martedì 30 novembre 2010

I segreti di Pulcinella

Sto meditando sulla questione "Wikileaks".
Non sono sicuramente in grado di fare un'analisi seria, ma dirò comunque la mia, tipo "ragionamento da bar".

E' brutto dirlo, ma hanno ragione i mafiosi con i loro "pizzini".
Al limite un pezzetto di carta compromettente lo inghiotti, ma un disco fisso è difficile da mandar giù.

Il problema più grande è la rete.  Gioia e disperazione di tutti. Così comoda e immediata, così veloce, così condivisibile.  Appunto.  Dalle foto in cui si è venuti male ai documenti diplomatici e bancari riservatissimi, tutto può essere sputtanato. Bisogna rassegnarsi.
Si deve dare per scontato che qualsiasi cosa messa su un pc che va in rete può essere copiata e divulgata a tutti i livelli.

Certo io non riesco nemmeno ad entrare nel mio computer se ho dimenticato la password, ma ci sono in giro migliaia di hacker cazzutissimi, tipo Lisbeth Salander, che non vedono l'ora di forzare ogni sito possibile e immaginabile.

Fanno bene o fanno male? Questa alla fine è la domanda cruciale.
Il caro Assange si atteggia a santone, parla di mondo più etico, di libertà: speriamo abbia ragione.

Per adesso ha sollevato un gran polverone. Magari qualche testa cadrà. Ho il sospetto che ai livelli più alti torneranno a qualche sistema più primitivo ma più sicuro.

Care vecchie mappe dentro a camere blindate.  Portoni con combinazioni meccaniche e vere chiavi. Messaggeri in carne ed ossa, piccioni viaggiatori, la vecchia macchina Enigma....
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domenica 28 novembre 2010

Buon compleanno papà

Oggi mio padre compirebbe 87 anni. In effetti sarebbero molti, però ce ne sono di vecchiotti in giro di quell'età.
Invece è da molto che non c'è più, ma mi manca ancora tantissimo.

Io e lui eravamo uguali, non solo fisicamente, ma nel carattere.
Lui era nato a San Daniele del Friuli ed era proprio friulano "dentro".
Ad un primo giudizio sembriamo freddi e chiusi, ma in realtà siamo solo riservati e pieni di sentimenti profondi.

Era molto bello, sul genere di Marcello Mastroianni, e poi, secondo quello che dicevano tutti, era un tipo "distinto".
Aveva frequentato il Liceo Classico Maffei , ma all'ultimo anno era dovuto partire per il fronte dove era stato ferito leggermente e in seguito fatto prigioniero dagli inglesi.  Raccontava sempre che era stata la sua fortuna. Gli inglesi preparavano addirittura il tè delle cinque e lo avevano trattato benissimo guadagnandosi la sua eterna ammirazione.

Una volta tornato a casa aveva scoperto che mio nonno gli aveva venduto persino la bicicletta e che di soldi per finire gli studi non ce n'erano.  Così aveva fatto un corso di dattilografia ed era stato assunto subito in banca.
Non si trattava assolutamente di quello che avrebbe voluto fare, ma a quell'epoca (e in fondo anche oggi) un posto in banca era tutt'altro che disprezzabile.

Lui era un ottimo fotografo e un grande viaggiatore.

Con alcuni amici ha fondato il Circolo Fotografico Veronese e io ho tra i ricordi più belli le ore passate con lui in camera oscura, tra ingranditore e bacinelle, con le foto appese con le mollette e la luce rossastra.
Quando eravamo lì dentro, insieme, eravamo in salvo.  In salvo da mia madre e dai suoi discorsi vuoti, senza possibilità di essere disturbati da nulla, perchè non si poteva aprire la porta e far entrare la luce...


Mi spiegava tutto con la sua bella voce calma e mi faceva muovere la bacinella con il fissaggio... mi sentivo molto importante.

Ha avuto tante macchine fotografiche, Canon, Nikon, Rollei e per ultimo una super accessoriata Hasselblad, ed io ero sempre addetta all'esposimetro e al pennellino con la pompetta per pulire gli obiettivi.

