lunedì 28 febbraio 2011

Un piccolo grande uomo

Ieri poteva essere la tipica domenica uggiosa, dove il malumore si insinua tra pigri viaggi divano-frigo ed invece si è rivelata una giornata illuminata dall'incontro con una persona speciale: Vittorio Munari.

Quest'uomo, per chi non lo conoscesse (ed io purtroppo ero una di loro) è stato un grande giocatore ed allenatore di rugby, prima del Petrarca e poi della Benetton, ha ricoperto diversi importanti ruoli dirigenziali in questo sport sia in Italia che all'estero ed adesso è anche commentatore per Sky delle partite del Sei Nazioni e dei vari incontri mondiali.

Ci trovavamo al Palazzo della Gran Guardia per la consegna di una borsa di studio a nostra figlia (la genietta di casa...) e successivo pranzo di gala ed il relatore invitato a parlare ai giovani vincitori era proprio questo minuto signore che mai ci si aspetterebbe legato al rugby e ai suoi colossali giocatori.

Tra le varie attività  partecipa a conferenze sul gioco di squadra, la componente motivazionale, la gestione delle risorse umane e la leadership.

Avrei voluto registrare il suo discorso, un discorso fatto di concetti semplici, parole dirette, pochi fronzoli ma tanta sostanza e verità.
Come ha saputo catturare l'attenzione di tutti i presenti e farci sentire capaci di essere migliori!
Non solo i ragazzi, ma tutti noi.

Perchè l'automotivazione, il senso di appartenenza e del dovere, la capacità di sognare, di rialzarsi dopo la sconfitta, il non cercare scuse... sono tutte cose che ognuno dovrebbe tirar fuori in ogni attività che svolge e che servono al di la' della scuola e del mondo del lavoro.

Ha chiuso con un esempio perfetto: "E' scientificamente provato che l'ape, per apertura alare e peso, non può volare.  Eppure lo fa.  E fa anche il miele".

Che dire? Ne farò uno dei miei guru assieme a Steve Jobs e Nando Parrado.


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mercoledì 23 febbraio 2011

Quando la fantasia supera la realtà

Domenica scorsa, per concludere degnamente la settimana di San Valentino, abbiamo visto Letters to Juliet, un film americano girato a Verona e in Toscana.


Premesso che sconsiglio la visione a chi ha valori glicemici a rischio, voglio partire da qui per ragionare sull'idea che hanno gli anglosassoni e molti degli stranieri in generale sull'Italia e sugli italiani.

Noi viviamo in una cartolina. La luce è sempre dorata e le persone sorridenti. Tutti parlano inglese fluentemente e sono gentili e disponibili. Nei paesaggi non c'è mai un palo della luce, i balconi sono fioriti e si canta molto, soprattutto in napoletano.
E poi gesticoliamo come delle marionette e anche mentre lavoriamo nei campi siamo elegantissimi.

Ricordo quando abitavo a Londra che appena sentivano da dove venivo iniziavano: "Ah, the sunny place of Italy!!", "Ah, italian men...", "Ah, spaghetti bolognese!" e avanti con i luoghi comuni, fino a chiedermi come mai fossi figlia unica, che in Italia le famiglie sono sempre numerose e perchè non sapessi cantare "O sole mio".

Film come quello citato e molti altri, serial come i Soprano ecc.,  hanno contribuito in gran parte a questa idea confusa del nostro paese.  Perfino John Grisham, in un suo romanzo ambientato a Parma, cadeva in tutta una serie di stereotipi degni di Liala e non di quell'ottimo scrittore che è...

L'idea del cibo è sempre approssimativa, colpa dei ristoranti italiani di quinta generazione che frequentano probabilmente.  La Toscana sembra essere l'unico luogo con bei paesaggi, e qui è colpa di Sting e di tutta una serie di pseudo intellettuali britannici che hanno creato il Chiantishire.
Le donne sono sempre more e prosperose e gli uomini galanti in modo insopportabile...che noia!

Ma sì, in fondo anch'io quando sono stata in California pensavo di vedere solo fusti biondi con una perfetta dentatura e ragazze tipo fotomodelle pattinare a Venice Beach.... credetemi, non era così!
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lunedì 21 febbraio 2011

Perdonate se ricordo!

Questa mattina ho letto due articoli che parlavano dei meandri del nostro cervello e del suo funzionamento sorprendente e misterioso.

