domenica 8 febbraio 2015

#unviaggiovintage - 70 giorni/10.000 chilometri


-“Non posso esimermi”-

Così ho risposto alla simpatica Monica del blog Alla ricerca di Shambala quando ha lanciato l’idea di un post che raccontasse un vecchio viaggio con relative foto, rigorosamente analogiche.
Possibilimente qualcuna doveva anche ritrarci, in modo che fosse proprio evidente l'implacabile trascorrere del tempo, dico io!

Ho smesso di viaggiare, nel senso “serio” del termine, negli anni ’80, quindi molto prima dell'avvento del digitale.
Non c'era problema, se non quello di scegliere fra migliaia di diapositive.

In realtà ho subito deciso che cosa vi avrei raccontato o meglio cosa avrei tentato di raccontarvi dato che mi sono resa conto che dopo 40 anni la memoria è leggermente offuscata e molte foto che credevo di avere erano purtroppo solo nella mia mente e altre non mi dicono nulla e non so assolutamente dove sono state scattate.

Comunque in qualche posto tra Verona e Aleppo nell'estate del 1973...


PREMESSA

Noi dovevamo andare in Persia. 
Sì Persia, si diceva ancora così.
C’era lo Scià e non c’era alcuna guerra o tensione religiosa.

In Turchia c’eravamo già stati 3 anni prima ma eravamo rimasti nella parte occidentale.
Ci mancava di visitare la Cappadocia e da lì avremmo proseguito verso est.


SVOLGIMENTO

Prego notare la mappa “homemade”, bisnonna di Google Maps, dove avevo disegnato il percorso e dove compaiono nazioni ormai sparite da decenni.
Comunque grazie a questo cimelio sono riuscita a dare un nome a molte delle tappe che ricordavo solo vagamente.


La prima foto dovrebbe essere di fronte al parlamento di Belgrado.
Eccomi lì, con mia madre, sgraziata come solo una tredicenne può essere…


Segue foto scattata su qualche spiaggia vicino a Salonicco, dove mi sto togliendo la sabbia dai piedi.


Noi dentro ad una moschea o forse è Santa Sofia a Istanbul ma forse no. (Se riconoscete il posto vi prego di dirmelo)
P.S. Ho scoperto che è la chiesa ortodossa di San Marco a Belgrado...


Dopo Ankara, verso Kayseri, vicino ad un ponte romano sul fiume Kizilirmak.


In Cappadocia, nella valle di Goreme.




Io con la guida nella città sotterranea.


Verso il nulla e nel nulla, tra terra e sabbia, pecore, pastori e bambini cenciosi.

In basso dei bambini ci salutano. Gli regalerò alcuni Topolino

Si aspetta la corriera. Sullo sfondo un paese con case a cupola. Come si chiamerà?

Incontri abituali. A volte pecore a volte cicogne.

Mio padre ha chiesto il permesso per fotografare l'acconciatura tipica

Senza parole....

L’IMPREVISTO

All’altezza di un posto chiamato Tunceli la strada verso la Persia finiva.
Nel senso che i turchi la stavano rifacendo completamente.

Dopo un tentativo da parte di mio padre di percorrerla ugualmente (che aveva dato come risultato la rottura del pavimento della roulotte e di un ammortizzatore) si è deciso di tornare sui nostri passi e di proseguire poi verso sud per andare a visitare Palmira, in Siria.

Questa foto dovrebbe essere stata scattata vicino a Tarso. 


Ricordo vagamente battute sulla luce che doveva colpirci sulla strada di Damasco…

Aleppo, famosa per i suoi pini, ci è apparsa arida e torrida.



Io sono quella col cappello, di spalle

C’erano 46 gradi e per un paio di giorni siamo usciti solo dalle 7 alle 9 del mattino, passando il resto del tempo sotto i pochi alberi del campeggio, facendoci una doccia ogni mezz’ora per sopravvivere.

Ad un certo punto mio padre ha preceduto di molti anni Forrest Gump con la battuta: “sarei un po’ stanchino” e ha deciso di tornare indietro in Turchia, verso la costa meridionale.

Sempre di spalle....
Lì ricordo campeggi bellissimi, gestiti dalla BP, con cucine a disposizione degli ospiti e bagni immacolati.
Un mare meraviglioso e una brezza che ci ha rimesso in forze dopo le disavventure precedenti
(tipo quella raccontata nel post "Le disavventure dei miei viaggi").

 
Spiagge deserte nonostante fossimo a fine luglio.
Il castello di Korikos, di fronte a Silifke.





IL RITORNO

C’è un vuoto di memoria e di foto fino alla Bulgaria. 

Probabilmente mio padre non ha voluto fare doppioni dato che tutta la zona di Efeso, Smirne, Troia, Pamukkale, così come Istanbul era già stata ampiamente fotografata tre anni prima.

