protagonista di aneddoti e alla fine la selezione porta pochissimi risultati.

Ogni tanto, sospirando, mi chiede aiuto o sostegno morale per meglio dire.
Le decine di peluches di ogni misura vengono continuamente divise tra "intoccabili" e "cedibili".
Però quelli cedibili devono assolutamente andare a bambini meritevoli.
Chi ha visto "Toy story" sa di cosa sto parlando.

Libretti di favole, statuine di Pokemon e Digimon, interi branchi di dinosauri vengono ripresi in mano uno per uno.
"Ah, lo zainetto a forma di Pikachu!", "Oh, il mio Bulbasaur, l'avevo cercato tanto!" e avanti, senza decidersi a dare un taglio netto.

Alla fine, se non altro, la stanza è stata pulita. Gli oggetti riordinati e solo un piccolo sacchetto di pupazzetti attende in cantina di finire alla "banca del giocattolo" del prossimo Natale.
Il rigore delle stanze giapponesi per adesso è solo un'utopia.
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domenica 17 luglio 2011

Mesti rientri

Sono già a casa...mi sembra ieri che sono partita. Comincio a pensare che una settimana di ferie faccia più danno che altro.

La aspetti per molte altre settimane che non passano mai.

Il giorno prima della partenza lavori come un negro, tra piante da spostare, valige da fare, attrezzature da cercare in cantina e garage.

Nel mio caso stiri camicie e vestiti che devono essere pronti per la successiva trasferta settimanale  lavorativa di mio marito in modo che quando si torna le lavatrici non si accavallino.
E' tutto un gioco a incastri, uno spuntare la lista delle cose da fare e da portare via.
Un'ansia da prestazione che passa lentamente solo quando, arrivati, disfiamo le valige e pare che nulla sia stato dimenticato.

Sì, ho avvertito i vicini che ritirino la posta. Sì, ho staccato la corrente dalla basculante del garage. Sì, ho impostato il timer dell'annaffiamento automatico. Sì, ho fatto la vaccinazione antirabbica a Tabù che è obbligatoria in Trentino. Sì, ho portato la piastra per i capelli di mia figlia, perchè anche nei sentieri devono stare "sparati". Sì,  ho portato il libretto degli assegni perchè lì non funzionano ne' Bancomat nè Carte di Credito (una volta abbiamo dovuto scendere in paese e prelevare ogni giorno per poter pagare alla fine della settimana...).  Dai, forse ho fatto tutto per bene.

Ma i giorni volano. Si è appena iniziato a fare mente locale sui percorsi e sulle malghe da raggiungere, sulle inquadrature e gli orari migliori per scattare le foto che bisogna già rifare le valige e ripartire.

Il nostro corpo si era appena abituato ai ritmi montanari. Alle colazioni con crostate ai frutti di bosco. Alle passeggiate corroboranti tra fieno tagliato, abeti e larici profumati.

Ai canederli, agli strangolapreti, al cervo con polenta... e ai 20 gradi scarsi che unicamente verso mezzogiorno arrivavano a circa 25.

Nooooo... arrivare in una città arroventata.
Trovare il giardino devastato da qualche nubifragio che deve esserci stato durante la settimana, pieno di aghi di pino e foglie da rastrellare.
L'aria stantia e calda di casa.  Un'umidità che ci taglia le gambe e ci fa rimandare qualsiasi operazione a quando il condizionatore subito riacceso avrà fatto il suo dovere.

Tutto da rifare al contrario. Ogni tanto ci guardiamo in silenzio e sospiriamo. Le parole sono inutili. Perfino Tabù è smarrito.  No, niente giro nel bosco oggi.  Nel dubbio si sdraia sul pavimento...ma forse è colpa della Xamamina che gli ho dato per il viaggio.

Ma sì caro cane, hai ragione, dormiamoci su!
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venerdì 15 luglio 2011

Siamo in ballo

Un bel pomeriggio piovoso in montagna. Ecco l’ideale per scrivere un post.


Sarei in vacanza nel nostro solito posto in Val di Non, ma questa volta in luglio e non a cavallo di Ferragosto come sempre.
Questa mossa tattica era stata fatta per evitare i temporali …



Comunque cambiando il periodo sono cambiati anche i personaggi che abitualmente soggiornano con noi. 
In luglio tutta la Val di Non è invasa da gruppi di giovani ballerine di danza classica.

Infatti non so per quale strano motivo il Royal Ballet di Londra organizza degli stages molto ambiti nel paese di Fondo e da tutta Italia arrivano stormi di ragazzine (con qualche raro maschietto) con chignon e piedi da Mary Poppins.