Uno era incentrato sul meccanismo del ricordo (Corriere.it). Spiegava perchè all'improvviso ci viene in mente qualcosa di completamente rimosso partendo da qualcosa di apparentemente scollegato al ricordo stesso.

Descriveva i nostri ricordi "importanti" come rami di una rosa su cui si innestano tante spine, per cui per esempio il giorno del nostro matrimonio (ramo principale) ha collegati il colore della cravatta di un invitato, i paramenti del prete, l'odore di un fiore, il sapore di un cibo ecc., e moltissimi altri elementi  che abbiamo memorizzato senza rendercene conto, ma che, se ripescati anche a distanza di anni, ci portano a ricordare a cascata tutto il resto.

E questa è la spiegazione del perchè quando vogliamo dimenticare qualcuno che ci ha fatto soffrire o comunque vogliamo toglierci un'ossessione, qualsiasi cosa alla fine ce la fa tornare in mente: sono le spine, noi ci pungiamo ed ecco lì tutto il doloroso pacchetto!
Non è chiaro perchè lo stesso meccanismo funzioni meno bene durante esami universitari e discorsi in pubblico...

L'altro articolo parlava invece del perdono (Repubblica.it). Della serie di processi mentali che porta le donne ad essere più disposte a perdonare degli uomini.  Siamo più empatiche. Ci immedesimiamo in chi ci ha ferito e basta che questo mostri un minimo di rimorso che superiamo la cosa e diamo seconde, terze e quarte chances...
L'articolo non mancava di sottolineare il fatto che chi perdona poi ne guadagna anche in salute e, questo lo aggiungo io, sicuramente andrà in Paradiso.

Però il secondo articolo cozza contro il primo.
Avere un'ottima memoria, ricordare tutti i particolari impedisce di fatto il perdono.
Io posso anche capire il perchè una persona si è comportata male con me, posso compatirla, posso perfino giustificarla, ma ho sempre ben presente il torto subito e quindi, come dice il proverbio: perdonare è divino.
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sabato 19 febbraio 2011

Voglia di pedalare

Ma la sentite quest'aria frizzantina di primavera? E' lì che sta per arrivare, i segnali sono dappertutto: gemme ingrossate, foglioline che bucano le pacciamature invernali, tortore che iniziano a rompere le scatole alle 5 della mattina, sternuti ogni volta che si guarda il sole....e una gran voglia di tirar fuori la bici dal garage e andare.

A casa nostra è una tradizione: le mattine dei weekend durante la bella stagione sono dedicate a lunghe pedalate nelle campagne della bassa veronese, guardando e invidiando rustici ristrutturati, fotografando in giro, sostando presso le decine di risorgive nascoste da boschetti selvaggi, seguendo rotaie ormai abbandonate e strade bianche piene di buche.

Costeggiamo i fossi, spiamo i pescatori nelle cave dove sono stati creati laghetti pieni di carpe, piangiamo i pescheti morti sostituiti da orrendi campi di granturco, salutiamo i fortunati che incrociamo in sella a biondi cavalli avelignesi, facciamo stupide gare tra di noi a chi arriva prima a un incrocio o a chi fa più strada senza mani.

Non siamo di quei ciclisti tutti bardati da "veri ciclisti", per noi niente tutine aderenti e bici ultra leggere, anzi.
Mio marito ha una vecchia Winthrop con i freni a bacchetta, che più di una volta gli è stata richiesta mentre visitavamo qualche mercatino dell'antiquariato delle vicinanze come pezzo d'epoca. Io ne ho una tipo Olanda presa a una svendita di vent'anni fa alla Rinascente CittàMercato che sembra fatta di ghisa; nostra figlia ha una citybike vinta con le fette biscottate Buitoni prima che lei nascesse, con un cambio Shimano bloccato sulla VI.

Ma va bene lo stesso, con la borraccia che saltella nel mio cestino che mano a mano viene sepolta da tutti gli strati di vestiti che togliamo quando cominciamo a sudare come bestie.

Dai, domani mattina si riapre la stagione, ci sarà da pulire un bel po' e gonfiare le gomme, ma poi...si va!!!
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giovedì 17 febbraio 2011

Se stiamo "a guardà er capello"

Ho appena letto una notizia su Repubblica che, se confermata, farà la gioia di milioni di uomini.

Il solito gruppo di ricercatori della solita università americana avrebbe scoperto, come al solito per sbaglio, una molecola che fa ricrescere i capelli e li fa ricrescere del loro colore originario!

