giovedì 30 giugno 2011

Lacus eroticus

In mezzo alle desolanti news diffuse da notiziari e giornali ecco finalmente una notizia simpatica:

martedì sera un gruppo di ragazzini è riuscito a superare i firewall del maxischermo di Lazise del Garda che invece di trasmettere informazioni per i turisti ha iniziato a diffondere i filmini hard di Youporn.

Sembra che a memoria d'uomo la piazza non fosse mai stata così gremita, con pizzaioli e camerieri molto distratti e cittadini e turisti che hanno stazionato per ore davanti lo schermo, ridacchiando e commentando le scene più interessanti.

Insomma il proverbio "Veronesi tuti mati" è sempre valido e si adegua alle nuove tecnologie...

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mercoledì 29 giugno 2011

Cooking mania

Avevo letto da qualche parte che basta solo immaginare di mangiare un cibo appetitoso che i nostri succhi gastrici si mettono in moto e quindi, se poi lo stomaco non si riempie, si può innescare il meccanismo dell'ulcera.

Forse non è vero, fattostà che secondo me i programmi televisivi degli ultimi tempi fanno di tutto per creare o degli obesi o dei frustrati magri, ma incattiviti.

Non c'è canale, non c'è orario in cui non vada in onda un programma di cucina.
Dirette e repliche, italiani o stranieri, siamo bersagliati da ricette, chef, cuochi amatoriali e simpatizzanti vari.

Quando ero piccola c'erano solo Ave Ninchi con Luigi Veronelli che intrattenevano il pubblico con i loro battibecchi e i loro piatti tradizionali della cucina italiana.

Adesso chiunque cucina, dalle conduttrici sportive alle giornaliste di cronaca. Ci sono gli chef per un giorno e veri chef bellocci che ammiccano alle telespettatrici come dei seduttori incalliti.
Imperversa Gordon Ramsay, un collerico scozzese con la mania per i pettini di mare e il filetto alla Wellington e una strana idea sui primi italiani che propone sempre come antipasto...

Intere famiglie di grassi pasticceri italo-americani preparano dolci da coma glicemico mentre altri fanno la gara a chi fa la torta più alta.
Tutti sono in competizione, tutti propongono piatti facili e veloci.  Tutti spadellano e si leccano le dita.

Poi capiti su Medicina 33 dove il tristo Onder descrive le malattie provocate dall'alimentazione troppo ricca e consiglia solo insalate miste e petti di pollo alla griglia.

E' dura resistere. A me piace anche cucinare così voglio vedere come riesce un piatto o un dolce.  Intanto lo stomaco inizia a brontolare e mia figlia ha già la lacrima, allora dai...proviamo questo piatto della Parodi e quest'altro di Borghese.

No, il pasticcio di carne di Ramsay, no.
Non sia mai che un'italiana ascolta un cuoco scozzese!
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lunedì 27 giugno 2011

No end, no party

Capita che sulla pagina di Facebook mi arrivino inviti ad eventi.
I più disparati: scalate notturne sul monte Baldo, cene con vecchi amici miei o di mio marito, degustazioni di Recioto e così via.

Ultimamente ricevo da più amici inviti a party per il 21 dicembre 2012.
Si va dal ritrovo per uccidere gli zombie, a feste tipo orge, a raduni di preghiera.
Quello della mega festa ha già più di 100.000 iscritti.

Io sono perplessa.

Stamattina leggo su Repubblica.it che in Francia c'è un ridente paesino sotto il monte Bugarach che ci offre una speranza.
Nella notte dell'Apocalisse alieni benevoli ci apriranno una porta spazio temporale da dove passare per salvarsi.

Sembra che molti abbiano già comprato una seconda casa (tanto il mutuo non devono finire di pagarlo...) e che l'unica soluzione sia andare lì, sotto questo monte già meta di hippies negli anni '70 e adesso di gruppi new-age convinti.

Che fare? Essere fatalisti, continuare a vivere come nulla fosse, fare progetti a lungo termine, comprare Buoni del Tesoro poliennali oppure dar fondo a tutto, vendere ogni bene, divertirsi, viaggiare e, mal che vada, farsi trovare vicino al monte francese...che non si sa mai?

C'è ancora un po' di tempo per decidere.
Io, comunque, ho nella dispensa delle scatolette di tonno che scadono nel 2013 e dei ceci addirittura nel 2014.  Che sia un segno positivo?
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sabato 25 giugno 2011

Maledetta nouvelle cuisine

"Quando la roba l'è poca, l'è anca trista".
Ieri sera al ristorante mi è venuto in mente questo, che è uno dei tanti proverbi veronesi che mia madre cita spesso.

