giovedì 18 settembre 2014
Alienazione
La mia serata di ieri: due ore a ricoprire i testi scolastici di mia figlia mentre uno stupido film con Jennifer Lopez scorreva in sottofondo.
E’ liberatorio confessare le proprie debolezze: ebbene sì, io mi rilasso ricoprendo con perizia i libri.
Compro i rotoli di pellicola trasparente e li ritaglio a misura.
Niente di preconfezionato. Non vale.
Ripiego le parti in eccesso all’interno, attacco la sua brava etichetta bianca sul davanti e guardo soddisfatta la pila salire.
Questo fin dalla prima elementare.
Adesso è in quinta liceo e soffro perché è l’ultimo anno.
Oppure si possono ricoprire anche i testi universitari?
Lei mi guarda comprensiva, come si fa con i matti che non bisogna contraddire e magnanima dice che non è un lavoro così necessario, anzi.
Ma a me piace farlo.
Compriamo da sempre libri usati, quando possibile.
Sono spesso rovinati, pieni di orecchie e piccoli strappi.
Lì io godo: scotch e ferro da stiro alla mano li riporto a nuova vita e poi via con la copertura plasticosa.
Non venitemi a dire che molte cartolerie offrono il servizio di ricopertura a caldo. Non mi interessa.
Alla fine dell’anno scolastico molti dei costosissimi testi non sono stati neppure aperti.
I professori spesso distribuiscono fotocopie o attingono dalla rete per spiegare qualche argomento ma la farsa della infinita lista di libri continua ogni anno.
Noi cerchiamo di rivenderli: sono come nuovi.
Spesso non riusciamo dato che i docenti adottano nuovi testi e quindi i nostri sono inutilizzabili.
Uno spreco di denaro e carta che mi disturba parecchio.
Buttarli non se ne parla. Accumuliamo.
Non so neppure io per chi o per cosa.
Ma i libri non si possono buttare (salvo quelli tributari, che si possono bruciare impunemente per scaldarsi, cit. “The day after tomorrow”…).
Non ho ancora finito: oggi mi aspettano i due volumi di filosofia e Lezioni di letteratura latina.
Nel frattempo li sfoglio pure: sono materie che una perita aziendale come me non ha mai neppure sfiorato.
Mi perdo tra gli argomenti e penso alla asincronia tra obbligo e desiderio di studiare, in mezzo ci passano vent’anni buoni.
Di “Chimica – concetti e modelli” mi affascina solo la copertina: una tavoletta di cioccolato fondente con i simboli degli elementi incisi su ogni quadrotto…
Rosa fresca aulentissima: questo è un bel titolo, musicale e gioioso.
Su uno dei volumi c’è Charlie Chaplin che porge un fiore ad una ragazza.
Fatemi dare un’occhiata, dai….
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Ma pensa che lo facevo anche io... prima con la plastica colorata, poi mi sono modernizzata e sono passata a quella trasparente. Siccome nemmeno io li ho buttati (quelli che non son riuscita a rivendere) ce li ho ancora implasticati in soffitta... credo che ormai la plastica o almeno lo scotch si sia fuso assieme alla copertina!
RispondiEliminaMa non eravamo nell'epoca dei Tablet?
RispondiEliminaAnche a me piaccioni i lavori manuali...mi rilassano da morire!Io in particolare adoro "resuscitare" i vestiti,a casa mia quasi nulla viene buttato,viene riadattato e riutilizzato fino a finire come tappetini per il bagno quando proprio della stoffa non si può fare altro che tagliuzzarla e intrecciarla.Quando faccio questi lavori sono nella mia "bolla di relax" dove non entrano preoccupazioni e pensieri!
RispondiEliminaEsatto! Un tempo lontano la passione per l'origami mi ha salvata dal suicidio. E non sto scherzando.
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