venerdì 30 novembre 2012

Il post natalizio



Ogni brava blogger che si rispetti sembra che in questi giorni debba scrivere “il” post natalizio.
 
Declinato in tutti i modi, dalle istruzioni per le decorazioni fatte in casa, alle richieste a Babbo Natale, ricette, riciclo, film a tema, mete per vacanze con i bambini piccoli, soli o in coppie di amici.

Ormai il mio blog ha 2 anni e mezzo e ho già scandagliato il periodo delle festività con decine di post, ironici, tristi o nostalgici su tutti questi argomenti. 
Odio ripetermi.
 
E’ un pensiero che ormai faccio sempre più spesso quando penso a un post: “Ne ho già parlato”.

Tanto vale fare una serie di rimandi ai vari titoli, risparmiarsi la fatica e soprattutto non annoiare i miei quattro lettori.

Mi chiedo se ho finito gli argomenti oppure se sono solo stufa. 
 
Tanto per farmi del male penso a scrittori famosi, da Leopardi a Salgari, da Emily Dickinson a Jane Austen, che pur non avendo mai viaggiato o conosciuto molte persone, sono riusciti a scrivere e oltrepassare i confini del loro mondo e ad entrare nel cuore di gente lontanissima non solo nello spazio ma nel tempo.

Io più allargo virtualmente i miei orizzonti con il blog e la lettura dei blog altrui, più sento quanto bloccata sia la mia mente e angusta la mia vita, fossilizzata nel quotidiano, tra piccole incombenze, qualche svago, la famiglia e i piccoli passatempi in una continua e banale ripetizione di eventi, rassicuranti per me ma decisamente noiosi per il resto del mondo, presumo.

Vi devo raccontare che sto ricamando a punto croce uno strofinaccio? 
Vi devo dire che sto pensando ai regali di Natale? Al menu per il pranzo? Ai regali per i miei familiari?   
Vi risparmio volentieri questi dettagli.

Sarà la bassa pressione. La bora. Le giornate corte. Ops, ho già scritto anche di questo. 

Non è proprio giornata di post oggi.
.
.

mercoledì 28 novembre 2012

Canta che ti passa

Come spesso mi accade sono rimasta impigliata in un programma televisivo che non avevo mai visto.

Si tratta de “I ragazzi del coro” (The Choir) in onda su Rai5 il lunedì sera.  

E’ la replica della replica, ma per me chiaramente è nuovo e quindi il mio entusiasmo è fresco.

Questo è uno di quei programmi positivi, che fanno bene al cuore e lasciano un piacevole ottimismo verso la vita e le infinite possibilità che abbiamo noi umani di migliorarla.

Il protagonista è un inglesino dall’aspetto mite, Gareth Malone, maestro di canto e di coro, che la BBC segue nei suoi progetti in giro per la Gran Bretagna.
E i suoi progetti sono sempre ambiziosi e salvifici.  

L’ho visto arrivare in una scuola media periferica nella quale le differenze di etnia, di interessi, di carattere tra gli studenti erano enormi.
Pazientemente ha illustrato il suo programma: creare un coro di 100 ragazzi per farlo esibire alla Royal Albert Hall.
L’ho visto cercare di convincerli uno per uno, andare a casa loro, provare e provare.  Lottare contro i pregiudizi, le facili ironie e la pigrizia di molti.

E ho visto come la musica, sempre, riesce ad unire e ha migliorare l’umore e anche l’autostima.
E’ stato un crescendo entusiasmante e l’esibizione finale un gran successo.

Ma si capiva che quello che avevano vissuto questi ragazzi, durante le settimane di prova, aveva cambiato profondamente i rapporti, i progetti per il futuro, il modo gestire le proprie giornate.   
La musica, e la musica condivisa, come strumento per migliorare qualsiasi altro aspetto della propria vita.

Il progetto successivo è magnifico: siamo a South Oxhey, un paese satellite a 16 chilometri da Londra. 
Uno di quei posti nati nel dopoguerra, una specie di dormitorio con una fama così così.

Vediamo Gareth girare per i pub, il circolo della boxe, i negozi e la piazza principale. 
Come sempre cercare di convincere le persone più diverse a cantare insieme. 
Spronarle ad uscire dalle loro case, a conoscersi, ad aiutarsi, ad avere uno scopo che vada oltre la mera sopravvivenza.
Dare loro la possibilità di dimostrare di valere qualcosa di fronte alle altre comunità che li giudicano gente poco raccomandabile.

