martedì 21 giugno 2011

Incubo maturità

In questi giorni si fa un gran parlare degli imminenti esami di maturità.

I mass-media ci tediano con i soliti discorsi su "toto-tema", su alimentazione e rapporto sonno-veglia perfetti per l'occasione, su come vestirsi per gli orali e, novità di quest'anno, sulla seguente questione: è più utile lasciar copiare o, viceversa, aumentare i controlli e le punizioni?

Psicologi, sociologi e perditempo vari si interrogano su questo problema vitale.
Questi giovani, che saranno la nostra futura classe dirigente, potrebbero subire un trauma umiliante oppure abbracciare per sempre la logica della disonestà e dei "furbetti del quartierino"?

Come sempre un sano buon senso risolverebbe tutto, ma se dobbiamo proprio parlarne...parliamone.

Racconterò la mia storia che, sebbene siano passati decenni, può essere emblematica.

Non ero la prima della classe, ma tanta era la paura di essere rimandata che riuscivo a barcamenarmi discretamente.

I miei genitori mi avevano imposto una scuola dove le uniche materie che mi piacevano erano inglese, italiano e geografia.
Sopportavo steno-dattilo e ginnastica. Odiavo diritto, scienza delle finanze, tedesco e, su tutte, matematica attuariale e statistica.

Sarei diventata "Corrispondente in lingue estere e perito aziendale". Bleah.

Ai miei tempi l'esame di maturità consisteva in due scritti e due orali (con una materia scelta dallo studente e una dalla commissione).

Ho studiato molto, con metodo, avevo anche registrato la mia voce che leggeva i vari libri così mi ascoltavo quando facevo altro.

Poi avevo preparato una decina di temi "papabili" e li avevo trascritti su rotolini di carta da nascondere nell'astuccio.

Siccome era uscito tedesco (che fortuna...) avevo scritto a matita varie regole mimetizzate nelle pagine del dizionario.

E, ultima grande furbata, avevo scelto matematica come seconda materia orale, in modo da studiarla a memoria ed essere sicura che non me l'avrebbero cambiata (nessuno voleva portarla).

Le cose sono andate così: il tema era uno di quelli che avevo preparato, così l'ho copiato di sana pianta e ho preso 8 e mezzo. 

Tedesco sono riuscita a tradurlo quasi bene, grazie agli appunti nascosti, prendendo un miracoloso 7 e mezzo.

Avevo gli orali il terzo giorno così sono andata ad ascoltare le mie compagne per rendermi conto delle domande che faceva la commissione.

Sapevo tutto. 
Tecnica, la mia prima materia, la recitavo come l`Ave Maria e anche matematica.
Conoscevo tutti i meandri degli ammortamenti, degli interessi progressivi, del corso secco e tel quel.

Ero in una botte di ferro.

Sono partita benissimo con tecnica. Tutto OK.

Mi siedo davanti il professore di matematica che guardandomi sornione fa: "beh, dopo tre giorni di matematica attuariale mi sarei anche stancato... perchè non mi parla dei piani cartesiani?".

Balbettando ho ribattuto che era un argomento di prima.
Errore tattico gravissimo. 
Ha cominciato a chiedermi qualsiasi cosa di matematica "vera" e io che dicevo: "ma non posso farle un problema sulle scorte? O un calcolo di mutuo indicizzato?".

Così ho preso un bel 4 tondo.

Sono uscita con 48/60, appena sufficiente per partecipare ai concorsi bancari a cui tanto tenevano i miei genitori.

La morale è che negli esami, come nella vita, serve impegnarsi ma anche fare i furbi ogni tanto paga.
Però in tutte e due i casi non bisogna essere approssimativi.


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3 commenti:

  1. Capita sempre di avere agli esami professori di tal genere e altri molto umani..Per me qualsiasi esame è sempre stato un terno al lotto ..o andava o non andava. Tecniche a parte , la penso a tutt'oggi così... Si va preparati , più o meno, e poi nelle materie che si sanno meglio si hanno punteggi bassi e in quelli che odi con tutta te stessa, te la cavi alla grande ,...quindi...
    Ciao bellezza mia, un bacio grande!

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  2. io invece ho un ricordo bellissimo della mia maturità... forse perché è una delle poche volte in vita mia in cui ho davvero Studiato con la esse maiuscola :)

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