Odiava le stampe a colori perchè diceva che il bravo fotografo si vede sul bianco e nero e in vacanza faceva solo diapositive.



La sua grande passione per i viaggi ci ha portato dal Marocco alla Siria, dalla Grecia all'Olanda, mai più di tre giorni in un posto, perchè se uno deve star fermo non si compra la roulotte...lui che aveva iniziato con la Lambretta e una canadese cucita a mano non concepiva i campeggiatori stanziali.

Aveva diverse piccole manie e regole: il pisolino dopopranzo, la minestra la sera, vedere tutti insieme il concerto di Capodanno, comprare solo automobili bianche, non urlare e non dire parolacce, una vera signora non fuma per strada, mai guardare la tv mentre si mangia, se uno è un dilettante non deve esibirsi, mai buttarsi via.

Sono certa che la vita non gli ha dato tutto quello che aveva sognato, ma ha sempre avuto il buon senso di apprezzare ciò che gli era arrivato e di goderselo fino in fondo.

Non gli è mai interessata la carriera: ha sempre preferito il tempo al denaro.

Ha fatto bene, visto come sono andate le cose.
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venerdì 26 novembre 2010

Autista per forza

Il 26 novembre nevica? Ma cos'è tutta questa fretta? Speriamo non attacchi.

Io devo condividere il mio dramma personale: in questo periodo sto facendo da autista a mio marito.
Per qualche giorno ancora non potrà indossare le cinture per motivi di salute e così si siede dietro, come fosse un parlamentare e io guido.
Mi manca solo il berretto blu...

A complicare la già delicata situazione c'è il fatto che nel frattempo è arrivata l'auto nuova, un macchinone da "commenda" tutto tecnologico, pieno di misteriose spie e bottoni sconosciuti.

Premessa: io e mio marito proveniamo da scuole di pensiero diverse riguardo lo stile di guida. Il risultato è che io ho 24 punti sulla patente e lui 2. Questo la dice lunga...

Il suo alter ego è Gioele Dix quando a Zelig fa il personaggio dell'automobilista incazzato. Sono identici, tranne che per gli occhi azzurri.

Dal momento in cui ingrano la prima partono critiche ed esortazioni: "strappi le marce", "sei in quarta quando dovresti stare in quinta e viceversa", "liberati di questo coglione e superalo", "buttati a destra altrimenti non ne veniamo più fuori", "cambia stazione questa musica fa c..are", "se non accendi il condizionatore (?) i vetri si appannano", "domani siamo ancora qui", "scala le marce sulla rotonda altrimenti devi fare il controsterzo e non sei capace", "non stare appiccicata a quello davanti", "evita i tombini", "suona", "ma che strada hai fatto?" e avanti....

Mi sale su una tensione che mi fa bloccare il collo e venire subitanei attacchi di gastrite.  Non ho mai fatto un incidente in vita mia, neppure un tamponamento, ma tutte le mie certezze svaniscono con questo avvoltoio alle spalle che chiama rogna.

Per prendermi in giro mi chiama "Ambrogio"...ma almeno lui aveva la piramide di cioccolatini per consolarsi!
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giovedì 25 novembre 2010

Ma...è di già Natale????

Ieri mattina ho fatto una scappata in centro e mi sono ritrovata in coda in Corso Porta Nuova apparentemente senza motivo.  Invece il motivo c'era eccome: stavano addobbando gli alberi con le luminarie natalizie come fossimo sui Campi Elisi a Parigi.

E' inutile far finta di niente, tra poco arrivano le Feste e anch'io dovrò preparare albero, presepe e via dicendo.

Ma...mi sembra ieri che ho faticosamente inscatolato tutto, aspirato tutto il muschio sparso sui tappeti, lavato strofinacci e presine con Babbo Natale, radunato candele e ghirlande...cioè CHE PALLE!

D'altra parte me la sono voluta, perchè io sono la prima che ama l'atmosfera natalizia con tutto quello che ci va dietro.  Però il problema è che vengo aiutata pochissimo, soprattutto quando si tratta di disfare e riporre in cantina tutte le cose.