Io, pur non essendo una che mangia come Obelix, amo ricevere porzioni umane e non lillipuziane.
Invece sempre più spesso di proporzioni abbondanti ci sono solo i sottopiatti e, purtroppo, il conto.

Se vado in un ristorante che mi propone di antipasto un'impepata di cozze e poi di piatto forte una grigliata di pesce con contorno di verdura, io mi aspetto le seguenti cose:

  • una bella ciotola di cozze con il loro bravo brodino e delle fette di pane abbrustolito
  • un piatto ovale centrale con un assortimento di pesci e crostacei interi, spicchi di limone e prezzemolo
  • delle fette di peperone, zucchine e melanzana grigliate, magari con qualche cipollotto e qualche fungo.
Quello che ho ricevuto è stato:
  • un piattino quadrato con dieci cozze asciutte e due bocconcini di pane zuppo
  • un piattone quadrato con al centro una falda di peperone e mezza fetta di melanzana, ai lati della polpa di pesce spezzettata, tiepida, forse 80 grammi in tutto
  • moltissimo prezzemolo tritato tutto intorno, a ghirigori
  • tre spicchi di limone al centro del tavolo, da giocarsi a pari e dispari (eravamo in 18)
Qualcuno deve aver intuito il malcontento generale e ha fatto arrivare, come omaggio dello chef, due gamberi a testa, tenaci come il caucciù.
Capito che avevano fatto "peso tacòn del buso" (altro proverbio veronese), hanno pensato bene di portare al posto del caffè, ma dopo il dolce, una terrina di spaghetti aglio, olio e peperoncino.

Ormai era passata mezzanotte e non avevamo più la forza di lamentarci. Ci aspettava anche un'ora di autostrada. Ci siamo bevuti pure il limoncello per esorcizzare l'aglio che voleva risalire prepotentemente.
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giovedì 23 giugno 2011

Istintivamente selettive

Anche oggi non ci siamo fatti mancare il solito articolo "scientifico".  (corriere.it/salute)

Questa volta siamo in Scozia e i nostri cervelloni in kilt hanno scoperto che noi donne sappiamo capire dai tratti somatici se un uomo è stressato oppure no.

C'è anche una fregatura.

Cioè se il tipo in questione è molto macho, ci confondiamo, e magari lo scegliamo ugualmente (della serie: mai sprecare un macho disponibile...), ma non per una relazione duratura.

Infatti pare che troppo testosterone indebolisca le difese immunitarie e così noi, sempre previdenti, preferiamo sposare uno più affidabile e riservare al macho di turno solo la famosa "scopata senza cerniera" di cui parlava Erica Jong in Paura di volare.

E pure questa volta occorreva uno studio universitario per capire questa cosa.

Noi donne gli uomini che incontriamo li inquadriamo subito.
Dopo capita che non ascoltiamo l'istinto e ci incaponiamo con la persona sbagliata, ma sfido qualsiasi donna che abbia passato i trenta a non capire dopo cinque minuti che uomo ha difronte.

C'è una bellissima scena nel film "Il grande freddo" che parla proprio di questa triste capacità che sviluppano soprattutto le single in cerca di padri per i propri figli immaginari.

Ti presentano qualcuno, o peggio, esci per un appuntamento al buio, e ti trovi a viaggiare con la mente su due binari differenti: il primo risponde meccanicamente per educazione e il secondo ti fa desiderare spasmodicamente di essere di nuovo al sicuro a casa tua, sola.

Si è sempre parlato di intuito femminile e io sono convinta che esista e anche molto forte.
Ma secoli di civilizzazione, di esortazioni ad essere razionali e anche di prese in giro, ci hanno frenato.

Così ogni volta che sapremmo già come comportarci ci troviamo invece a ponderare, a valutare, a pensare come delle ragioniere per far quadrare i conti.
Che generalmente non tornano.

Così tocca ai soliti ricercatori di turno pubblicare lo studio che ci spiega quello che sapevamo già.
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martedì 21 giugno 2011

Incubo maturità

In questi giorni si fa un gran parlare degli imminenti esami di maturità.

I mass-media ci tediano con i soliti discorsi su "toto-tema", su alimentazione e rapporto sonno-veglia perfetti per l'occasione, su come vestirsi per gli orali e, novità di quest'anno, sulla seguente questione: è più utile lasciar copiare o, viceversa, aumentare i controlli e le punizioni?

