domenica 31 ottobre 2010

Piccoli sogni americani

Oggi pomeriggio, mentre stavo truccando mia figlia da cantante "Visual kei" per la sua festa di Halloween pensavo che in fondo c'è da essere grati agli americani per questa tradizione, che da' un po' di allegria a questa giornata così uggiosa, con l'ora cambiata, la pioggia incessante e tutti che vanno al cimitero con i crisantemi del supermercato.

Non mi importa delle solite polemiche sulla festa commerciale, sul fatto che noi non c'entriamo nulla: ben vengano le occasioni di festa, da qualsiasi parte arrivi l'idea.

E dirò di più, questa non è l'unica tradizione dei nordamericani che amo e che vorrei adottassimo:
dov'è l'annuario scolastico? E il mitico ballo di fine anno, con il ragazzo che ti regala il fiore da mettere al polso? La cerimonia finale del liceo e dell'università con la toga e il tocco?

Vorrei aver avuto anch'io da sognare un vestito di satin per il ballo, i ragazzi con degli improbabili smoking, la palestra addobbata e l'enorme ciotola con il punch.
Avrei voluto ricevere un bel diploma arrotolato alla fine della quinta superiore e non dovere aspettare degli anni per andarmi a recuperare uno squallido foglio in segreteria.
Vorrei avere un annuario scolastico, con tutte le foto e la frase di ognuno sui propri sogni per il futuro, da sfogliare con nostalgia.

Vorrei anche il giorno del Ringraziamento, con il tacchino enorme e la salsa di mirtilli (suona orrendo, ma magari è buono), così, tanto per avere un'altra occasione per riunire tutti e tirar fuori la tovaglia ricamata e il servizio buono.

Una volta vorrei poter andare in un bar e trovare i pancakes con lo sciroppo d'acero, oppure i donuts pieni di zuccherini colorati.
Si sa che il cappuccino con la brioche è migliore, ma si fa così, tanto per rompere la monotonia.

L'unica cosa che veramente non mi piace, e che invece comincia a prendere piede, è il caffè lungo in quei bicchieroni con il coperchio... che brodaglia schifosa!

Qui proprio sono integralista: caffè espresso, nella tazzina di porcellana calda, possibilmente ristretto e con la sua bella schiumina sopra.
Starbucks...vade retro!
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sabato 30 ottobre 2010

Green therapy

Quando inizia questa stagione è facile farsi prendere da un minimo di sconforto.
Le giornate si accorciano bruscamente, la mattina c'è troppo freddo per uscire volentieri dal letto, il tempo o è nebbioso o piovoso.

Una delle strategie per "tirarmi su" è andare a fare un giro in un grande vivaio che c'è nelle vicinanze.

Appena entrati si viene circondati da un'atmosfera tropical-scic, fatta di mobili di vimini e oggetti di artigianato africano o simili, che mai comprerei, ma che ti trasportano subito lontano, al caldo.
I padiglioni si susseguono, tra arredamenti da giardino e terrazzo, gazebi e super barbeque, e finalmente si arriva a quelli delle piante.

Il primo è quello delle piante grasse e succulente.  Si va dalle gigantesche opuntie alle più microscopiche mammillarie, passando per le forme più strane, spinose e non, con fiori pazzeschi o contorte lanuggini che le coprono ad arte.
Un giardino "del deserto" può essere magnifico e io lo so per certo. Infatti quando ho attraversato l'Arizona, durante un bel viaggio nel sud ovest degli States, ho visto ville stupende simili ad haciende messicane, non circondate da prati ma da zone a pietrisco con enormi saguaro ed ogni tipo di cactacea.
Senza contare la comodità di non dover tagliare l'erba.

Poi si passa al padiglione delle piante da orto e da interni. Qui bisogna resistere.
Infatti le piante da appartamento possono essere costosissime ed hanno la caratteristica di essere belle solo nel vivaio e di trasformarsi in cadavere nel giro di poche settimane, nonostante cure assidue e paroline dolci.
Vani sono stati i tentativi di far sopravvivere le orchidee, caladio e ficus pumila, operazioni che riescono solo a Nero Wolfe.
Con tronchetti della felicità e pothos le cose vanno meglio, si riesce perfino a moltiplicarli, con grande soddisfazione e orgoglio.

