sabato 14 gennaio 2012

Il disegno della vita

Ci ho pensato un po’ prima di scrivere questo post…  ma in fondo come ho detto questo blog serve principalmente a me, come piccola valvola di sfogo. 

Questa settimana è morta una mia vecchia zia.
Non è stato inaspettato ne’ in fondo ingiusto: aveva 82 anni, era malata, aveva avuto una vita piena.  Ma io sono sprofondata in una specie di gorgo di avvilimento e desolazione da cui faccio fatica a uscire.

E’ che a questo punto della mia vita sono più i funerali a cui partecipo che i matrimoni.
Il reparto dell’ospedale che visito più spesso non è maternità, ma geriatria…

Tutte le persone che mi hanno accompagnato nella crescita, sia quelle direttamente conosciute che i personaggi famosi sono decrepite o già andate.

E’ la vita, si dirà.  Ma è dura.

Guardavo mia figlia al funerale e tutti i figli dei miei cugini.
Così giovani, carini, con gli occhi lucidi ma belli.

Una volta anche noi eravamo così, io e i miei cugini che le mie amiche mi invidiavano, perché erano “fighi”…
Il campione di karate, il responsabile del negozio alla moda. 

Siamo cresciuti, abbiamo delle belle famiglie, ma adesso è il turno di qualcun altro. 

Sono stata assalita dai ricordi, anche perché la chiesa dove si è svolta la cerimonia è Santo Stefano, quella della mia infanzia, dove ho fatto la Comunione e la Cresima.

Lì c’erano le suore Canossiane dove andavo a catechismo.
Lì c’era la canonica dove andavamo a chiamare Don Carlo, il curato, per giocare a palla.
Lì andavo alla messa la domenica alle 10 per spiare qualche ragazzino e poi ridacchiare fino all’ora di pranzo.

Ho rivissuto tutte le sere di maggio in cui si doveva andare a dire il rosario per ottenere una stellina su una tessera che ti faceva guadagnare un premio alla fine.
E la scatola di cartone in cui infilare i bigliettini con su scritti i fioretti che avevamo fatto.
Gli avanzi delle candele con cui pasticciavamo certi pomeriggi estivi, quando c’era fresco solo in chiesa.
E la scalinata per arrivare all’altare, dove avevo il terrore di inciampare, una volta che ho fatto la testimone al matrimonio di un amico. 

Mi sono ricordata anche quando era morto l’arciprete ed è stato esposto per un giorno.
La prima volta che vedevo un cadavere. 

Ma ero una ragazzina, mi è bastato uscire dalla chiesa per tornare a sorridere e a sognare.
Quella era solo un'ombra scura in una vita luminosa e tutta da disegnare.

Adesso il disegno è quasi finito, c’è qualche cancellatura, ma in definitiva è riuscito bene.
Ecco, forse ci vorrebbe un tocco di colore in più in questo momento, giusto per dare un po’ di luce.
Bisognerà lavorarci.
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3 commenti:

  1. E' difficile commentare un post così.. però un piccolo abbraccio virtuale voglio fartelo avere e sai perchè? Perchè sto cominciando a fare queste considerazioni anche io, che vedo i miei genitori ogni giorno più vecchi e quelli dei miei amici ammalarsi... è dura. Ed è inutile che ti dica altro.

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    1. Sei molto sensibile. Una cosa che traspare anche dai tuoi lavori... Grazie

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  2. E' vero, è difficile commentare un post così. Anch'io sono giorni che penso a questa cosa, che vedo meno tempo davanti e molto più, consumato indietro, e questa cosa mi schiaccia come un masso enorme. Che sia tanto tempo davanti, è veramente relativo, perchè non sappiamo quanto sarà, e perchè porta inesorabile ad una fine, ad un destino comune. Ieri ho visto un film "5 GIORNI FUORI", dove un ragazzo adolescente ha manie suicide-depressive e si fa ricoverare in ospedale... Un film che fa pensare. Un film che fa pensare e riflettere molto, che a qualsiasi età è piu' importante impegnarsi a vivere che a morire.
    Un abbraccio

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