Questo fine settimana entrerò nell'ordine di idee "operazione Natale" e mi farò le solite decine di rampe di scale dalla cantina al salotto, e poi su e giù per la scala ad attaccare ghirlande, in giardino per attaccare le palline e i fiocchi rossi agli arbusti, in camera di mia figlia per sistemare presepe e albero della Kinder,  gelosamente conservati da anni nonostante lei sia più che cresciuta, in bagno a travasare il sapone liquido in un distributore a forma di abete troppo kitsch e a mettere gli asciugamani faticosamente ricamati a punto croce con le stelle di Natale e avanti così, per ore, tra calendari dell'Avvento e pecorelle che non stanno in piedi fino al momento clou: accensione dell'albero e del presepe.
Ohhhhhhhh! Che bello però.

Di una cosa sono certa: quest'anno farò finta di dimenticarmi il Babbo Natale arrampicatore...non se ne può proprio più!
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lunedì 22 novembre 2010

Il digitale e mia madre

Ecco, ci siamo. A fine mese arriva il digitale terrestre anche a Verona.
A casa nostra siamo già da anni attrezzati dato che con l'antenna normale non vedevamo quasi nulla da tempo immemorabile. Ma mia madre no....lei ha tenuto duro fino adesso ed ora siamo costretti ad accompagnarla a comperare il televisore nuovo.

Penso che il suo televisore abbia almeno ventanni: il primo canale impiega quasi dieci minuti a partire e il resto è molto annebbiato... Comunque lei ha sempre detto che andava bene così, che tanto la tv non la guarda quasi mai, che "una volta sì che facevano dei bei programmi!".
E avanti con citazioni de "L'amico del giaguaro", "Il musichiere" e "Lascia o raddoppia".

Io devo stare zitta perchè un po' alla volta sto diventando come lei...
In ogni caso eccoci qua, con lei che ci telefona da mesi, ricordandoci che dovrà cambiare la televisione, che ha bisogno del consiglio di mio marito, ritenuto "l'esperto", quasi io fossi una povera deficiente incapace di destreggiarmi con questa diavoleria.

Sì perchè lei è una di quelle donne, per fortuna in via di estinzione, che pensano che le cose tecniche siano di pertinenza esclusiva dei maschi. Non parlo di progettare l'acceleratore del Cern, parlo di cambiare una lampadina, sturare un lavandino, attaccare un quadro, cose per cui non occorre aver studiato alla Normale di Pisa ne' tantomeno al MIT.

Io, che ho abitato da sola per anni e che sono sempre sola dal lunedì al venerdì, al contrario so arrangiarmi perchè altrimenti a casa mia non ci sarebbero ne' mensole ne' quadri attaccati, le lampadine sarebbero tutte fulminate e ogni volta che salta la corrente dovrei far tornare mio marito da Milano per resettare il salvavita.
Quando poi mi vede usare il trapano a percussione strabuzza gli occhi incredula e scuote la testa.

Tremo al pensiero di quando, tenendo il telecomando con due mani come fa di solito, inizierà a cercare i vecchi rassicuranti canali e si troverà "Dahlia Adult gay", "Sexo amatorial" ed altre cavolate che entrano ogni giorno e intasano le frequenze.
La sua telefonata quotidiana, sempre alle 14, sempre quando sto bevendo il mio unico caffè della giornata, sarà inevitabilmente seguita da altre, per avere spiegazioni e conforto e soprattutto per chiedermi se mio marito, che è tanto bravo, può passare a sistemarle la tv...

Sento che il mio matrimonio subirà dei contraccolpi.
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venerdì 19 novembre 2010

Non c'è due senza tre...

Ho appena finito di leggere "La caduta dei Giganti" di Ken Follett.  Bello, bello... però... tutto resta in sospeso dato che è il primo di una trilogia. Tanto per cambiare.

Ma è solo un'impressione o una volta non c'erano tutti questi romanzi spezzati in tre, quattro o anche sette parti???
Voglio dire: io sto passando mesi ed anni sempre aspettando qualche seguito che deve uscire.
Se nel frattempo muoio? O peggio...se muore l'autore? E' una gran fregatura, non c'è che dire.

