La mia, come ho avuto modo di raccontare più volte, è un’età
maledetta.
Mi capita di desiderare così ardentemente di poter tornare
indietro nel tempo e poter cambiare alcune scelte che spesso mi ritrovo a fare
dei sogni in cui lo faccio veramente.
Come in quei film, mi vengono in mente "Peggy Sue si è
sposata" o anche "30 anni in un secondo", dove le protagoniste o sono adulte e
tornano alla loro adolescenza o viceversa da adolescenti desiderano essere
adulte e ci riescono.
In questo modo riparano o prevengono errori ed
omissioni fatti durante gli anni.
In questo gioco mentale si esce sempre perdenti, visto che
non si è dentro ad un film e quello che è fatto è fatto… o non fatto.
Che poi non vorrei assolutamente cambiare la mia vita di
adesso, ma solo quello che precede l'incontro con mio marito.
E ce ne sarebbe!
Diciamo dai 16 anni ai 32.
Io sono una che si è divertita poco, per esempio. Ma veramente.
Sempre a casa, sempre a studiare, sempre con i miei
genitori, silenziosa e ubbidiente.
Ma perché? Nessuno mi
ha dato una medaglia per questo.
Quanti ragazzi che non ho baciato!
Quanti anni ad aspettare “quello giusto” per
poi sbagliare clamorosamente.
Potevo fare come la mia migliore amica che mi diceva sempre:
“se non provi, come fai a sapere che è quello giusto?”.
Lei non l’ha ancora trovato ma si è divertita decisamente
più di me.
Mai fatto “berna” (termine veronese per bigiare la
scuola).
Sapevo imitare benissimo la firma dei miei.
Potevo farmi un giro anch’io da qualche parte e saltare il
compito di matematica.
Probabilmente la mia media sarebbe addirittura
migliorata.
Quanti scrupoli inutili.
Anche a Londra.
Ero lì da sola, libera e felice, padrona del
mio tempo e dei miei soldi.
Quella volta a Soho potevo farmi il tatuaggio sul polso che
desideravo tanto!
Invece l’ombra
minacciosa di mia madre mi seguiva sempre e così ho ripiegato su due buchi in
un lobo.
Grande trasgressione!
Se non ti fai un tatuaggio a 20 anni quando devi fartelo?
Adesso, che sulla pelle floscia verrebbe
tutto sfuocato?
Anche la ciocca di capelli blu. Lì potevo farmela. Avevo
pure l’amico parrucchiere.
Ma niente, troppa paura.
Così ho permesso a mia figlia di tingere
la frangia di verde in una specie di nemesi che capisco solo io.
E le feste che, colpita da sindrome di Cenerentola, decidevo
di lasciare prima di mezzanotte?
Perché poi è tardi, mi sgridano, domani lavoro…
Bere? Fumare? Non pervenuti.
Ascoltare gli aneddoti di quelli che ti raccontano di quella
volta mitica in cui si sono ubriacati o si sono svegliati in un posto senza
sapere come c’erano arrivati.
Ecco, io non posso raccontare niente di tutto ciò.
E il
concerto The Wall dei Pink Floyd a Earls Court?
Ero lì e ci sono andati
tutti mentre io ho pensato di rinunciare. Non mi ricordo nemmeno perché. Forse
per risparmiare, che idiota!
Adesso mi concentro.
Mi rannicchio in un angolino con le
mani sulle tempie e ci provo.
“Fammi
tornare indietro” “Fammi tornare indietro” “ Ti prego, NON sarò brava…..”
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