Psicologi, sociologi e perditempo vari si interrogano su questo problema vitale.
Questi giovani, che saranno la nostra futura classe dirigente, potrebbero subire un trauma umiliante oppure abbracciare per sempre la logica della disonestà e dei "furbetti del quartierino"?

Come sempre un sano buon senso risolverebbe tutto, ma se dobbiamo proprio parlarne...parliamone.

Racconterò la mia storia che, sebbene siano passati decenni, può essere emblematica.

Non ero la prima della classe, ma tanta era la paura di essere rimandata che riuscivo a barcamenarmi discretamente.

I miei genitori mi avevano imposto una scuola dove le uniche materie che mi piacevano erano inglese, italiano e geografia.
Sopportavo steno-dattilo e ginnastica. Odiavo diritto, scienza delle finanze, tedesco e, su tutte, matematica attuariale e statistica.

Sarei diventata "Corrispondente in lingue estere e perito aziendale". Bleah.

Ai miei tempi l'esame di maturità consisteva in due scritti e due orali (con una materia scelta dallo studente e una dalla commissione).

Ho studiato molto, con metodo, avevo anche registrato la mia voce che leggeva i vari libri così mi ascoltavo quando facevo altro.

Poi avevo preparato una decina di temi "papabili" e li avevo trascritti su rotolini di carta da nascondere nell'astuccio.

Siccome era uscito tedesco (che fortuna...) avevo scritto a matita varie regole mimetizzate nelle pagine del dizionario.

E, ultima grande furbata, avevo scelto matematica come seconda materia orale, in modo da studiarla a memoria ed essere sicura che non me l'avrebbero cambiata (nessuno voleva portarla).

Le cose sono andate così: il tema era uno di quelli che avevo preparato, così l'ho copiato di sana pianta e ho preso 8 e mezzo. 

Tedesco sono riuscita a tradurlo quasi bene, grazie agli appunti nascosti, prendendo un miracoloso 7 e mezzo.

Avevo gli orali il terzo giorno così sono andata ad ascoltare le mie compagne per rendermi conto delle domande che faceva la commissione.

Sapevo tutto. 
Tecnica, la mia prima materia, la recitavo come l`Ave Maria e anche matematica.
Conoscevo tutti i meandri degli ammortamenti, degli interessi progressivi, del corso secco e tel quel.

Ero in una botte di ferro.

Sono partita benissimo con tecnica. Tutto OK.

Mi siedo davanti il professore di matematica che guardandomi sornione fa: "beh, dopo tre giorni di matematica attuariale mi sarei anche stancato... perchè non mi parla dei piani cartesiani?".

Balbettando ho ribattuto che era un argomento di prima.
Errore tattico gravissimo. 
Ha cominciato a chiedermi qualsiasi cosa di matematica "vera" e io che dicevo: "ma non posso farle un problema sulle scorte? O un calcolo di mutuo indicizzato?".

Così ho preso un bel 4 tondo.

Sono uscita con 48/60, appena sufficiente per partecipare ai concorsi bancari a cui tanto tenevano i miei genitori.

La morale è che negli esami, come nella vita, serve impegnarsi ma anche fare i furbi ogni tanto paga.
Però in tutte e due i casi non bisogna essere approssimativi.


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sabato 18 giugno 2011

Incontri ravvicinati

Wow, questa mattina ho visto da vicino Giorgio Napolitano. Sì, proprio il Presidente della Repubblica.

L'incontro è stato del tutto fortuito.  Eravamo partiti presto per andare a visitare la mostra di Marc Chagall a Palazzo Forti.
Invece, per quei misteri della gestione dei musei e gallerie, non apriva fino alle 10.30.
Così alle 9.00 ci trovavamo lì vicino, dove c'è l'albergo più elegante della città, e il dispiegamento di polizia, carabinieri e Thema blindate ci ha fatto capire che qualcuno di importante doveva uscire da lì a poco.
Ieri sera c'è stata la prima de "La Traviata" in Arena e il Presidente era l'invitato d'onore.
E' un uomo minuto, anziano ma ancora in gamba, da quel che ho potuto vedere.

La breve attesa fuori l'albergo mi ha fatto tornare con la memoria a moltissimi anni fa, quando invece di qualche minuto ho atteso a lungo, nello stesso punto, l'arrivo di un'altra persona famosa, ma di tutt'altro genere.