La dipendenza è iniziata con Harry Potter e la Pietra Filosofale. Un romanzo divertentissimo e magico nel vero senso della parola. Poi non si è più potuto smettere di leggere i seguiti, aspettando tantissimo tempo, tanto che quando usciva il nuovo libro bisognava rileggere il precedente per rinfrescarsi la memoria. Una schiavitù...col terrore che succedesse qualcosa alla Rowling e che questo parto non vedesse mai la fine.
Adesso ho tirato un sospiro di sollievo perchè, anche se in modo abbastanza deludente, la storia si è conclusa.

Intanto ho letto i quattro libri della saga di Twilight, compreso lo spin off su Bree Tanner, tre romanzi di Isabel Allende sulle avventure di Alex Cold, tutta la serie di Maximum Ride di Patterson, la mitica trilogia Millenium di Stieg Larsson e qui è successo proprio quello che temevo: l'autore è morto ed ha lasciato incompiuto il seguito...

Ero già passata indenne da "Il signore degli Anelli" di Tolkien e la saga di Ramses di Christian Jacq, sapevo che non poteva andarmi dritta per sempre...

Adesso sono qui, ferma alla fine della prima guerra mondiale, con decine di personaggi sparsi per il mondo e situazioni in bilico.....
Ken Follet ti prego di essere prudente e badare al colesterolo, se non per te fallo almeno per i tuoi lettori fedeli!
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lunedì 15 novembre 2010

Essere superiori

La notizia di oggi mi riporta ai tempi della scuola media, quando frequentavo l'odiato Istituto Campostrini.
Un periodo buio della mia vita, fatto di terrore e tristezza.  Terrore delle suore, donne tra le più cattive che io abbia mai incontrato e tristezza per me stessa, sgraziata ragazzina allampanata.

Visto che all'epoca la televisione non era così invadente e sicuramente non c'era internet, la mia fuga erano i libri.
Il romanzo perfetto per il mio stato d'animo in quel periodo era "Il barone rampante" di Calvino.
Cosimo era il mio eroe, il dodicenne che si ribella alla famiglia e fugge sugli alberi, decidendo di non scenderne più.
Coerente fino alla morte, avventuroso, romantico.  Partecipe di tutti gli avvenimenti famigliari e storici, ma sempre mantenendo una certa distanza.

E' successo che due gemelli della Florida hanno trascorso più di un mese vivendo sugli alberi di Central Park, dormendo su un'amaca a 7 metri di altezza, ascoltando i discorsi di chi faceva jogging, di chi amoreggiava e non solo, l'hanno fatto anche in altri luoghi da Arlington al campus dell'università della Virginia, guardando il mondo vivere sotto di loro.
Il New York Times sta narrando le loro gesta e c'è già un mini-documentario su Youtube.

Certo le premesse sono diverse, ma la storia è ugualmente affascinante.
Guardare il mondo dall'alto, staccarsi in tutti i sensi dal quotidiano, essere più vicini alle stelle.....avere 25 anni....non soffrire di mal di schiena....
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venerdì 12 novembre 2010

Beauty and the list

Quante volte la rete amplifica la stupidità? Quello che un tempo restava nell'ambito dell'ufficio, di una piccola cerchia di amici, comunque di un piccolo gruppo, in un attimo viene divulgato e condiviso dal mondo intero, con conseguenze spesso pesanti.

 

Stamattina la notiziola simpatica (non per i protagonisti, of course) è quella che alla PricewaterhouseCoopers (PwC), colosso mondiale dei servizi di consulenza, alcuni buontemponi avevano stilato una classifica "estetica" delle nuove assunte, diffondendo la lista con foto e giudizi.  

 

Da cosa nasce cosa, una cazzata ne chiama subito un'altra, la lista è finita in rete e adesso gli avvocati si fregano le mani...


Questa cosa è sempre accaduta, è inutile meravigliarsi, le nuove assunte sono sempre state oggetto di giudizi e commenti da parte dei colleghi; non ha alcuna importanza la preparazione, la serietà e il curriculum spettacolare. 

Appena assunte si è guardate e giudicate come fa l'allevatore al mercato del bestiame, con battutine di merda e ipotesi fantasiose su usi e costumi sessuali della malcapitata.