Quindi basta uomini calvi e canuti, addio Cesare Ragazzi e i suoi toupet, addio rasature totali alla Bruce Willis o Vin Diesel per evitare la trista coroncina intorno la testa.

Ma c'è di più: siccome la molecola era studiata per contrastare gli effetti dello stress sull'apparato gastrointestinale, non solo avremo maschietti pelosissimi, ma saranno pure sempre rilassati e con uno stomaco di ferro.

Troppa grazia...

Comunque per il momento ci dobbiamo limitare a gioire per dei poveri topi di laboratorio, che hanno riacquistato una folta pelliccia, il resto forse verrà...basta che non sia come nell'orrenda foto che ho trovato!
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mercoledì 16 febbraio 2011

La sartina che non ti aspetti...

Uno dei corsi che ho frequentato che si sono rivelati più utili nella mia vita è stato quello di taglio e cucito.

Lo so, sarebbe suonato meglio citare un corso di letteratura romantica inglese, declamando Keats e Shelley, ma io sono una persona pratica e anche sincera, quindi....

Avevo 17 anni, pochi soldi in tasca e molta voglia di sfoggiare vestiti nuovi.  Avevo anche il fisico un po' da ragnetto, con lunghe gambe e lunghe braccia, per cui i miei pantaloni erano spesso a mezz'asta e le maniche sempre corte, oppure per ottenere la lunghezza tutto mi era largo. Uno schifo.

C'era bisogno urgente di sapersi destreggiare con ago e filo e così trascorsi molte lunghe serate invernali dalle Suore Spagnole, imparando tutte le basi della sartoria, i termini tecnici, i trucchi e soprattutto come creare qualsiasi modello, dal disegno sulla carta velina alla confezione. 

Stavamo lì, io e la mia fida amica Elena, a passare le marche (niente di losco, eh...), ad imbastire, ad attaccare cerniere con puntini invisibili, a fare le asole delle camicette, come due suorine di clausura.
Eppure alla fine fu divertente ed è stata una grande soddisfazione indossare i primi capi interamente fatti da noi.

Da allora non ho più smesso di trafficare con le stoffe e ancora adesso una delle cose più piacevoli per me è andare nei grandi spacci di scampoli e rovistare tra le pezze in vendita, immaginando cosa ricavarne.
E' una cosa creativa e rilassante.  Spesso utile e risparmiosa, se si tratta di fare le tende di casa o i costumi di carnevale, ricoprire poltrone e personalizzare cuscini.

Nemmeno Tabù è stato trascurato: ho foderato la sua cuccia con la stessa stoffa del divano nuovo. Gli ho fatto pure la copertina di pile marrone con stampate le orme nere di cane .
All'inizio era un po' perplesso, ma adesso sembra molto soddisfatto!
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lunedì 14 febbraio 2011

It's a hard(ware) life!

Si sa che gli uomini odiano accompagnare le donne a fare shopping, si annoiano, spendono soldi per cose di cui non vedono l'utilità....ma cosa vogliamo dire delle donne che accompagnano gli uomini al brico center?!?!

Ecco, io sono una di quelle poverine. 
Ciò che all'inizio era anche abbastanza divertente, tipo dare una sbirciata ai nuovi bastoni per le tende, ai contenitori per la biancheria, agli umidificatori da appendere, sta diventando un incubo. 
Un incubo fatto di milioni di cacciaviti, pinze, viti a taglio e a croce, dadi, bulloni e macchinari misteriosi.

Pur avendo un garage e una stanza hobby con pareti piene di attrezzi vari in bell'ordine, una cantina con 5 o 6 di quelle scatole di metallo pesantissime che si aprono a scaletta ognuna specifica per "elettricità", "idraulica", "falegnameria" ecc...MANCA SEMPRE QUALCOSA!

Manca la chiave del 13, manca tassello Fisher del 6, manca la colla bicomponente per quel tipo di plastica, manca la brugola di mezzo tra due che abbiamo già.

La cosa che mi fa rabbia è che ci casco sempre: "facciamo un salto al Brico Io, che devo prendere solo dei chiodini di ottone..." e invece quando siamo lì è tutto un fermarsi ad ogni passo, ipnotizzati dalle nuove serie di cacciaspine con manico ergonomico, dai nuovi e costosissimi accessori del Dremel (se non sapete cos'è, restate nell'ignoranza che è meglio per voi...) dagli stucchi per legno dai poteri miracolosi.