Il padiglione più "corroborante" è quello dei fiori stagionali.  Lì l'occhio gode. E' un tripudio di colori e profumi e in fondo, con pochi euro, ti porti a casa l'allegria.
In questi giorni ci sono le viole, spettacolari, e poi ciclamini, eriche, peperoncini ornamentali, mini arbusti pieni di bacche rosa o rosse.  Se si è fortunati durano fino ad aprile e rallegrano il balcone durante l'inverno.
Un'altra bella cosa da fare adesso è piantare i bulbi primaverili.  Gli scegli tra le mille qualità di tulipani, narcisi, crochi, li pianti e te li dimentichi.  In marzo cominci ad avere le prime piacevoli sorprese.

In fondo come dice quel proverbio cinese:

Se vuoi essere felice un giorno, ubriacati;
se vuoi essere felice tre mesi, ammazza il maiale;
se vuoi essere felice sei mesi, sposati;
se vuoi essere felice tutta la vita,
diventa giardiniere." .
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giovedì 28 ottobre 2010

Una rotonda non si nega a nessuno

In questo periodo sto guidando molto.
Di solito faccio la passeggera e guardo l'orizzonte invece adesso sono costretta a guardare la strada...  e cosa vedo?
Una serie infinita di rotonde, intervallate da brevi rettilinei.

Qualcuno ha scoperto questa diavoleria che fa risparmiare semafori e guadagnare i vivaisti e allora via con arditi piani urbanistici, espropri e previsioni di futuri innesti di strade ancora inesistenti.
Intanto facciamo la rotonda, che va sempre bene, poi ci facciamo eventualmente arrivare delle strade.

Si va dalla rotonda tipo parco di Versailles, con fontane, colonnine e statue, così ampia che mentre la percorri ti sei già dimenticato dove dovevi svoltare e rifai il giro a delle mini rotonde di porfido col cucuzzolo che ti fa sbandare.

Ci sono le rotonde agricole, con filari di uva o alberi di olivo, botti, tini e vecchi aratri e quelle che servono per smaltire sculture comprate dalla giunta precedente e che bisogna mettere da qualche parte.

Dimmi che rotonda hai e ti dirò se l'assessore all'urbanistica abita lì vicino oppure no.

Io, per esempio, abito in una frazione dove abbiamo le nostre due brave rotonde, ma in una i pochi arbusti sono stati sopraffatti dalle infestanti, nell'altra hanno messo quattro tipi di ciottoli anche loro invasi dalle erbacce e in mezzo c'è un tristo palo della luce. Indovina dove abita l'assessore? Dove c'è una rotonda di porfido bicolore, con in mezzo una fontana in marmo con le luci all'interno...

Io non sono così negata alla guida da non capire che la rotonda spesso è utile, snellisce il traffico e così via, ma penso che si stia esagerando e soprattutto penso che moltissima gente debba ancora capire come funziona la questione PRECEDENZA.
Ci sono i cretini che inchiodano quando dovrebbero scorrere e quelli che pensano che venendo da destra possono immettersi impunemente.
Per non parlare delle rotonde con la doppia corsia....lì si rischia veramente.

Ma tant'è, adeguiamoci come sempre e speriamo che scoprano presto il teletrasporto.
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New York New York

Sono stata a New York un paio di volte. 
Vorrei davvero ritornarci.
Chissà...

La prima volta é stata parecchi anni fa alla fine di maggio.
Ero rimasta in contatto epistolare con un ragazzo che avevo conosciuto a Londra e dopo anni che mi continuava ad invitare per farmi vedere come diceva lui "the real New York" avevo finalmente trovato il tempo e i soldi per farlo.