 

Gli uomini sono così, non importa quante lauree abbiano...è più forte di loro. 

Dai 12 anni in su tutte noi sappiamo indossare la nostra brava maschera, sorridere amabilmente mentre col pensiero li mandiamo cordialmente a quel paese, covando astio e desiderio di vendetta spesso devastante per gli uomini in questione. 

Che in fondo non sono cattivi... sono solo stupidotti.

 

Io in questo senso ho avuto esperienze da manuale: ho partecipato a una selezione per hostess dell'Alitalia, dove ci hanno fatto sfilare davanti a un gruppo non meglio identificato di funzionari, ridacchianti e ammiccanti, ci hanno pesate e misurate e, fatalità, tutti dovevano passare da quei corridoi in quel momento...

 

Poi ho lavorato 2 anni in banca, all'ufficio estero... un ambientino meraviglioso, pieno di baciapile bavosi e ho proseguito proprio in una multinazionale della consulenza, straripante di giovani manager rampanti e supponenti.

 

La mia fortuna è stata che la rete non esisteva ancora e le liste sono rimaste in un ambito ristretto, per quanto possa essere ristretto un ambiente con 75 mila dipendenti nel mondo...

 

Bisogna portare pazienza, dimostrare il proprio valore sul campo, essere superiori e...mai e poi mai far capire che non essere al primo posto della lista incriminata da' MOLTO FASTIDIO!

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mercoledì 10 novembre 2010

Dritti alla meta

Sabato il grande rugby sbarca a Verona.
E' un vero peccato che non ci possiamo andare, ma il primo tifoso di casa è in convalescenza e così staremo vicini vicini sul divano ad imprecare ogni volta che i nostri sbaglieranno una touche (di solito molto spesso...).

A casa nostra va molto più il rugby che il calcio.  Infatti mio marito in gioventù ha militato nel Petrarca di Padova, dove ha fatto molta panchina ma è riuscito comunque a distruggersi i tendini delle spalle...

Io e nostra figlia ci siamo convertite facilmente dato che è proprio un bello sport, spettacolare, maschio, dove le consuete sceneggiate che si vedono sui campi di calcio sono sconosciute, dove a fine partita c'è il terzo tempo fatto di bevute e amichevoli sfottò, dove i tifosi si limitano a fare il tifo e non i guerriglieri.

Non se ne può più di calciatori tirati a lucido come modelli, che trasformano ogni piccolo scontro in una plateale caduta, che scattano come primedonne se vengono sostituiti, che popolano tutto un mondo notturno e vacanziero fatto di prezzi esorbitanti, di apparire prima di essere, di corna, di schifo.

Ben venga il rugby, così ruspante, fangoso, con questa strana regola che per andare avanti bisogna passare indietro...che sia una metafora buona anche per il resto?




P.S.
« Rugby is a beastly game played by gentlemen;  
soccer is a gentleman's game played by beasts; 
football is a beastly game played by beasts »
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martedì 9 novembre 2010

2010 allarme a Hollywood

Questa volta non si tratta di un sommergibile.  Siamo passati ai missili.
In effetti anche quest'idea non è nuova.  C'è un film carino, molto vecchio, che si intitolava "Missili in giardino" ma "1941 allarme a Hollywood" è proprio perfetto per questa storia.

Insomma è successo davvero: al largo della California è stato lanciato un missile, non si sa da chi e non si sa perchè.


La cosa preoccupante è che queste notizie vengono date sempre sottotono, relegate in un angolino dei quotidiani e nei telegiornali dopo le ultime su Lady Gaga in concerto a Torino.

E chissà quante volte non viene detto nulla, quante volte la catastrofe è stata appena sfiorata e noi siamo ignari di tutto.
Questa  volta il missile è stato filmato e così non si è potuto insabbiare completamente la notizia, ma vedrai che verrà fuori che è il solito pallone sonda meteo sfuggito al controllo e scambiato per chissà cosa.

Purtroppo John Belushi non potrà venire a raccontarci cosa ha visto veramente dal suo aereo sgangherato...
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lunedì 8 novembre 2010

Premio o punizione?