Ma non basta...da qualche anno sono arrivati anche i banchetti dei polacchi, mimetizzati nei mercatini dell'antiquariato, che vendono ogni tipo di utensile e marchingegno per il "fai da te".  E lì si è aperto tutto un mondo fatto di marche nuove, di copie quasi perfette a prezzo stracciato, di occasioni da non perdere....

C'è da dire, a onor del vero, che avere un marito abile nei lavori di bricolage fa molto comodo in casa. Raramente c'è bisogno di chiamare qualsivoglia tecnico e si risparmiano un bel po' di tempo e di soldi.

Insomma, ogni medaglia ha il suo rovescio...chissà di che diametro è la mia, servirebbe un calibro o un micrometro Palmer...
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venerdì 11 febbraio 2011

Repetita iuvant, ma anche no

Una delle fregature dell'invecchiare è che capita sempre più spesso a distanza di anni di rifare qualcosa, nel senso che si rivede un film, si rivisita un posto, si rifà una certa esperienza.
Raramente la copia è migliore dell'originale, anzi, siccome adesso abbiamo ben presente la copia, l'originale non ci sembra neppure bello come lo ricordavamo.

Ahhh,  la meraviglia delle prime volte! La prima volta che ho visto Parigi, la prima volta che ho cenato in quel posto, la prima volta che ho conosciuto quella persona...

Odio quando torno da qualche parte e trovo tutto cambiato. Intanto il tempo può essere migliore o peggiore, quasi mai uguale, poi le persone in giro sono per forza delle altre e tutto è diverso, magari restaurato o cadente, estraneo come certi incubi in cui dovremmo essere in un posto conosciuto ed invece mancano tutti i riferimenti.

I luoghi, le persone e anche i film o i libri cari dovrebbero essere frequentati assiduamente, altrimenti è meglio non vederli più e fissarli nel ricordo di quel momento specifico in cui siamo stati bene insieme.

Ho già parlato della delusione nell'aver rivisto alcune vecchie conoscenze trovate su Facebook.  Avevo un così bel ricordo, mi crogiolavo in aneddoti divertenti, rivivevo i bei momenti trascorsi insieme.... perchè ho voluto rovinare tutto?!?

Sono voluta tornare in Valdonega, il mio vecchio quartiere che ricordavo come il paradiso sotto le Torricelle, e ho ritrovato un posto così straripante di case, automobili, senza più i negozi di un tempo e le strade vuote dove correvo con la mia Graziella... Era tutto piccolo, stretto e non c'era più la latteria dove compravo i ghiaccioli a 30 lire...

Ho voluto rivedere "La fuga di Logan", un film che avevo amato e considerato un capolavoro e mi sono trovata a chiedermi cosa cavolo mi passava per la testa quella volta.

Ho voluto tornare a mangiare in certi ristoranti dove evidentemente il cuoco era cambiato o peggio che erano chiusi da anni.

Penso che sia per questo che non voglio più tornare a Londra o a New York.
Preferisco non rischiare.

Per fortuna il mondo è grande e pieno di novità....me lo devo ricordare più spesso!
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giovedì 10 febbraio 2011

I forzati dell'amore

Su Verona stanno per piovere litri e litri di melassa.  E' o non è la città dell'amore? Ed ecco che da qualche anno il comune, i commercianti, l'ente del turismo e altri furboni si sono inventati Verona in Love, il week end prima di San Valentino.

Già si sa che San Valentino è una festa costruita per far guadagnare fioristi, gioiellieri e ristoratori, ma qui a Verona si raggiunge l'apoteosi e presa la palla al balzo dell'infelice storia d'amore di Romeo e Giulietta eccola "spalmata" su tre giorni.

Tutta la città è addobbata con cuori. Cuori appesi, cuori nelle vetrine, banchetti gastronomici sistemati a forma di cuore, menù nei ristoranti che aderiscono all'iniziativa tutti a tema "cuore", rassegna cinematografica "Schermi d'amore", servizio dichiarazioni d'amore personalizzate scritte in gotico, pacchetti alberghieri in suite galeotte e chi più ne ha più ne metta.

C'è da far venire una carie anche al più cinico che si avventuri per il centro...

Io, che sentimentalmente sono "a posto", vivo comunque questi giorni con un certo fastidio. Non oso immaginare come se la passino quelli che sono forzatamente single o peggio innamorati non corrisposti...

L'amore è un dono e anche un segreto. Non va ostentato ne' ha bisogno di date fissate da altri per essere celebrato. Ogni coppia ha le proprie date, i propri luoghi, la propria musica e i propri ricordi.