Si trattava di Kabir Bedi, l'attore indiano che aveva interpretato Sandokan nel famoso sceneggiato televisivo.
Io ero una delle tante ragazzine innamorate di lui e siccome era in visita in Italia correva voce che avrebbe fatto tappa anche a Verona, città natale di Emilio Salgari.
Per l'occasione la targa apposta sulla casa dove era nato lo scrittore era stata ripulita e tutti dicevano che l'attore sarebbe sicuramente arrivato a visitare la mia città.

Così, per quegli strani fenomeni di passa parola, per cui una voce a poco a poco diventa una notizia certa, ci siamo trovati in centinaia fuori l'albergo, ad aspettare al freddo per ore.

Inutile dire che il bel Kabir se n'è rimasto a Roma, dove insieme alla fidanzata dell'epoca è stato ospite di vari programmi televisivi per poi tornarsene in India, alla faccia di noi povere ingenue veronesi.

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mercoledì 15 giugno 2011

Soli e incarogniti

Seguo un blog molto bello scritto dalle giornaliste del Corriere della Sera.
Si chiama "La 27esima ora" e tratta dei più vari argomenti, seri, semiseri e non.

Ha un grosso seguito e lo trovo istruttivo anche da un punto di vista "sociologico", nel senso che i commenti ai vari post sono spesso per me occasione di confronto, di conforto e talvolta di sconforto.

Oggi uno dei post trattava di femminismo, non nel senso di traguardi raggiunti, di lotte, di reggiseni bruciati ecc., ma si chiedeva se si può essere femministe e gradire e/o pretendere ugualmente le galanterie di un uomo.

L'autrice elencava atteggiamenti per lei positivi, tipo lui che ti apre la portiera o ti offre la cena, oppure che fa il primo passo (...) o che gentilmente elimina il topo morto che il tuo gatto ha lasciato sullo zerbino.

Si è scatenato un putiferio.
Pasionarie irriducibili biasimavano ogni tipo di galanteria, della serie la portiera me la apro da sola e guai se prova a pagare.

Dall'altro lato uomini avvelenati dicevano che non si azzardano più a dare il braccio ad una donna per timore di essere accusati di molestie...

Io ho fatto il mio commento, tra il serio e il faceto come spesso faccio, premettendo che mi pare che da ambo le parti manchi sempre l'ironia e ci sia invece un generale inasprimento dei rapporti che non mi dice niente di buono.

Ma, dico io, ci sarà una via di mezzo tra il pretendere il giusto rispetto e fare e ricevere qualche carineria?
E' così umiliante stare al braccio di un uomo che ti tiene sotto il suo ombrello? E' chiaro che siamo in grado di ripararci da sole, come siamo in grado di aprirci la portiera o di pagarci una cena.

Cos'è tutto questo furore?

Non è umiliante accettare che un uomo possa sollevare un pacco pesante più facilmente di noi o che sia più abile a riparare qualcosa.
Noi probabilmente stiriamo meglio o potiamo meglio le rose.

O anche no.  Ognuno può essere in grado di fare tutto da solo, applicandosi, ma perchè?
Per essere da solo, appunto.

E' una specie di guerra che porta unicamente all'isolamento. Ognuno nel suo fortino, tosto e indipendente.

Sai che conquista.
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martedì 14 giugno 2011

Vincite ipotetiche

Non sono un'assidua giocatrice di schedine e Gratta e Vinci, ma ogni tanto ci provo.

La settimana scorsa, per esempio, avevo tentato con la super estrazione Si Vince Tutto SuperEnalotto.

Mi sembrava una bella idea come regalo di compleanno.

Non ho vinto, chiaramente.

In ogni caso ho provato a immaginare cosa avrei fatto se le cose fossero andate diversamente.
Oggi leggo su Corriere.it che è stato fatto il solito studio "serio" sui progetti di uomini e donne rispetto ad una grossa vincita.
Emerge che i desideri sono diversi a seconda del sesso (ma va?) e che quindi gli uomini preferiscono rincorrere uno stile di vita da playboy milionario e le donne desiderano seconde case, diamanti e scarpe firmate.

Così giungo alla conclusione che per una coppia è meglio non vincere grosse somme, altrimenti si divorzia subito.

Anche con mio marito si è parlato talvolta di cosa avremmo fatto se fossimo improvvisamente diventati ricchissimi.

Lui ovviamente smetterebbe di lavorare subito (come biasimarlo) e comprerebbe una casa grandissima dove poter esporre le sue collezioni, che a questo punto aumenterebbero a dismisura, cominciando a far concorrenza ai vari musei già esistenti.
Farebbe man bassa di obiettivi fotografici e attrezzi sofisticatissimi per il bricolage e sicuramente pianterebbe un paio di filari di vite.
In definitiva si creerebbe un suo paradiso dal quale uscire rarissimamente.