Ogni albergo pullula di questa umanità piroettante.  Provano i passi anche lungo i sentieri ed è tutto un guardarsi in cagnesco tra un gruppo e l’altro. Misurano mentalmente le avversarie e si comportano già come etoile di qualche teatro prestigioso.

C’è da dire che mangiano come dei maiali all’ingrasso, ma, evidentemente, sono “in crescita”.
Mia figlia le guarda con un certo disprezzo, giudicandole delle ochette starnazzanti, ma in verità alcune sono proprio carine e molto aggraziate.

La maggioranza invece ha decisamente sbagliato disciplina, ma ritengo che il Royal Ballet non guardi quanta cellulite c’è dietro alle quote di iscrizione e lasci ai responsabili dei futuri casting il compito di disilluderle.

In fondo, anche se non calcheranno mai le scene, avranno almeno imparato una buona postura ed un incedere elegante. 

C’è da lavorare ancora molto sul concetto di attesa davanti il buffet degli antipasti. E sì che gli inglesi sono famosi per le loro code ordinate…
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venerdì 8 luglio 2011

Addio Harry Potter

In questi giorni si è fatto un gran parlare dell'uscita dell'ultimo film della saga di Harry Potter. Molti ragazzi hanno bivaccato in Trafalgar Square per poter assistere all'anteprima mondiale e vedere da vicino i loro beniamini sul red carpet.
Molti hanno detto che adesso resta un po' di tristezza e di nostalgia.

Io li capisco. Sono una fan convinta sia dei libri della Rowling che dei film che ne sono stati tratti.

Tutto è iniziato portando mia figlia e sua sorella al vedere "Harry Potter e la pietra filosofale".
E' stata una folgorazione.  A quel tempo erano usciti solo i primi due libri che ho subito comprato e divorato.

Poi è iniziata la tortura. Aspettare che uscisse il libro. Aspettare che uscisse il film.  Però era anche bello perchè si sapeva che la vicenda sarebbe proseguita e allora era tutto un ipotizzare il futuro e scandagliare la rete per condividere previsioni e idee sulle varie questioni in sospeso.

Mano a mano che la storia andava avanti però, diventava sempre più cupa e alla fine del sesto libro, quando muore Silente, sia io che mio marito avevamo detto "basta".  Era troppo avvilente. Non c'erano più gli scherzi dei gemelli Weasley, non c'erano più le disavventure di zio Vernon e zia Petunia, solo magia nera e foschi scenari.

Ma come smettere?!
Abbiamo letto anche il settimo libro, un po' deludente sotto molti punti di vista, e adesso vedremo anche l'ultimo film.

Ma la magia è finita da un bel po', tutti sono cresciuti e lanciati verso altri progetti. Sia i personaggi virtuali che gli attori.
Noi invece, che eravamo già belli maturi, siamo invecchiati ulteriormente.

Questo sarebbe accaduto comunque però.
E' stato bello per noi babbani immergersi in questo mondo fantastico e magari sognare di avere un giratempo o una bacchetta magica.

Grazie signora JK Rowling!

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mercoledì 6 luglio 2011

Tormentoni estivi

Finalmente oggi li ho sentiti!
Puntuali ogni anno ecco che ai primi di luglio da tutti i telegiornali arrivano i suggerimenti intelligenti per affrontare il grande caldo:
  • bere molto
  • non esporsi al sole nelle ore più calde
  • mangiare molta frutta e verdura fresca
  • bambini e anziani a casa nelle ore centrali della giornata
  • vestirsi di tessuti naturali e di colori chiari
  • indossare cappello e occhiali da sole
Poi proseguono con il numero di vacanzieri che si metteranno in moto nel week end. Sono sempre milioni, ma variano da rete a rete, a volte sono 6 a volte 8.

Dopo danno la notizia dell'aumento delle vendite dei condizionatori e dei ventilatori.

Non manca mai il cuoco di turno che propone la ricettina fresca fresca, di solito a base di pesce e per finire c'è sempre il collegamento con qualche spiaggia dove si sono inventati qualche stupido passatempo tipo gare di boccette, calcio saponato, l'aperitivo con 20 cannucce, il gazebo con i massaggi e la ginnastica in acqua che fa tanto bene....

A me sembra di vedere lo stesso telegiornale tutti gli anni...devo concentrarmi meglio e capire se i servizi sono riciclati o se li hanno girati quest'estate.

Aspetto con ansia il tormentone di quest'anno che serve a fare la differenza.
Credo però che sarà difficile battere la "bira e il calippo" e "stò a fa' la colla" dell'anno scorso...
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lunedì 4 luglio 2011

Il rispetto per la vita

Ieri è stato ricordato Jim Morrison, a quarantanni dalla scomparsa.
Si tende sempre a "santificare" quelli che sono morti giovani, ma spesso a me la cosa suscita un certo fastidio.