Così invece è l'ennesima corsa al regalino e al posto al ristorante che non ha più nulla di spontaneo.
Ma in fondo c'è di peggio, mettiamola così!


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martedì 8 febbraio 2011

La forma e la sostanza

Ieri sera sono stata al bellissimo concerto di Gino Paoli. Ma questo post non è la critica al concerto.
Lui è così bravo e ha scritto canzoni così "eterne" che non c'è assolutamente bisogno delle mie parole per lodarlo.

Parlerò invece della gente... la mia sarà una critica estetica su come siamo diventati sciatti e trasandati in ogni occasione della vita.
Lo so: è un discorso un po' da vecchia...ma...amen.

Negli ultimi anni ho notato un graduale uniformarsi dell'abbigliamento. Non ci sono più orari, circostanze, luoghi.
Ci si veste un po' come cazzo ci pare ed è già tanto se gli abiti sono puliti.

Certo non vorrei tornare ad epoche in cui ci si cambiava per pranzo e cena, si indossavano guanti e cappellini, ombrelli parasole, ghette e quant'altro, ma... adesso siamo proprio allo sbando!

Andare a teatro, in platea, per me significa anche indossare un vestito abbastanza elegante, qualche gioiello, avere un uomo a fianco almeno in giacca.  Invece ormai si va a teatro, ma anche a comunioni e cresime, vernissage, cene in ristoranti rinomati, vestiti come ci si trovava durante la giornata o peggio...ci si mette "comodi".
Tra poco venite in pantofole e felpona, che fate prima!

D'estate la situazione, se possibile, peggiora.  Gli uomini sono perennemente in bermuda e le donne in infradito.

Tutto questo, secondo me, toglie valore all'avvenimento stesso al quale si presenzia.
Un'occasione diversa e speciale, viene sottolineata anche dal fatto che per parteciparvi ci vuole un po' di preparazione, uno stacco dal quotidiano, mentale ma anche estetico.

Una volta si andava fuori l'Arena alla prima dell'Aida solo per vedere la bella gente che entrava in platea.

Adesso l'unica circostanza in cui resiste l'abitudine di vestire elegantemente è il matrimonio, ma già alla fine degli antipasti inizia lo svaccamento......al taglio della torta sembra di essere sul set di "8 e mezzo", ma senza Fellini a dirigere purtroppo.
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sabato 5 febbraio 2011

La cura del capello


Ieri ho visto un servizio su Repubblica TV che raccontava di una parrucchiera italiana che lavora a Parigi.

Una volta al mese, quando è il giorno di chiusura del negozio, lei fa il taglio, il colore o la messa in piega gratis alle donne povere e maltrattate delle banlieue.

Dice che lei sa cosa vuol dire essere soli e spaesati, senza soldi e depressi in una città estranea e in qualche modo nemica.

Si è accorta che queste donne, rimesse in sesto per benino, affrontano con più coraggio e determinazione i loro problemi con risultati spesso positivi.

Sembra una stupidaggine, ma non lo è.

Avere cura di se stessi è il primo passo per affrontare il mondo da vincenti.
Guardarsi allo specchio con soddisfazione ci porta ad agire con più sicurezza e quindi a farci percepire dagli altri come persone migliori.

E' proprio un gioco di specchi dove tutto si riflette, sia in positivo che in negativo.

Anche per me andare dal parrucchiere è spesso terapeutico. 
Al di la' del problema estetico di evitare di sembrare uno spaventapasseri, c'è tutta l'atmosfera che aiuta a ricaricarsi.

Ti affidi ad altre mani.
Ti lasci andare e ti immergi nella lettura dei giornali più idioti del mondo, facendoti una cultura su tutti gli intrecci amorosi possibili e immaginabili, leggi ricette che memorizzi per futuri pranzetti, vedi foto balneari dove scopri con soddisfazione che anche le star sono piene di cellulite...

Il risultato migliore io lo ottengo quando faccio il mio famoso "taglio tattico", ossia capello corto e sparato, gellato e cattivo.
E' il contrario di quello che accadeva a Sansone: più i miei capelli sono corti, più sono agguerrita.

State attenti, ho l'appuntamento per la settimana prossima!

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giovedì 3 febbraio 2011

Seghe mentali

Quando si chiede a una donna come dovrebbe essere il suo uomo ideale il più delle volte, tra le varie caratteristiche richieste, c'è la sensibilità.