Viceversa io vorrei partire e visitare a tappeto tutto il mondo.
Senza fretta, senza problemi di prenotazioni, fermandomi dove mi piace sia a dormire che a mangiare, senza nemmeno leggere i prezzi.  

Lui vorrebbe comprare una barca a vela e una casa in montagna, mentre io mi preoccupo di dove sistemare la barca quando non la si usa (cioè quasi sempre) e dei vandali/ladri che sicuramente andrebbero in uno chalet isolato.

"Lo vedi? Non abbiamo ancora vinto e stiamo già discutendo!" E' sempre così che va a finire questo discorso.

Così ogni volta che gioco, in fondo in fondo mi auguro di vincere...ma non troppo da stravolgermi la vita, che è bella anche così.
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domenica 12 giugno 2011

Votate, votate

Votare ho votato.  Anche quest'anno.

Sì perchè guardando la mia scheda si può notare che da quando abito qui, cioè dal 28 agosto 2001, ogni anno c'è stata qualche convocazione elettorale.
Amministrative, politiche, europee e referendum, equamente distribuiti.

Io non ho mai capito perchè non si possono ottimizzare le elezioni.

Soprattutto le amministrative. Chissà quanti soldi buttati tra montare e smontare i seggi e i pannelli per i manifesti, convocare gli scrutatori, mettere in moto tutto il discorso dei conteggi ecc. ecc.
Sono misteri insondabili...

Una volta anch'io ho fatto la scrutatrice.
Eh sì, tra le mie molteplici esperienze di vita, annovero anche questa.
Era giugno e stavo preparando la maturità. Allora gli esami iniziavano in luglio.
Mi sono smazzata sia le politiche che le europee la domenica successiva.

Una noia mortale.
Si è iniziato il sabato pomeriggio, con ore e ore di firme sulle schede e sui registri.
All'alba della domenica in motorino ho raggiunto il seggio, che si trovava in una scuola elementare di Borgo Trento (il quartiere "in" di Verona).
Lì ho trascorso ore interminabili, in un'atmosfera surreale, tra il caldo, la sonnolenza, l'assurdità di tutto il procedimento (si è in 5 quando in 2 si farebbe tutto comunque...) e qualche minuto di svago perchè amici avevano organizzato un pellegrinaggio per venirmi a sostenere.

Ricordo che la sera bisognava chiudere la porta apponendo dei sigilli, con firme anche lì, una cosa tipo "scena del crimine".
Lunedì mattina altre ore lunghissime da trascorrere e poi l'orrore dello spoglio delle schede.
Lì c'è stata un po' di vita quando qualche voto era dubbio o c'era qualche parolaccia anzichè la croce. Ma poca roba.
Abbiamo riempito sacchi e sacchi pesanti e li abbiamo portati in centro, dove c'era il punto di raccolta.

Se non altro ero riuscita a ripassare quasi tutto il libro di tecnica.

Il fine settimana dopo, stessa tortura. Per fortuna senza il lunedì. Però per questo motivo lo spoglio delle schede si è protratto fino a notte fonda, con arrivo in centro verso le 2 del mattino.

Unico momento di risveglio dal torpore è stato quando è venuto a votare Franco Oppini, dei Gatti di Vicolo Miracoli.

Era alto e quasi famoso. Fidanzato con tale Alba Parietti, che poi ha sposato poveretto.
Altri guizzi non ce ne sono stati.

Mi hanno pagato quasi un anno dopo.
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sabato 11 giugno 2011

Lezioni d'amore

Ho letto questo bell'articolo che parla dell'educazione sentimentale che bisognerebbe dare ai propri figli (Corriere.it).
Specifico: non "sesso - istruzioni per l'uso", ma una specie di "amore e dintorni - come destreggiarsi".

L'autrice giustamente sottolinea come si sia passati da anni in cui i genitori non parlavano assolutamente ne' di sesso ne' di sentimenti ad altri anni in cui si limitavano a dire: "fai quello che vuoi, ma stai attento".
In effetti, non ci siamo.

Io, tanto per fare l'esempio pratico, dai miei genitori ho avuto poche nozioni "tecniche" quando avevo circa 10 anni e poi vaghi accenni e soprattutto cambi di discorso imbarazzati.

Una volta, avrò avuto 13 anni, chiesi a mia madre se era vero che baciando un uomo si dovesse usare anche la lingua e lei mi rispose seccamente che solo le prostitute lo facevano.
E poi si dice che una cresce complessata....

