Ieri poteva essere la tipica domenica uggiosa, dove il malumore si insinua tra pigri viaggi divano-frigo ed invece si è rivelata una giornata illuminata dall'incontro con una persona speciale: Vittorio Munari.
Quest'uomo, per chi non lo conoscesse (ed io purtroppo ero una di loro) è stato un grande giocatore ed allenatore di rugby, prima del Petrarca e poi della Benetton, ha ricoperto diversi importanti ruoli dirigenziali in questo sport sia in Italia che all'estero ed adesso è anche commentatore per Sky delle partite del Sei Nazioni e dei vari incontri mondiali.
Ci trovavamo al Palazzo della Gran Guardia per la consegna di una borsa di studio a nostra figlia (la genietta di casa...) e successivo pranzo di gala ed il relatore invitato a parlare ai giovani vincitori era proprio questo minuto signore che mai ci si aspetterebbe legato al rugby e ai suoi colossali giocatori.
Tra le varie attività partecipa a conferenze sul gioco di squadra, la componente motivazionale, la gestione delle risorse umane e la leadership.
Avrei voluto registrare il suo discorso, un discorso fatto di concetti semplici, parole dirette, pochi fronzoli ma tanta sostanza e verità.
Come ha saputo catturare l'attenzione di tutti i presenti e farci sentire capaci di essere migliori!
Non solo i ragazzi, ma tutti noi.
Perchè l'automotivazione, il senso di appartenenza e del dovere, la capacità di sognare, di rialzarsi dopo la sconfitta, il non cercare scuse... sono tutte cose che ognuno dovrebbe tirar fuori in ogni attività che svolge e che servono al di la' della scuola e del mondo del lavoro.
Ha chiuso con un esempio perfetto: "E' scientificamente provato che l'ape, per apertura alare e peso, non può volare. Eppure lo fa. E fa anche il miele".
Che dire? Ne farò uno dei miei guru assieme a Steve Jobs e Nando Parrado.
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