Oggi voglio parlare di Soprapaludo, una piccolissima frazione vicino San Daniele del Friuli, dove vivevano i parenti di mio padre.
Il nome è brutto ma in realtà paludi non ce n’erano, solo un piccolo laghetto.
Il nome è brutto ma in realtà paludi non ce n’erano, solo un piccolo laghetto.
Ricordo campi di mais e girasoli, collinette alberate, stradine bianche e fossi, montagne in lontananza.
Si andava almeno una volta l’anno e si faceva il giro da tutti.
Alcuni cugini abitavano in altri paesini lì vicino, ma tutti dovevano invitarti a pranzo e a cena e ti volevano portare dal più bravo produttore di prosciutto crudo per fare scorta.
La mia fortuna era che a fianco dello zio abitava una famiglia dove c’era una bambina della mia età, amica da sempre, con la quale durante l’anno ci scrivevamo e che mi aspettava impaziente per giocare.
Le mie giornate friulane erano molto diverse e avventurose rispetto a quelle cittadine.
Intanto appena arrivati, si può dire mentre eravamo ancora in auto, la zia prendeva il coniglio più bello, ce lo mostrava da lontano e con un colpo secco sul collo lo uccideva ed in un attimo era scuoiato e appeso. Uno spettacolo raccapricciante che mi rovinava sempre i saluti di benvenuto.
Con la mia amichetta si cominciava a girovagare, prima di tutto dai conigli, per consolarli… poi andavamo da suo nonno, che abitava lì vicino, per vedere le mucche e i vitellini ma soprattutto i volatili da cortile più belli che esistessero: fagiani dorati e pavoni, galline e galli di razze pregiate, faraone ed enormi tacchini.
Anche qui però c’era il risvolto “pulp”: il nonno era appassionato di tassidermia ed aveva un locale dove esponeva i suoi lavori, pieno di volpi, pavoni, cerbiatti e teste varie impagliate con gli occhi di vetro. Orribile.
Tutti mi prendevano in giro perché ero così pallida ed impressionabile.
C’era un granaio con montagne di pannocchie e bidoni pieni di miele da filtrare. Da lì pescavamo pezzi di cera gocciolante e la tenevamo in bocca come fosse gomma da masticare.
Andavamo negli orti a rubare i pomodori più saporiti che io ricordi e su un albero di noci, sporcandoci tantissimo.
Giocavamo a nascondino nei campi di granturco, per scappare da suo fratello, che era più piccolo.
Ricordo paioli enormi di polenta bianca fumante, rovesciata sul tagliere. Lo zio ci passava sotto uno spago e la tagliava a fette.
Le cose più semplici erano per me fonte di continua meraviglia.
Trascorsero gli anni.
Noi crescevamo e dai giochi eravamo passate alle confidenze tra ragazzine, ai sogni per il futuro.
Lei aveva decine di fotoromanzi, che io a Verona non compravo mai, ma che divoravo quando andavo a trovarla.
Erano così pieni di storie d’amore appassionanti e di ragazzi bellissimi.
Noi crescevamo e dai giochi eravamo passate alle confidenze tra ragazzine, ai sogni per il futuro.
Lei aveva decine di fotoromanzi, che io a Verona non compravo mai, ma che divoravo quando andavo a trovarla.
Erano così pieni di storie d’amore appassionanti e di ragazzi bellissimi.
Mi vedo ancora nel lettino con le lenzuola felpate a sospirare per Franco Gasparri…
Le case di Soprapaludo sono state lesionate dal terremoto del '76 e tutti sono andati ad abitare da altre parti.
Noi abbiamo finito la scuola e lei si è sposata prestissimo. Ci siamo viste ancora qualche volta, ma ormai gli impegni della vita ci dividevano ed io non riuscivo ad accompagnare sempre i miei nella visita annuale.
Però l’ho ritrovata su Facebook ed è stata una grande gioia. Spero proprio di riuscire ad organizzare una gita per far conoscere a mia figlia parenti che non ha mai visto e soprattutto lei, la mia amica d’infanzia.
Mi auguro solo che nessuno ammazzi un coniglio appena arriviamo.
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Come sempre i tuoi post mi fanno volare nel tempo, non solo con la fantasia, ma proprio con la memoria. Riesci a riaprire degli "scrigni" chiusi da tempo di cui non trovavo più la chiave!
RispondiEliminaAnche io ho dei ricordi simili ai tuoi (e condivido pienamente con te l'orrore per i conigli scuoiati: non riesco più a mangiarli...). Quando si andava a Buonconvento a trovare i parenti toscani, fare il "giro dei saluti" era un classico imprescindibile... assieme al giro per i poderi alla ricerca di uova fresche da riportare a Roma. E poi si, anche io avevo una amichetta, si chiamava Paola, ed era divertente andare con lei a vedere le oche... che ovviamente poi si innervosivano e ci correvano dietro... con tanta paura da parte nostra!
Bellissimo, gran rispetto per i "ricordi", ma preferisco Gua_Sta nei post di oggi. Trovo che la donna di adesso sia ancora una donna giovane, curiosa e piena di idee fresche e innovative da dare...Qualche volta anche un po' pazze...perchè no ?!? ;-)
RispondiEliminaIl tuo blog è fantastico.. hai descritto molto bene il nostro - sig sig - passato...
RispondiEliminaUn abbraccio spero a presto. Dona
Per caso sono arrivata da te ed ho scoperto che hai origini friulane come me.Ti descrivi molto bene ,tornerò a rileggere il tuo blog,buona domenica,Olga.
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