Per quanto riguarda poi i sentimenti, cioè quello che veramente si dovrebbe desiderare da un rapporto per stare bene, io non ho mai pensato di domandarlo ai miei.
Loro si amavano sicuramente, ma io ero completamente tagliata fuori. Un'intrusa.
Per esempio, avevo la proibizione di entrare in camera loro, sempre.

A loro volta avevano avuto dei genitori molto distanti, di quelli a cui bisogna dare del lei (o del voi, vista l'epoca) ed era assurdo pretendere confidenze e consigli su questi argomenti.
Così la mia istruzione sentimentale è stata molto "fai da te".  I libri di Alberoni, di Fromm, di Russell.
Love story letto di nascosto e anche L'amante di Lady Chatterley.

E poi la scoperta che sto tentando di trasmettere a mia figlia: in amore non bisogna fare niente per forza.
Non bisogna avere un ragazzo, solo perchè ce l'hanno le altre.
Non bisogna fare sesso, solo perchè lui te lo chiede.
Non bisogna frequentare un ragazzo se questo non ci rende felici.
E' così semplice: l'amore è condivisione, se uno dei due si sforza, non ci siamo.

Io invece ho impiegato anni a capirlo.  Mi sono fatta trattare male, ho tentato di farmi piacere cose che non mi piacevano affatto, volevo uniformarmi a quello che pensavo fosse lo standard, in definitiva pensavo di essere io sbagliata se ero sola o se non mi piaceva il tal ragazzo.

Ognuno ha i suoi tempi e soprattutto i suoi gusti.
Bisogna perseguire i propri obiettivi sentimentali e non scendere a compromessi. Almeno in questo campo.
La vita ci chiede già tanti "aggiustamenti" in ogni situazione.

La felicità in amore è troppo importante per accontentarsi.

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giovedì 9 giugno 2011

Venghino signori venghino

La notizia è ghiotta: Leonardo Di Caprio avrebbe comprato un mega attico a Verona, con tanto di vista su l'Arena.  (leggi articolo)

Ci risiamo.  Dopo la super coppia Pitt-Jolie, di cui avevo scritto lo scorso anno, un altro divo americano arriva carico di dollari a movimentare la paciosa scena scaligera.

Insomma, se proprio devono arrivare degli extracomunitari, immagino che il caro Tosi preferisca quelli di questo genere.

Che dire del bel Leonardo? Io sono una delle poche, credo, a non aver affatto subito il suo fascino.
Quando ha recitato in Titanic era troppo efebico e dopo è diventato "faccione" e mi ha detto ancora meno.
Resta comunque un ottimo attore. Fin dagli esordi devo dire.

Ma io preferisco altri generi, tipo Clive Owen o Viggo Mortensen ne "Il Signore degli Anelli", tipi un po' "stropicciati", bisognosi di una bella strigliata...
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mercoledì 8 giugno 2011

Il gioco della borsa


Questa è un'idea che ho rubato da un blog che seguo (Una civetta e tre quarti) che a sua volta l'aveva rubata ad un'altra blogger e così via, come una specie di catena di Sant'Antonio, ma senza minacce di tremende sventure se non la si fa.

  1. Borsa preferita del momento.  Attendo fiduciosa che mio marito mi regali anche i nuovi modelli...
  2. Occhiali da sole con custodia troppo ingombrante, ma necessaria altrimenti li rompo subito come sempre
  3. Polaroid della mia amica Betty, che dovrei portarle, ma mi sono dimenticata
  4. Caramelline gommose tedesche, arrivate da qualche fiera dove è stato mio marito
  5. Lista della spesa di oggi con scontrino e Gratta e Vinci dell'Iperfamila
  6. Fazzoletti di carta
  7. Portafoglio con pochi soldi, ma tante foto di famiglia
  8. Mondo Sudoku, utilissimo per ammazzare i tempi di attesa. Dura settimane, anche mesi
  9. Penna "tamarra", con luce e accessori tipo coltellino svizzero
  10. Rossetto "rimpolpante" e correttore. Certo non fanno miracoli, ma meglio di niente
  11. Chiavi di casa. Il portachiavi me l'ha portato un mio vecchio capo dalla Grecia più di 20 anni fa
  12. Bloc-Notes per non perdere l'ispirazione se arriva lontano dal computer
  13. Telefonino antidiluviano. Fa le foto con una risoluzione di 3 o 4 pixel
  14. Cerotti. Non si sa mai
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martedì 7 giugno 2011

Psicologia spicciola

Raffaele Morelli, questo bel tomo. Non so se odiarlo o ammirarlo.
Di solito propendo per un bel vaff.... perchè ha quest'aria da "sono figo, ho capito tutto della vita e adesso te lo spiego" che trovo molto irritante.

