martedì 2 aprile 2013

Fotografia a Venezia - 2 - Gianni Berengo Gardin



La seconda mostra che abbiamo visitato venerdì scorso è stata quella dedicata a Gianni Berengo Gardin presso il Palazzo Tre Oci alla Giudecca, meraviglioso esempio di neo gotico veneziano dei primi del ‘900.

Berengo Gardin, nato a Santa Margherita ligure nel 1930, è uno dei maggiori fotografi italiani per quanto riguarda il bianco e nero analogico.

Ha collaborato con le maggiori riviste, ha pubblicato numerosi libri, è stato esposto nei musei di mezzo mondo, ha vinto premi, insomma è un punto di riferimento per chiunque ami la fotografia classica.

Nelle sue opere (circa 130 in questa mostra) ho ritrovato le tematiche tanto care a mio padre. 
I paesaggi italiani, le case, le coppie, gli zingari.

E l'amore per il bianco e nero - perché il colore distrae sia chi fotografa che chi guarda - e tra le sue macchine fotografiche (anch’esse esposte) alcune passate anche da casa mia nella mia infanzia e gioventù: la Rolleiflex, la Nikon, la Hasselblad… 

L’unico scatto in digitale è stato fatto con una favolosa Leica Monochrom, macchina creata esclusivamente per il bianco e nero, per la quale Berengo Gardin ha fatto un’eccezione.

La mostra era divisa per argomenti: dalle foto fatte nei manicomi per uno studio che ha portato alla legge Basaglia e quelle per il Touring Club, foto vecchie di 40 anni e foto degli anni 2000 che sembrano scattate a pochi giorni di distanza in una coerenza, in “un’etica” fotografica, che ho riconosciuto per la prima volta.

Bambini che giocano identici ai loro nipoti che giocano negli stessi campi veneziani, coppie che si baciano durante il boom economico uguali a quelle che si baciano durante la crisi.
Se la fotografia ferma il tempo, Berengo Gardin riesce invece a farlo scorrere in un modo che ho trovato confortante.  

Il gioco, l’amore, la vita all’interno delle case, i cipressi in Toscana, le gite fuoriporta.

Una mostra che mi ha scaldato il cuore e mi ha fatto rimpiangere una volta di più mio padre che tanto l'avrebbe amata.
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2 commenti:

  1. Penso che le emozioni della vita rimangano immobili nel tempo, ma come dici tu è un'immobilità confortante, nel boom economico e nella crisi.

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  2. Amo le foto del passato, anche quelle fatte magari meno bene...ma mi mettono addosso una malinconia profondissima.

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