Vengono raccontate alcune storie particolari, ma con pochi accenni, senza essere invadenti come nei reality veri e propri.   
E’ in tutti i sensi un racconto corale, di una comunità che poco a poco diventa tale, unita e solidale.  Dai bambini agli anziani, padri separati e madri single, operai e pensionati, tutti a provare e a meravigliarsi dei loro progressi, del loro ritrovato entusiasmo.

Non ci sono premi in denaro, non c’è la facile fama. 
C’è solo la felicità di esibirsi per i propri concittadini o per quelli delle zone limitrofe.
La gioia di ritrovarsi alle prove, di indossare tutti qualcosa con lo stesso colore, non una costosa divisa, e appartenere ad un gruppo.

Mi piace la tenacia e l’incrollabile entusiasmo di Gareth ed il suo modo di approcciarsi con le persone. 
Sembra che nessuno gli resista. Crede così fermamente in quello che fa e soprattutto nelle potenzialità nascoste delle persone, che è impossibile defilarsi.  
Alla fine cantano tutti, senza remore.

Cantare insieme è la soluzione: Gareth italiano, dove sei?
.
.
.

martedì 27 novembre 2012

Mondo cane

Tabù
Tutti i giorni porto Tabù a fare una o più passeggiate.
Il percorso classico è una specie di giro dell’isolato, dove l’isolato è costituito da una serie di ville e villette ed aree edificabili selvagge, molto adatte a raccogliere i copiosi bisognini del cocker.

Qui tutti hanno il cane. 
Anche più di uno e ognuno di questi cani è convinto di essere padrone di tutto ciò che vede dal suo giardino.

Usciamo dal cancelletto ed incontriamo subito Urian, di cui ho parlato qui, che essendo il nostro vicino, cresciuto insieme a Tabù e suo compagno di chiacchierate e corsette lungo il muretto, non si agita più di tanto.

Loro due sono d’accordo per quanto riguarda il pattugliamento della zona davanti le nostre case.
Nessun postino, lettore di contatori, piazzista o mendicante la passa liscia.
Urian

Abbaiano, corrono su e giù e ringhiano fino allo sfinimento o piuttosto fino a quando noi padroni, esasperati, gli urliamo di smetterla.

Urian quando usciamo ci lancia solo qualche occhiata tra l’invidioso ed il distaccato e così superiamo indenni la sua villa.

Max

Ma già all’angolo il piccolo shih-tzu Max si precipita giù per le scalette verso il suo cancello e dall’alto dei suoi 20 centimetri inizia a urlarci contro, saltando come una molla.   
Una volta ha saltato così tanto che è riuscito a venir fuori dalla cancellata ed in un attimo si è trasformato da belva feroce a terrorizzato botolo che non capiva dov’era e appoggiato alle mie gambe guaiva disperato. 
Adesso i suoi padroni hanno messo una retina, di quelle antiratto, che lo trattenga dentro i confini.


I pastori svizzeri tentano di scavalcare
(andata)
Attraversiamo a sinistra e dopo aver superato con vigile indifferenza la colonia di gatti della trattoria del paese (gatti ben pasciuti che mangiano il miglior luccio in salsa della zona…) arriviamo in un punto cruciale: a destra Dolly, un  border collie che con i suoi latrati avverte i suoi dirimpettai, due schifosi pastori svizzeri bianchi che se potessero scavalcare il loro cancello farebbero di me e del mio cane un sol boccone.
O almeno questa è l’impressione.

Birillo


Ormai tutti i quadrupedi della zona sono all’erta e così si passa davanti a Bula, che è chiusa in un recinto e da lontano urla tutto il suo disappunto a Birillo, una specie di pincher che saltella digrignando i denti facendo una cresta che lo fa assomigliare ad una iena.

Si procede spediti verso il temibile Pedro (assicurarsi sempre che il cancello elettrico sia chiuso...).

Pedro e la Jack Russel



E' un boxer dalle spalle larghe e dalla voce chioccia che per la rabbia di non poterci azzannare morde la recinzione metallica e fa sporgere ancora di più i denti inferiori. 
Orrendo e sbavoso.   
Quest’estate lo ha affiancato una Jack Russel carinissima che è ancora sua succube e quindi non ha voce in capitolo.

"la merdina"

Giriamo a sinistra e becchiamo in un sol colpo il gigante nero peloso, forse un terranova, e "la merdina".
Il più grosso salta e abbaia come un matto mentre la più piccola, di razza indefinita, ringhia tenendo una palla da tennis in bocca e scuote la testa come se la pallina fosse una preda da ammazzare.

Inquietante.

Birillo (ritorno)

Ci tocca di nuovo Birillo, perché il suo giardino è grande e arriva fino alla strada sul retro. 