Poco fa lo ascoltavo e/o vedevo su RTL dove era ospite.  Stava dispensando le sue solite perle di saggezza.
Per lui tutto è chiaro.
Dove sbagliamo, cosa dobbiamo fare, qual è la giusta direzione da prendere e tra poco dava anche un terno sicuro sulla ruota di Venezia.

Però, in mezzo a tutte le ovvietà che sbrodolava, qualcosa mi ha colpito.
Ha detto che per trovare la nostra vera essenza dobbiamo cercare di ricordare cosa ci piaceva fare da bambini.
Qual era l'attività preferita prima che gli eventi, i genitori e l'età ci costringessero ad impegnarci in qualcos'altro.

Sono qui che mi arrovello, cercando di tornare al giurassico e provando a focalizzare le mie prime passioni.
Mi piaceva vestire le bambole. Avevo una valigetta con molti vestitini che mia madre aveva creato a maglia.
Poi facevo le costruzioni con il Lego.  Avevo dei mattoncini speciali che mi permettevano di creare una specie di Luna Park con la ruota panoramica.  Servivano i pezzi lunghi e piatti che perdevo sempre...

Ci sono: questi erano passatempi divertenti, ma la vera passione era un'altra, da sempre.

Mi piaceva essere seduta nel sedile posteriore della nostra Simca 1000, della Fiat 1300, della 124 Special mentre andavamo lontano in vacanza, in viaggi che duravano giorni interi.

Guardare fuori dal finestrino e pensare.
I miei ogni tanto mi chiedevano se stessi dormendo.
"No, sto pensando" rispondevo.
"Ooooh" annuivano sorridendo.

Pensare, immaginare: la cosa più bella per me.  E' anche gratis!

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domenica 5 giugno 2011

L'importanza delle date

Tra qualche giorno sarà il mio compleanno.

Vorrei davvero fare finta di niente, come se la cosa non mi riguardasse e non lo sapesse nessuno.
Invece la data è lì, sul calendario che mi aspetta da sempre, puntuale.

Ma perchè?  Perchè bisogna ribadire che il tempo passa? E poi sopportare tutti quelli che ti fanno gli auguri ed essere sorridenti, fare battute, schermirsi di fronte ai complimenti veri o fasulli, e, orrore, festeggiare ?!?

Già il 23esimo compleanno mi aveva dato fastidio.
Non so, era un numero che non mi piaceva.
Pure 27 mi era antipatico.  A 30 ero disperata.
Pensavo che a quel punto non sarei mai stata madre e sembravo Meg Ryan in "Harry ti presento Sally", quando singhiozzando dice che solo gli uomini possono fare figli fino a 80 anni (Harry giustamente rispondeva: "però non riescono a tenerli in braccio!).

Il giorno del mio 33esimo compleanno ero esattamente di quell'umore...un po' triste e un po' rassegnata.
Avevo appena chiuso una storia senza senso, con una specie di "toy boy" adorante ma del tutto inaffidabile in prospettiva.
Volevo solo mangiarmi un pizzetta con la Elena, parlare con lei dei vecchi tempi (già allora...), fare due passi in centro e andarmene a dormire presto.

Invece lei aveva pensato di invitare i due soci di un'azienda dove aveva comprato il programma di contabilità e che le facevano la manutenzione periodica.
"Ma dai, sono simpatici, uno è di Padova...ha una bellissima voce...".
Della serie: è orrendo ma almeno ha qualche pregio, ho pensato subito.

Cominciavano già a girarmi vorticosamente le palle.
"Dimmi qualcosa di più".
"E' separato".
"Azz...".
"...con due figli...".
"NO, ma allora sei scema!!! Cioè, ancora uomini occupati?!?

Quelli che tornano sempre dalla moglie e dai figli, che ti dicono che ti meriti di meglio, che loro non ce la fanno, che la moglie sta male e si sentono in colpa, che i bambini piangono, che se ti avessero conosciuto in un'altra vita, ecc. ecc. ?!?".

Ero livida, volevo solo che la serata finisse presto e che questo dannato compleanno passasse.

Ci siamo trovati in una pizzeria dove almeno tre scolaresche festeggiavano la fine della scuola, il rumore era assordante e i camerieri inesistenti.
Nessuno portava le birre, nessuno azzeccava le pizze giuste.
Ragazzini correvano intorno ai tavoli e c'era un tasso di umidità amazzonico.