Era, per i miei gusti, il padrone di casa ideale: quello che non c'è.  Faceva il fotografo free lance e perlopiù lavorava di notte per un giornale, quindi non ci incrociavamo mai.
Il suo appartamento era a fianco del Museo di Storia Naturale (sì proprio quello di Notte al Museo....) ed era perciò vicino a Central Park West.

Ho trascorso 15 giorni in totale autonomia, girando in lungo e in largo Manhattan e facendo anche una gita con lui a Coney Island, come i veri newyorkesi e mangiando un vero pranzo kosher a casa di sua sorella.

Tutti i luoghi comuni su New York, la malavita, l'indifferenza, la confusione non ci sono stati nella mia vacanza.
New York e i newyorkesi possono essere veramente speciali e meravigliosi. 
Ho incontrato persone gentili e disponibili.
Persone che mi hanno regalato il biglietto dell'autobus, che mi hanno consigliato luoghi particolari da visitare, che mi dicevano le poche parole di italiano che conoscevano appena scoprivano da dove venivo... simpatici e carini, veramente.

New York è una di quelle città dove è bello anche solo passeggiare. 
Ogni angolo ricorda un film che si è visto, e spesso ne stanno girando uno proprio in quel momento, con le rotaie montate per la macchina da presa e le transenne a fermare il traffico.

Io non mi stancavo mai di guardare in alto, questi grattacieli a specchio e tutte le bandiere esposte.
A me fanno allegria.
E le limousine lunghissime, gli idranti, i carrettini che vendono gli hot dog, l'aria calda che esce dalle grate sui marciapiedi.

Spesso la mattina entravo al Plaza per comperare il Corriere della Sera. 
I portieri in livrea ti salutano e dall'altra parte della strada vendono i bretzel che sono l'ideale per accompagnare la lettura del giornale su una panchina del parco.

La seconda volta ci sono tornata alla fine di novembre.
Solo un paio di giorni prima di proseguire per la California e l'Arizona.

La città era già addobbata per Natale e al Rockefeller Center la gente pattinava sotto la statua dorata.
E' stato ugualmente bello.
Anche se faceva già molto freddo, addirittura ha nevicato un po'.

Mi sono riparata dentro la Cattedrale di San Patrizio dove stavano celebrando una messa in latino, ma con l'accento americano, che ho trovato particolarmente suggestivo...

Sono anche salita in cima a una delle Twin Towers per fare delle foto... un ricordo che adesso è ancora più prezioso.
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lunedì 25 ottobre 2010

Atterraggio di un'indossatrice volante

Mentre mi aggiro pigramente per casa, ancora in pigiama alle 8.15 del mattino, penso a come cambiano le cose nella vita...

Del tipo: adesso sto anche tutto il giorno senza truccarmi, esco in tuta, la cosa non mi preoccupa minimamente.

Forse sono un po' pallida, ma in definitiva non così orrenda, mi pare.



C'è stato un tempo, molto molto lontano, in cui io ho fatto l'indossatrice.

Calma...non l'indossatrice tipo Naomi Campbell, ma quella che si chiama "indossatrice volante".

Stanca di essere disoccupata e contando sui commenti di parenti e amici sul mio aspetto: "che alta! Potresti fare l'indossatrice" avevo risposto ad un annuncio sul giornale e, accompagnata dal papà, ero andata in un grande albergo di Verona a conoscere un rappresentante di una importante azienda di abbigliamento.
Provati due o tre abiti (capi spalla per la precisione) avevo ottenuto subito il lavoro.

Mi sembra ancora impossibile, ma è andata proprio così.

Per un paio d'anni ho girato il nord Italia su un furgoncino, con un rappresentante bolognese molto simpatico che mi ha insegnato il nome di ogni stoffa e i segreti delle lavorazioni sartoriali e mi ha fatto conoscere i più bei ristoranti e bar pasticcerie di ogni città che visitavamo.

I lati negativi erano: sveglia alle 5.30, almeno 40 minuti per truccarmi pesantemente, 1 ora e mezza o anche due di strada, scaricare i vestiti sugli stand, 1 ora per mostrare 120 abiti (a me Fregoli fa un baffo...), scrivere l'ordine, ricaricare tutto.

