sabato 30 giugno 2012

Passione ed abitudine


Ieri sera ho assistito ad una delle tre serate di Verona Jazz al Teatro Romano.

Il programma prevedeva due esibizioni distinte: la prima parte dello Shai Maestro Trio e la seconda di Gino Paoli  accompagnato da un pianista, un bassista, un trombettista e un batterista.

Sulla carta l’attrazione principale doveva essere Gino Paoli, ma la vera sorpresa è stato il trio composto da Shai Maestro, venticinquenne pianista israeliano, Ziv Ravitz batterista pure israeliano e Jorge Roeder bassista peruviano.   

Questi tre ragazzi, newyorkesi di adozione, hanno fatto letteralmente le scarpe ai cinque vecchiotti italiani, che accaldati al limite dell’infarto, male assortiti e accordati, gigioni più del necessario si sono limitati ad una esibizione senza infamia e senza lode. 

Dei mestieranti che tiravano a finire la serata e farsi una doccia quanto prima possibile.

Mentre da una parte Shai Maestro Trio ha eseguito tutte musiche originali, dove originale ha il doppio significato di essere scritto direttamente da Shai e di affrontare sonorità nuove e particolari, che attingono perfino a melodie sefardite, dall’altra abbiamo Gino Paoli che va sul sicuro e canticchia i suoi successi, permettendosi addirittura di fumare tra una strofa e l’altra passeggiando sul fondo del palco e costringendo i musicisti ad aspettarlo.

Musicisti che a loro volta abbandonavano lo strumento e sparivano nelle retrovie a bere e a tergersi il sudore con ampi asciugamani bianchi.
Sembravano un gruppo di amici che si erano trovati a suonare per i cazzi loro e ridacchiavano e se la raccontavano intanto che uno faceva l’assolo.

Il trio newyorkese invece è stato capace di trasmettere la passione e l’entusiasmo che mettono nel suonare e Shai non la finiva più di ringraziare il pubblico per l’attenzione, di lodare la splendida location, di spiegare il loro percorso e quello che ogni pezzo significava.

Chiaramente due israeliani ed un peruviano non hanno avuto problemi a sopportare l’afa veronese e la loro giovane età li rende frizzanti senza sforzo, ma mi aspettavo veramente di più da Gino Paoli.

Se ogni passione fatalmente si trasforma in abitudine, l’abitudine non deve diventare sciatteria.
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1 commento:

  1. Mi auguro proprio che ogni passione non si trasformi in abitudine... sob!
    Meno male che il trio ha salvato la serata!

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