Quindi, non contente di commuoverci ogni volta che vediamo un cucciolo, che sentiamo una storia triste, che ascoltiamo la musica del primo lento ballato, vorremmo avere accanto uno che pianga con noi...forse per scambiarci i fazzoletti dico io!

Si sa, farebbe piacere che il nostro uomo si ricordasse le date importanti della nostra relazione, i fiori che preferiamo e sapesse sempre che canzone suonava e che vestito indossavamo in questo o quel momento "topico" per noi due.  Che avesse il buon gusto di far sparire tutto quello che riguarda le sue ex e, cosa più importante, non ripetesse con noi alcuna delle esperienze vissute con loro, né ci facesse gli stessi regali.

Soffriamo anche della gelosia "di ritorno". Non vogliamo che dopo che è finita la nostra storia loro portino le nuove compagne dove sono stati con noi. Banditi ristorantini e luoghi di vacanza che ci hanno visti felici, o anche litigiosi, ma insieme.

Eh sì...abbiamo delle belle pretese.

Ci sentiamo ferite e, cosa che ci fa ancora più male, loro non capiscono il perché.
Infatti non lo fanno apposta perché gli uomini, tranne qualche poeta e qualche gay, hanno la fortuna di essere pragmatici.
Un luogo è bello? Ci tornano in vacanza. Un ristorante è buono? Ci portano a mangiare la donna di turno. Un regalo era piaciuto? Riciclano l'idea con sollievo.
Si dimenticano le date e tanti piccoli particolari della nostra relazione? Ma è con noi che la stanno vivendo al presente...cosa c'entra il passato?!? Non è una lezione di storia.

D'altra parte pensiamoci bene: se gli uomini fossero come noi dovremmo a nostra volta stare attente a non ferirli con leggerezze e dimenticanze. Non potremmo più indossare quel bel completino intimo che aveva fatto furore con tizio o quelle scarpe col tacco a spillo che piacevano tanto a caio.  Non potremmo tornare in quel ristorantino di pesce carissimo, ne' in quel piano bar pieno di atmosfera...

E nel momento in cui qualcuno ci trattasse male o peggio...chi vorremmo al nostro fianco? Dovendo scegliere: il famoso uomo con i coglioni...non ho dubbi.

Perchè riuscire a farsi regalare fiori da un rude maschiaccio è abbastanza facile, ma essere difesi dall'ultimo dei poeti romantici è un'impresa!
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mercoledì 2 febbraio 2011

Il giorno della marmotta

Oggi è il 2 febbraio ma per chi ha visto e soprattutto amato il film "Ricomincio da capo" è il mitico Giorno della Marmotta.

E' la storia di un cinico meteorologo che viene inviato con due colleghi a fare un servizio in uno sperduto paesino della Pennsylvania dove l'arrivo o meno di una primavera precoce viene predetto dalla marmotta Phil e dall'ombra che farà la sua coda...

Il destino vuole che per il nostro protagonista la giornata si ripeta uguale ad ogni risveglio, costringendolo a riviverla all'infinito, in un susseguirsi di situazioni che vanno dall'esilarante al tragico, fino alla sua completa trasformazione in un uomo migliore che lo farà svegliare finalmente il 3 di febbraio.

Questa è una di quelle storie che non possono lasciare indifferenti.  Alla fine del film ognuno di noi si chiede cosa farebbe nei panni del protagonista e in definitiva si è portati a riflettere sulla qualità della nostra vita e su come impieghiamo il tempo che ci è concesso.

La giornata a disposizione di Bill Murray è in fondo la metafora della vita.  Abbiamo a disposizione un determinato tempo, dei compiti da adempiere, delle persone con cui interagire.  Questi sono gli ingredienti e sta solo a noi usarli al meglio o sprecarli inutilmente.
Non ci sono scorciatoie... il nostro protagonista le prova tutte. Ruba, imbroglia, si suicida, conquista facilmente le donne, ma non riesce a far innamorare l'unica che gli interessa e si ritrova ogni mattina alle 6.00 con la stessa canzone di Sonny e Cher in sottofondo e tutto da rifare, unico ad avere memoria dei giorni trascorsi.

Solo quando inizierà veramente a lavorare su se stesso per migliorarsi e a provare un sincero interesse verso il prossimo realizzerà il suo sogno e spezzerà l'incantesimo.

Semplice e difficile nello stesso tempo.




P.S.
Se la marmotta vede la sua ombra...avremo ancora 6 settimane di inverno!
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