Si è deciso di cambiare strada e puntare verso Vienna, passando dalla Bulgaria e dall'Ungheria.
Qui sotto il Monastero di Rila.


Sosta a Budapest.



Visita prolungata a Vienna, da dove eravamo scappati l’anno prima a causa della pioggia incessante.


'Sti calzettoni, non si possono vedere!



CONSIDERAZIONI FINALI

I miei ricordi di quell’estate sono quelli di una ragazzina. 
Cosa mi aveva colpito durante quei 70 giorni?
  • Un cane randagio incontrato nel campeggio di Kayseri.
    Gli davamo una porzione di pastasciutta e quando ci vedeva arrivare la sera ci correva incontro velocissimo tanto da meritarsi il soprannome di Fiasconaro (antico atleta italiano…).
  • Delle specie di piccole donnole, che in turco si chiamano “ghelenghe” (scrivo come si pronuncia) che correvano veloci tra i camini delle fate e le chiese rupestri in Cappadocia.
  • I Lokum, dolcetti ad alto peso specifico, profumati di rosa, di mandorle o di agrumi.
  • I bambini che toccavano i nostri vestiti e scappavano via ridendo.
  • Gli uomini che chiedevano a mio padre di aprire il cofano della sua Fiat 124 Special perché era appena uscita anche in Turchia, dalla fabbrica di Bursa.  Alcuni si buttavano anche a terra per vedere sotto la macchina.
  • Le donne che ci offrivano il te bollente su vassoi tenuti da catenelle e volevano vedere dentro la roulotte e poi ci invitavano nelle loro casette, e tutti ci guardavamo sorridendo parlando a gesti.
  • Tutte le bibite e i gelati che mi sono stati proibiti per paura della dissenteria.
  • La super dissenteria che ha colpito mia madre….
  • Le tre ore al confine tra Ungheria e Austria, sotto tiro di una sentinella col mitra, mentre funzionari doganali passavano lo specchio sotto auto e roulotte e ispezionavano ogni cosa. Moduli e moduli da compilare spiegando ai miei cosa scrivere (mio padre sapeva un po’ di francese e l’unica che capiva l’inglese ero io).
  • Appena entrati in Austria il sollievo di essere tornati alla civiltà e alla libertà (Bulgaria e Ungheria ai tempi erano drammatici da attraversare…).
  • Gli uccellini e gli scoiattoli del parco di Schoenbrunn che mangiavano dalle mie mani.


8 commenti:

  1. spettacolo. brava che bei ricordi e grazie di averli condivisi. non sono sicura che sia aghia sofia sai quell'interno di istanbul....

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  2. Appena mi asciugo le lacrime e riesco a ricompormi, torno!
    Uno dei tuoi post più belli, ma non ne avevo dubbi :)
    ps: la mosche mi ricorda la blu di istanbul

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  3. Oddioooooo, Annalisa, ma che lavoro stupendo hai fatto???? Lo ammetto, il mio è un misto tra risate e commozione, perché questo post non ha niente a che vedere con i luoghi, questo post è vita che scorre, è un pacchetto di ricordi in cui si mischiano famiglia, mondo, e quello che eravamo.

    Non posso che ringraziarti perché di post così, sinceri, ironici, e da leggere tutti d’un fiato non è che se ne leggono molti. E poi ho adorato i calzettoni, gli anni 70, la legge del contrappasso che ha fatto prendere la dissenteria a tua madre, la roulotte parcheggiata in posti improbabili, il collage che di foto, che raccontano un altro modo di viaggiare. Lo giuro, questo #viaggiovintage è solo all’inizio ma mi sta regalando bellissime emozioni. Ed è un grande regalo :-) smack

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    1. Grazie cara! E grazie per aver avuto questa bella idea. Chissà che mi venga voglia di ripescare qualche altra foto dall'armadio...

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    2. purchè sia un'ispirazione spontanea, tutto quello che vuoi....e una menzione speciale alla mappa homemade, da guinness dei primati :-) spettacolo puro

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  4. Bello, bello! Bello da leggere e bello da guardare!
    Questo sì che è Viaggiare! :)

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  5. Io sono rimasta a bocca aperta ed affascinata... la roulotte, il viaggio in libertà, tutto quel fascino ormai perduto della Persia...
    Tu sai vero quello che hai vissuto un tesoro? La mia è invidia pura!

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  6. Mamma mia, 70 giorni in giro in posti impensabili.
    Che fortuna hai avuto, se si pensa che non so se io mai li vedrò quei posti, e sicuramente se ci si potesse tornare non saranno più gli stessi, la Siria sicuramente.
    Anche a me sembra Istanbul, mi ricordo il lampadario.
    Bellissimi i calzettoni e povera tua madre per la dissenteria.
    Grande!
    Ciao
    Norma

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