Io seguo i Gran Premi, sia di motociclismo che di Formula 1.
Oddio, seguo è una parola grossa...dormicchio sul divano insieme a mio marito, soprattutto durante quelli di automobilismo, cullata dal rumore dei motori e dalle frescacce che dice Ivan Capelli.
Di solito mi riprendo alla premiazione, che è sempre carina, con gli inni e lo champagne giù per la schiena.

La cosa più sconvolgente negli ultimi anni è la qualità dei trofei consegnati ai vincitori.

Questa è una di quelle cose dove, secondo me, la tradizione andrebbe rigorosamente rispettata: una bella coppa, di cristallo, argento o simili, con il suo bravo piedistallo e tanti saluti.

Invece da un po' di tempo gli organizzatori si sono sbizzarriti...ieri per esempio ai vincitori del Gran Premio del Brasile è stata consegnata una specie di lastra di vetro con una goccia enorme incastrata dentro e delle decalcomanie non meglio definite.  Ma: cos'era?
Li vedevi in difficoltà anche solo a tenerla in mano. Un obbrobrio.

Mi ricordo di altre brutture, simili ad antenne delle radio rimaste incastrate nei rulli dell'autolavaggio; oppure cartocci  metallici informi, vassoi buoni solo per servire i pasticcini, volanti mal riusciti, sfridi di lavorazioni e così via sempre più in basso...alla ricerca del nuovo quando il vecchio andava benissimo com'era.

Mi immagino questi sportivi, con la loro bella stanza adibita a museo dei premi vinti, dalle prime medaglie in simil oro alle coppette di latta, fino ad arrivare ai trofei dei gran premi internazionali, descrivere al visitatore di turno le varie imprese che li hanno visti sul podio, soffermarsi su una di queste schifezze e dire "beh, quella volta lì potevo anche arrivare quarto!".
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venerdì 5 novembre 2010

Il paradiso dietro l'angolo

Ed eccola qui, la nebbiolina di novembre!
Non hanno fatto in tempo a finire le piogge torrenziali dell'ultimo fine settimana che è puntualmente arrivata.
Ma qui a Verona siamo fortunati... infatti basta fare pochi chilometri e arriviamo al nostro piccolo paradiso: il lago di Garda.

Noi veronesi diciamo "andare sul lago" e non al lago.  E' sicuramente una forma italianizzata del nostro beneamato dialetto, tipo dire "galloncini" di pollo invece di coscette...
In ogni caso si va sul lago, di solito a bere il caffè, a fare un giretto col moroso, a mangiare la pizza, a ballare, mai e poi mai in vacanza. Quella è riservata ai tedeschi, emuli di Goethe, che ormai se lo sono quasi comperato tutto.
Molti di noi hanno seconde case, dai monolocali alla villa, ma lì non sono le vere ferie, perchè quelle sono rigorosamente al mare.

Noi "locali" amiamo andare al lago nei fine settimana primaverili, per farci la base della tintarella, oppure ci mettiamo in fila la domenica pomeriggio per andare in qualche gelateria e passeggiare sul lungolago dando da mangiare alle papere.
Ricordo interminabili pomeriggi da bambina a Bardolino o a Lazise, con il sacchetto del pane vecchio da dare ai cigni e alle anatre, gli uomini con la radio a transistor che ascoltavano "Tutto il calcio minuto per minuto".  E interminabili code al ritorno, 25 chilometri in due ore o giù di lì...

Ricordo altrettanti pomeriggi o serate, passeggiando per le viuzze piene di  merce esposta e tavole apparecchiate, con il ragazzo di turno, a guardare le barche ormeggiate immaginando di essere al mare per finire poi a ballare al Corsaro, alla Caneva, o in altre discoteche all'aperto che ormai non ci sono più.

Adesso il periodo che preferisco è proprio questo che va da ottobre a marzo. Quando i turisti sono pochissimi e i negozianti non ti dicono "Bitte" ma "Prego".   I colori sono magnifici e i tramonti troppo struggenti.
Domenica abbiamo mangiato i bigoli con le sarde e il lavarello ai ferri...se non era vacanza ci somigliava molto!
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