Poi pranzavamo in qualche bel posto dove lui si limitava a ordinare mezze porzioni senza sugo e io, forte del mio metabolismo accelerato, mi strafogavo di specialità locali.
Pomeriggio stessa solfa.

Così per tre mesi, poi tre mesi di pausa, poi altri tre mesi con il nuovo campionario ecc.
C'è da dire che le stagioni erano scambiate e quindi mostravo capi estivi spogliandomi in gelidi camerini e cappotti in piena estate...

Comunque questa vita aveva fatto di me una vittima del look perfetto.

Non mi azzardavo a uscire di casa se non ero truccata a puntino, vestita con gli abbinamenti giusti e i giusti accessori, con le unghie smaltate.... una faticaccia!

Sul più bello, cioè quando stavo pensando di fare il grande salto e presentarmi a qualche agenzia milanese, una banca alla quale avevo fatto domanda di assunzione in passato mi chiamò e così smisi di "volare" e mi sedetti a una scrivania, sempre con il look perfettino però.

Ho cambiato diverse scrivanie e molti begli abiti, soprattutto tailleur, e sono stata salvata dall'incontro con mio marito che mi ha portata sui Colli Euganei a fare la viticoltrice...ma questa è tutta un'altra storia.
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mercoledì 20 ottobre 2010

Melting-pot

Questa mattina ho vissuto un momento di sbandamento della serie: "chi siamo?" "dove siamo" e soprattutto "dove andremo a finire?" ma se ci fosse stato Corrado Guzzanti avrebbe detto anche: "Quando stiamo facendo?!?".

Partita per fare la spesa mi sono fatta attrarre da un mega negozio cinese, di quelli dove c'è di tutto, dall'ago all'elefante e così ho trovato i famosi scaldamuscoli di aerobica memoria che mia figlia "vuole assolutamente", non per fare ginnastica ma per andare a scuola e vestirsi da personaggio dei manga (ognuno ha i suoi gusti...purtroppo).

Alla cassa una ragazzina microbo dagli occhi a mandorla urlava cose incomprensibili a un tipo dall'altra parte del negozio.
Davanti a me c'era una coppia che al momento di pagare ha iniziato a litigare in rumeno (almeno credo).

Quando le acque si sono calmate sono uscita alla svelta, rammaricandomi di non aver capito i motivi delle discussioni...in fondo siamo tutti un po' ficcanaso.

Sono entrata al Discount tedesco e lì mi sono persa nei prodotti della settimana ellenica, trovando finalmente i Lokum che non assaggiavo più dal viaggio in Turchia del '75.

A questo punto, mentre cercavo tra le mille lingue, le istruzioni in italiano per cucinare i cevapcici surgelati (in memoria del bellissimo mare di Rovigno), mi sono trovata a filosofeggiare su questa "società globale".

Oscillo tra l'ottimismo e la paura di non mangiare più il lesso con la pearà.
No, ne faranno una versione surgelata e sarà in vendita in tutti i discount del mondo.

Ok allora, vada per il melting pot!
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venerdì 15 ottobre 2010

Quando Facebook serve

Oggi è una di quelle giornate in cui mi sento di benedire Zuckerberg e la sua magnifica creazione.

Lo so, nel mio post del 27 luglio avevo detto che ero in fase "noia e disincanto", però avevo anche detto che ogni tanto accade il miracolo: si ritrova qualcuno che si cercava da tanto e che fa tanto piacere ritrovare.

Erano mesi che mi arrovellavo sui nomi delle mie compagne di stanza a Londra.
Nel lontanissimo 1980 ho lavorato part time in un ostello a South Kensington, dividendo la mia stanza con altre due ragazze australiane. La sistemazione era perfetta, il lavoro divertente e per niente pesante, la compagnia meravigliosa, fatta di giovani di tutto il mondo che venivano a passare qualche mese a Londra prima di iniziare la "vita vera".

Gay e Robyn erano le mie due coinquiline, coetanee ma molto più scafate: mi prendevano sempre in giro per la mia imbranataggine con gli uomini e per l'accento che mi faceva sembrare polacca...

