giovedì 12 gennaio 2012

Condivido quindi esisto

Leggevo in questi giorni un articolo che parlava di come è cambiata la nostra percezione della realtà da quando si può “condividerla”.

Si parte da lontano.

Da quando è stata inventata la fotografia, quindi circa 150 anni fa.

Questo  è stato il primo passo. 
Senza arrivare all’estremizzazione che una cosa non esiste se non puoi fotografarla, è innegabile che poter documentare quello che si vede cambia spesso tutta la prospettiva ed il valore di ciò che stiamo vivendo.

Infatti, soprattutto chi è abituato a fotografare spesso, guarda il mondo “per inquadratura”. 
Questa cosa ha dei bei colori, questo paesaggio ha la luce giusta, quel tramonto sarebbe perfetto con qualche nuvola in più…

Fino a pochi anni fa ci limitavamo a questo. 
E già bastava a rovinare una vacanza dimenticare la macchina fotografica oppure perdere i rullini. 

Ricordo ancora il cupo dramma che si è scatenato quando anni fa, arrivati in Alto Adige per visitare tutti i mercatini di Natale, mio marito si è accorto di aver scordato la sua Canon…
Io continuavo a prenderlo in giro mostrandogli le migliori inquadrature, ma ancora oggi se ne parla con rammarico: “ah, se avessi avuto la macchina fotografica!”, come se non fossero state comunque giornate meravigliose.

Oggi siamo al passo successivo, e che passo.  
C’è la foto in tempo reale, corredata da descrizione e commenti.

Si vede qualcosa, si incontra qualcuno, una torta riesce bene, il cane sta dormendo in una posizione ridicola… ecco che bisogna condividere  e contare i “mi piace” che si ricevono.

Questo accade soprattutto con Twitter, che è Facebook all’ennesima potenza in questo senso.

Molte persone quando sono in procinto di andare da qualche parte si domandano subito se sarà un evento appetibile dal punto di vista della condivisione.
Condivisione che spesso è fatta ad uso e consumo di perfetti estranei. 

C’è una specie di sdoppiamento di noi stessi che viviamo e di noi stessi visti vivere da altri.

Spesso la seconda cosa diventa più importante della prima.

Perdiamo in spontaneità. Perdiamo in sincerità. Perdiamo sicuramente in intimità.

Ci siamo cascati dentro tutti, io per prima con la mia pagina Facebook ed il mio blog.
Twitter non lo uso ancora perché ho un cellulare antidiluviano, ma dammi tempo.

Indietro non si torna, però invito ad una certa cautela: godiamoci la vita in prima persona.
Il nostro “mi piace” e quello di chi ci vuole bene veramente sono i più importanti.
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4 commenti:

  1. Twitter mai ! Soprattutto per un discorso di intimità. E' come essere in un gigantesco Truman Show... Mi fa una tristezza infinita pensare che gliene freghi qualcosa a qualcuno di cio' che sto facendo. Soprattutto una condivisione nel bagno di casa propria....
    Lo trovo abominevole !!!

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  2. ... mentre prima partivo con i miei viaggi solo per vedere ed osservare, ora mi preoccupo innazitutto se troverò luoghi particolari da poter postare... peccato che spesso mi perdo il gusto unico di essere lì, in quel luogo, in quel momento... rimando a dopo, a quando avrò scaricato le foto sul PC, il piacere di apprezzare quanto visto e scoperto...

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  3. Shanta, hai proprio centrato il punto! Infatti noi abbiamo migliaia di foto di bei posti dove la maggioranza del tempo è trascorsa fotografando! Da vertigini...

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  4. Beh ma il problema sono le persone, non la società 2.0. Evidentemente il web 2.0 ha dato adito ad una caratteristica comune a molti: stare male se non si sente di esistere. Ed ecco fatto. Io sono un informatico, uso molto i social network, ma sono anche molto riservato. La condivisione è un bene, se viene condiviso qualcosa con contenuto.

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