Se una persona è mancata per un incidente o una malattia, insomma per una disgrazia, va bene. Mi dispiace.

Ma quando se l'è andata a cercare, molto meno.

Tutte queste icone, belle, ricche e fortunate che nonostante tutto erano così infelici mi provocano più rabbia che compassione.
Proprio l'altro ieri sentivo di Johnatan Rhys Meyers che ha tentato il suicidio. Poi tornando indietro penso a River Phoenix, a Heath Ledger, Kurt Cobain e decine d'altri attori, cantanti, artisti che non sono stati capaci di gestire il successo.

Sono probabilmente travolti dal meccanismo dello show business, si circondano di adulatori e perdono di vista la realtà e gli affetti veri.
Chissà se è così difficile mantenere la propria identità e riuscire a dare il giusto peso a quello che si rappresenta per il pubblico.  Rimanere se stessi al di là di tutto. Credere alle stesse cose in cui si credeva "prima".  Mantenere i legami con le proprie origini e trarne forza.

Io so che ogni volta che mi giunge la notizia di un giovane artista stroncato dalla solita overdose di droga o farmaci, penso che la vita non andrebbe mai sprecata. Penso che in qualche modo chi si uccide sia un vigliacco.  Ancora di più se sa fare qualcosa che fa star bene tanta gente.
Un traditore. Bisognerebbe essere arrabbiati con queste persone, non considerarli degli eroi.

Al cimitero di Père Lachaise ho snobbato la tomba di Jim Morrison, ma ho guardato con tenerezza quelle di Yves Montand e Simone Signoret: due che si sono amati, traditi e amati di nuovo, continuando a recitare per il loro pubblico e a vivere per se stessi. Fino alla vecchiaia, fino in fondo.

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sabato 2 luglio 2011

Cara la mia auto!

Ma si può esser contenti di aver dato 850 euro all'autofficina?!  Certo, visto che il preventivo era di 1000.  Siamo ridotti a questo punto.  A dover essere grati per aver "risparmiato" 150 euro.

Io possiedo una Multipla 1900 jtd del 2000.  Siccome è un'automobile tanto brutta quanto comoda non mi sono ancora decisa a cambiarla.

Però è successo questo: fino ai 10 anni è andata perfettamente.

Le facevo la manutenzione ordinaria, la revisione, il bollino blu e lei era sempre affidabile.
Ci si sta comodi in 6, si tolgono i sedili e diventa un furgone, carico le biciclette, i mobili dell'Ikea, insomma una brava alleata.

Quando ha compiuto 10 anni e un giorno sono iniziate le rogne.  Praticamente in quest'ultimo anno si è rotto di tutto. Cinghie, pulegge, compressore, batteria, hanno iniziato ad accendersi spie sconosciute, il cruscotto è diventato appiccicoso come il pongo, l'aletta parasole del passeggero cade ad ogni buca, la mia cintura di sicurezza non si riavvolge e tutto sembra dire: vendimi...non ce la faccio più!

Mi sono trovata nella situazione più da incubo che si possa immaginare, con l'auto che perde potenza e si ferma esattamente nello svincolo di uscita della tangenziale, senza più vita.
Doverla abbandonare lì, avere il cellulare scarico, camminare nel traffico in cerca di aiuto.
Cose che odio...

Il consiglio di famiglia ha deciso che la cambieremo in gennaio e così intanto l'abbiamo rattoppata un'altra volta, ma a che prezzo!

I meccanici, che fanno parte di quella categoria di essere soprannaturali ai quali ci si rivolge in modo ossequioso, quasi servile, sputano sentenze inappellabili.
I ricambi non li fanno più, qui bisogna smontare tutto, solo se siamo fortunati troviamo il pezzo che va bene, lì già che c'ero ho cambiato anche il filtro perchè era sporco, là bisognerebbe sostituire completamente l'elettronica e avanti!
Per non parlare del costo delle ore di manodopera.  Ma un chirurgo che salva la vita a un uomo, prende altrettanto?
Alla fine ti fanno il conto su un ritaglio di carta da pacchi, dicendoti che così ti fanno risparmiare l'IVA e allora diventi a tua volta disonesto e accetti, ringraziando pure.

Adesso inizierò a pensare ad una nuova auto. A dire la mia, puntualmente smontata da mio marito, e quindi a limitarmi a scegliere il colore.
Boh, a 'sto punto, basta che vada e che non mi lasci a piedi sul più bello!
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