E' rimasta storica la volta che le ho trovate completamente ubriache dopo che si erano scolate le mie tre bottiglie di Bardolino custodite gelosamente nell'armadio. Per non parlare di quando arrivavo in camera e subivo un fumo passivo non proprio di sigaretta...

Ma Gay era un diminutivo e solo ieri mi sono illuminata: Gabrielle! Ed era lì, con i suoi capelli rossi e il sorriso di allora.
Ed è stato bellissimo raccontarci tutta una vita e ricordare...

Si è laureata in psicologia e si occupa di risorse umane, ha due figli che sono più vecchi di noi allora  e  sbronze e spinelli sono solo un lontano ricordo... forse.

Melbourne è dall'altra parte del mondo, qui era mattina e la' sera, qui autunno e la' primavera, ma abbiamo chattato e il tempo e lo spazio per un po' erano spariti.   Troppo bello.
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martedì 12 ottobre 2010

Povero Yeti

Ecco che i cinesi non si smentiscono.
Non contenti di tenere in prigione fior di intellettuali alla faccia delle proteste internazionali, stanno per dar vita a una spedizione per rintracciare il mitico Yeti, per poter ingabbiare anche lui!

Invece di pensare a risolvere i molti problemi che hanno, dalla politica all'inquinamento, hanno pensato di stanziare 1,5 milioni di dollari per andare a rompere le scatole a questo poveretto che si presume viva sui 6000 metri, ben nascosto dalla civiltà e felice di esserlo.

Certo sarebbe una grande scoperta e loro avrebbero un bel ritorno di denaro tra documentari e visite turistiche... però che pena.  Se davvero esistesse non sarebbe una grande crudeltà darlo in pasto a tutti gli scienziati del mondo per misurarlo, esaminarlo ecc.?

E poi cos'è questa continua voglia di sfatare tutti i miti? Nessie, lo yeti, gli gnomi, le sirene, i lupi mannari, i fantasmi. Tutto si vuole spiegare, catalogare e razionalizzare.

Spero almeno che venda cara la pelle e che si guadagni la fama di "abominevole uomo delle nevi".
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lunedì 11 ottobre 2010

Rose is a rose is a rose is a rose

Carola Carulli mi mancava. Avevo già sentito Grazia Graziadei e Guido Guidi.
Lavorano tutti in Rai. Io sono una di quelle persone che ascoltano i nomi dei giornalisti, leggono le targhette sulle scrivanie e i titoli di coda dei film.

Così spesso mi trovo a ragionare sui meccanismi che hanno portato all'esistenza di un cognome, ma soprattutto sul perchè si abbinino certi nomi a certi cognomi.

Cosa passerà per la testa di alcuni genitori? Probabilmente così si illudono che il loro magnifico erede resti più impresso nella mente di chi lo incontrerà, ma a cosa serve ricordare un nome se magari dietro non c'è altro? Diventa solo un aneddoto da raccontare, come sto facendo io.

Un mio vicino di casa si chiamava Antonello Antonucci, una mia istruttrice di aerobica Franca Franchi. Cos'altro mi ricordo di loro? Nulla.

Le parole, i comportamenti, i fatti restano impressi, quanto al nome come diceva Shakespeare:
"che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo".

Quindi è sul "profumo" che potranno emanare i nostri figli che dobbiamo impegnarci come genitori e non sul semplice nome.  Magari bastasse quello per garantirgli un luminoso futuro...
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giovedì 7 ottobre 2010

Follia bionda

Oh, ma questa è bella: una società lituana ha deciso di aprire un mega resort su un atollo delle Maldive gestito solo da bionde.

Quando la realtà supera la fantasia: superato Moonraker, superati La donna perfetta e La rivincita delle bionde, quasi superato Hitler...

La spiegazione cervellotica è che si vuole dimostrare che le bionde non sono sceme, ma perfettamente in grado di svolgere qualsiasi lavoro dalla dirigente alla bagnina (ma questo già lo sapevamo grazie a Baywatch).