Meno di tre mesi dopo mi ha chiesto di sposarlo.

Ed eccoci qua, con almeno una cosa bella da festeggiare: il nostro primo disastroso incontro.
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venerdì 3 giugno 2011

Moderne invasioni barbariche

Questa mattina, complice il ponte del 2 giugno, ho potuto fare con mio marito una delle cose che preferisco.

No, non parlerò di sesso (insomma, sono affari nostri...), parlerò del passeggiare mano nella mano per il centro di Verona.

Io, non so se si era capito, adoro la mia città.

Nutro grande amore per Parigi, Londra, New York e Rovigno, ma in definitiva so che "casa" è qui, dove ci sono i miei riferimenti, i ricordi di bambina, gli angolini preferiti, il sottofondo del nostro dialetto sempre più raro da sentire.

Accompagnata nostra figlia allo storico Liceo Scientifico Messedaglia, che è giusto attaccato le mura scaligera, ci siamo ritrovati davanti l'Arena prestissimo, senza comitive, senza confusione, mentre i camerieri sistemavano i tavolini sul Liston e i camioncini "lavamarciapiedi" pulivano tutta Piazza Bra.

Era così bello percorrere Via Mazzini con metà dei negozi ancora chiusi, sentire i rumori dei passi, guardare le vetrine senza essere spinti, arrivare in Piazza delle Erbe mentre stanno aprendo gli ombrelloni e la fontana di Madonna Verona è senza le turiste tedesche che si rinfrescano i piedi.

Da lì abbiamo percorso un dedalo di vicoletti e siamo arrivati al Duomo, dove c'è un baretto meraviglioso, un cortile interno che non ti aspetti con una pergola di vite e vasi di geranei e limoni tutto intorno.  Un buon espresso ed un risino tiepido...i passeri vicinissimi che rubano le briciole...un momento di vera felicità.

Poi abbiamo proseguito per il Vescovado e giù verso via Sottoriva, dove hanno appena girato l'ultimo video di Gianna Nannini.  Una strada tra le più pittoresche della mia città.



Piazzetta Pescheria, via Cappello...ma erano le 10 e davanti la casa di Giulietta l'intasamento era già iniziato.
Tornando verso la macchina fiotti di turisti si accalcavano lungo ogni strada, sbracati e vocianti.

Ad un certo punto ci siamo fermati per aspettare che una signora giapponese finisse di fare la sua foto; non a un reperto romano, a un muro medioevale, a un palazzo con bifore veneziane....no...a un pupazzo gigante di Topolino in vetrina nel negozio della Disney!

Evidentemente il destino di Verona è di essere sempre invasa dai barbari.
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#verona #turismoverona

mercoledì 1 giugno 2011

O la posta o la vita

Questa mattina, mentre ero ferma ad un semaforo, ho visto un assembramento di gente sul marciapiede. Focalizzando meglio mi sono accorta che erano persone in coda presso un Ufficio Postale.

Torno a casa e mi dedico alla consueta lettura dei quotidiani online.
Su L'Arena di Verona si raccontava che ieri sono stati chiamati i Carabinieri per sedare la folla in attesa da più di due ore fuori un Ufficio Postale della provincia (leggi articolo).

Qui c'è un problema e non bisogna essere dei geni per capirlo.
Si torna all'argomento che ho trattato la settimana scorsa, e cioè che bisognerebbe concentrarsi su poche cose e cercare di farle bene.

Da qualche anno gli Uffici Postali sono diventati un crogiuolo di attività, trasformandosi in un ibrido tra banca, libreria, cartoleria, vendita di servizi telefonici e tra poco anche dispensatori di prenotazioni visite ed esami medici.
Ma limitarsi a fornire i servizi postali, no eh?!?

Siamo tutti stanchi di perdere tempo inutilmente per ritirare un pacco o spedire una raccomandata.
Su quattro o cinque sportelli ne funzionano sempre la metà, se va bene.
I terminali ne hanno sempre una. O sono lenti, o la carta si inceppa, o sono impegnati in misteriose operazioni che li bloccano.

Cosa vogliamo dire degli addetti allo sportello? Per uno sveglio e gentile, ce ne sono quattro che sembrano dei casi umani.
Dev'essere l'ambiente che li rende così, altrimenti non si spiega.

Una volta, mentre facevo l'ennesima coda con mia figlia, le ho detto: "Gli impiegati che lavorano qui hanno vinto un concorso per farlo...tu pensa come devono essere quelli che l'hanno perso!".
Paura vera.
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