Qui però Tabù si sfoga e siccome sono divisi solo da una rete metallica, gli piscia sul muso volentieri.

Sorpassiamo il centro sportivo ed ecco alla nostra sinistra arrivare di nuovo i due pastori assassini che forti della doppia rete e dei cartelli che li descrivono come “Cani addestrati – attenzione non avvicinarsi” si danno un gran daffare.

I pastori svizzeri si azzannano
(ritorno)

Nel loro campo ci sono sempre diversi palloni che maldestri calciatori hanno lanciato sbagliando clamorosamente la porta.
Nessuno li reclama...
Ringhiano e saltano perchè sono più in basso rispetto al livello stradale e siccome Tabù gli ignora bellamente, si azzannano tra di loro.
Intelligenti.

Zagor il "mini-mannaro"


Svoltiamo di nuovo sulla nostra strada e last but not least, dobbiamo superare i possedimenti di Zagor, da me battezzato “il mini-mannaro”. 

Chi avesse dimestichezza con la trilogia del Signore degli Anelli pensi ai mannari che accompagnavano gli orchi per attaccare Rohan e ne faccia una versione alta 30 centimetri.
Spalle larghe, culo basso e stretto, faccia da carogna, ringhio inferocito: è lui la creatura di Tolkien.

Ci sarebbe anche un Labrador che cerca di farsi notare, ma è rinchiuso in un recinto in fondo ad un giardino e quindi troppo lontano per infastidirci.

Finalmente a casa.   
Gli abbai si stanno spegnendo lentamente e spesso il padrone di Urian mi prende in giro dicendo  che tutti sanno quando io e Tabù andiamo a fare il giretto. 

Sì, vorrei essere il Dottor Dolittle e cercare il dialogo con tutti questi quattro zampe scatenati. 
La serenità del paese ne avrebbe un gran giovamento.




domenica 25 novembre 2012

La foto della domenica - 25/11/2012

Domenica autunnale, nebbiosa e uggiosa, perfetta per cucinare il castagnaccio (da noi si chiama "bole").


Con questa foto partecipo all'iniziativa di Bim Bum Beta.



venerdì 23 novembre 2012

I libri dei miei viaggi

Eccola qui la nuova iniziativa di Monica Viaggi e Baci.

Mi trovo un po’ spiazzata perché è più facile che i miei viaggi trovino ispirazione da film, fiction o anche video musicali, piuttosto che da libri.

Leggere un libro è già viaggiare. 
Un viaggio virtuale, dove mi immagino i posti e le facce, dove ambiento tutte le mie congetture e quasi mai il luogo corrisponde pari pari a quello reale in cui si svolge l’azione.

Spesso le storie avvengono nel passato o nel futuro. Oppure le città sono inventate.

Comunque qualcosa ho trovato.

Io sono di Verona e sono cresciuta a pane e Romeo&Giulietta. 
Quindi parto con la tragedia di Shakespeare che è un classico intramontabile.

Dopo secoli le parole di questi sfortunati innamorati riescono ancora a toccare l’animo di una donna del XXI secolo…

“There is no world without Verona walls,
But purgatory, torture, hell itself.
Hence-banished is banish'd from the world,
And world's exile is death”

"L'amore è cieco e il buio gli si addice. Se l'amore è cieco tanto meglio si accorda con la notte.
(Benvolio - Atto II - Scena I)

Faccio un deciso salto di qualità (verso il basso) ma non importa.

Si legge anche per svagarsi e quindi ecco il famigerato Codice da Vinci di Dan Brown che ci ha condizionato non poco durante uno dei nostri frequenti viaggi a Parigi.  

Abbiamo cercato tutti i medaglioni di bronzo sui marciapiedi seguendo il primo meridiano, abbiamo visto St. Sulpice, abbiamo calpestato il parquet della galleria del Louvre cercando residui del pentacolo e ci siamo fermati davanti il quadro della Vergine delle Rocce di Leonardo immaginando di girarlo e trovare delle indicazioni misteriose…
Sotto la piramide del Louvre non poteva mancare il pellegrinaggio alla tomba di Maria Maddalena, perché anche se non è vero, è bello crederci un po'!

Sempre troppa gente al Louvre....

Risaliamo la china e diamoci alla poesia: “Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale

Il mio viaggio alle Cinque Terre è stato scandito da questa poesia che mi tornava in mente durante le lunghe camminate da un paese all’altro, su e giù per le ripide stradine a fianco dei vigneti, per le interminabili scalinate vedendo “il palpitare lontano di scaglie di mare”...

L'arrivo a Vernazza provenendo da Corniglia