E pensare che già mi infastidisco quando parlano di festa della donna, di pari opportunità, di quote rosa, quasi che noi donne fossimo una specie protetta o così sfigata da avere bisogno di feste, leggi speciali e raccolte di firme e di fondi.

Accettare queste cose è ammettere di essere discriminate, di essere inferiori, di valere di meno.
Sarà un'utopia ma io vorrei che fossimo tutti giudicati per quello che valiamo e che dimostriamo con il nostro operato: di qualsiasi sesso e colore siamo.

Invece queste lituane sono lì, belle sorridenti, pronte a dimostrare cose che non sono affatto da dimostrare e, fatto ancora più irritante, a giudicare dal colore delle sopracciglia e della ricrescita, alcune sono bionde come me!
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lunedì 4 ottobre 2010

Altro che CSI !

Giorni fa mi è capitato di leggere una notizia di cronaca abbastanza inquietante, evidentemente solo per me, dato che non è stata ripresa da alcun telegionale.
Sulle coste nord occidentali degli Stati Uniti è stato trovato un piede dentro a una scarpa da ginnastica. E' il nono nel giro di un anno e mezzo circa.  Sempre piedi, sempre in scarpe da ginnastica ma di marche diverse, non appartenenti ad alcuna persona dichiarata scomparsa...

Ma cosa cavolo sta succedendo, dico io ?!?!?

Dove sono tutte quelle squadre di investigatori fighi che ci mostrano in CSI, NCIS, Bones e via dicendo oppure quei personaggi tipo Key Scarpetta o Lincoln Rhyme che trovano soluzioni partendo da un frammento di osso?

Stiamo lì, a passare le serate guardando personaggi apparentemente reali, che usano strumenti meravigliosi che scandagliano la nostra sostanza fino ai quark, che raccolgono e catalogano ogni tipo di schifezza organica e non, che nel giro di 50 minuti ti spiegano vita morte e miracoli del malcapitato inquadrato sul tavolo del patologo di turno, e ci convinciamo che esistano davvero.

Ma quando mai?  Senza sforzarmi troppo mi vengono in mente decine di casi irrisolti e di misteri che rimarranno tali per sempre.
Via Poma, Cogne, Olgiata, Perugia e poi sparizioni mai risolte come quelle del Monte Faito o di Mazara del Vallo.

Il delitto perfetto esiste... e Hitchcock purtroppo non c'entra per niente.
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domenica 3 ottobre 2010

C'è tutto un mondo intorno...

E' strano come a volte ci capiti di scoprire tutto un mondo fatto di attività e persone vicine a noi che non conoscevamo assolutamente.

Oggi pomeriggio mi sono avventurata a un paio di chilometri da casa mia, in una zona industriale dove di solito vado a sollecitare il mio falegname di fiducia per la consegna di qualche mensolina, a vedere le dimostrazioni delle varie attività proposte da un circolo di ballo e affini.

La scusa ufficiale era un ipotetico corso di capoeira che mia figlia vorrebbe iniziare.  Trattasi di arte marziale brasiliana, fatta di acrobazie e movimenti sinuosi in cui sono proprio curiosa di vederla cimentarsi....

Innanzitutto bisogna descrivere il luogo: un capannone anonimo all'esterno ma tipo spiaggia tropicale all'interno, con tanto di affreschi con palme e banani, casette, rocce tipo Gardaland e tavolini pieni della più varia umanità.
C'erano gruppi di vecchie zitelle con il golfino con gli strass, coppiette di mezza età, giovani in tuta, ragazzi in jeans e camperos, ragazzine in short e All stars.

Abbiamo assistito alla lezione di disco dance, tipo ballo di gruppo che John Travolta faceva ne "La febbre del sabato sera", a quella di country che mi ha fatto venire voglia di provarci...  e ogni tipo di ballo sudamericano e perfino la danza del ventre.

Beh, che storia! Sembravano tutti contenti.  Sicuramente ballare fa bene allo spirito... al corpo non ci giurerei visto le pance in bella mostra.
Comunque...terremo presente.
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