venerdì 7 marzo 2014

Perchè tutte abbiamo incontrato uno stronzo - 1



Forse questo post diventerà un appuntamento mensile, nel quale racconto eventi dei quali sono stata testimone diretta o indiretta.

Certe cose vanno raccontate, dato che se è giusto rimuovere e voltare pagina è anche giusto che altre donne possano fare tesoro dei nostri errori e/o consolarsi.

Quindi la caratteristica di questi racconti sarà che ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti NON è puramente casuale.


IL PROFESSORE

Lei era sulla trentina.
Reduce da una storia durata cinque anni che non aveva portato da nessuna parte.
Aveva puntato e perso.

Ma adesso si sentiva forte. 
Aveva un buon lavoro, si era appena comprata una casa, insomma aveva iniziato una nuova vita da single cazzuta.

Con questa idea si iscrive ad un corso avanzato di conversazione inglese, organizzato dalla sua associazione professionale.

Sorpresa delle sorprese il professore lei lo conosce. 

Ai tempi delle superiori era in una compagnia che lei aveva saltuariamente frequentato.
Inoltre giocava a baseball nella stessa squadra del moroso della sua migliore amica. 
E si erano anche incrociati a Londra una decina di anni prima.

Quindi grandi baci e abbracci e ciao come stai, cosa hai fatto, che bello rivederti.

Le lezioni vanno avanti.
Al termine di ognuna si fermano sempre qualche minuto a chiacchierare del più e del meno, del lavoro di lui in un liceo, dell’essere single e quasi felici.

Alla fine dell’ultima lezione lui le chiede il numero, per evitare di perdersi di vista per altri dieci anni, dice.

Poi la chiama.
Mi chiedevo se ti andava di uscire. Parlare con te è così piacevole.
Suono in un gruppo, vieni alle prove?

E lei accetta. Insomma, perché no?
Lui suona la chitarra come lei ha sempre sognato di saper fare, è carino e simpatico.

Dopo in macchina parlano e parlano.
E si trovano d’accordo su tutto, ridono ed è bello dato che le sue serate di solito lei le passa da sola mangiucchiando sul divano davanti alla tv.

Escono una seconda volta e vanno in pizzeria.
E di nuovo stanno bene, sono proprio sulla stessa lunghezza d’onda.
Come da manuale, la terza volta lui la invita a cena a casa sua.

OK, non è mica una santa.
Insomma sembra tutto cosi perfetto. Lui cucina pure bene.

E le mostra le stanze, le racconta la storia di tanti oggetti, il perché di tante cose, ed è notte fonda quando invece di tornare a casa lei decide di dormire lì.

La mattina dopo le prepara la colazione, è carino e affettuoso.

Lei si ricorda ancora i suoi occhi ridenti illuminati dal primo sole quando si sono salutati nel parcheggio prima di correre tutti e due al lavoro.

Passano i giorni e lui non si fa vivo.

Dopo quasi una settimana di vana attesa lei raccoglie una ventina di gettoni telefonici e li mette in un sacchetto assieme ad un bigliettino con un punto di domanda.
Va nel parcheggio e lo lascia agganciato al tergicristallo della macchina di lui, furtiva come un ladro nella notte.

Continua a ripensare ai mesi passati, quelli in cui hanno parlato di tutto, quelli che alla fine le hanno fatto credere che loro due potessero stare bene insieme.

Ripercorre quello che è successo cercando un punto qualsiasi dove qualcosa possa averlo spaventato, offeso, infastidito.
Si arrovella ma non trova nulla.

Ad un’ora imprecisata della notte lui finalmente le telefona.
Sta singhiozzando.

A pezzi e bocconi, tra un singulto e l’altro, le racconta che è innamorato, ricambiato, di una sua studentessa di 17 anni, che i genitori di lei li hanno scoperti e hanno tolto la figlia dal liceo e si sono trasferiti, che lui è disperato, che lei è bionda, bellissima e ha la quarta di reggiseno, che lui sta malissimo perché l'ha tradita.

Quando lei gli chiede perché durante tutti i mesi in cui hanno parlato di tutto non le ha detto nulla lui le risponde che stava cercando di distrarsi e che parlare con lei gli ha fatto bene e non voleva rinunciarci.

Soffre, soffre poverino. Forse le chiede anche scusa. Forse.

Lei si guarda allo specchio, mora, trentenne e con una terza molto scarsa e riattacca.

Epilogo.

Una decina di anni dopo lei ad una cena con le sue compagne di scuola chiede ad un’amica che avevano in comune notizie del professore.

“Poverino, so che si era trasferito per mettersi con una molto più giovane di lui, che poi l’ha lasciato. Ha avuto un esaurimento nervoso tremendo…”
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4 commenti:

  1. Aiutooooo! Mi domando sempre cosa scatta nella testa e negli ormoni di queste persone che si invaghiscono di ragazzine... ma perchè??? :(

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  2. Giustizia è stata fatta...
    Spesso gli stronzi hanno la meglio e smaltire il loro fetore non è semplice, meglio vederli evaporare lontano...se si è fortunati succede!
    Ciao Annalisa bella!

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