Il sabato mattina io e mio marito andiamo spesso in centro a
passeggiare.
Abbiamo tutti i nostri piccoli riti: il caffè col risino tiepido,
mostre da visitare o luoghi da fotografare, qualche acquisto, l’aperitivo.
Si chiacchiera, si
rievoca, si progetta pure, cose così.
Non incontriamo quasi mai persone
che conosciamo.
Io mi ricordo che una volta,
diciamo dall’adolescenza ai trent’anni, non riuscivo a fare una Via Mazzini o a
passare per la Brà senza dovermi fermare quattro o cinque volte a parlare con
qualcuno.
Erano compagni di scuola, vicini
di casa, colleghi, amici di amici, un sacco di persone più o meno coetanee che
facevano esattamente quello che io ho continuato a fare anche in seguito: girare per la mia città.
Ma dove sono finiti tutti?
Non c’era ristorante o pizzeria
dove a qualche tavolo non vedessi tizio
e caio che conoscevo, almeno di vista.
Parlo spesso di quanto io ami
Verona, che difficilmente cambierei con un altro posto, e dopo mi ritrovo a pensare che in fondo
quello che mi conforta sono gli involucri esterni, perché la gente che è
cresciuta con me è sparita completamente.
Che poi anche l’involucro sembra
uguale ma ovviamente è cambiato.
Certo l’Arena è sempre lì, ma
locali, negozi e anche strade e piazze sono spesso completamente diversi da un
tempo e in un continuo divenire.
Questa mattina ho voluto portare
mio marito in un caffè dove ho passato tante serate a bere porto o il mitico
Alexander (ma lo fanno ancora?), un bar storico che ricordavo scuro, pieno di
tappezzerie, travi a vista.
Si saliva una scala cigolante e si
poteva stare in una saletta confortevole ammirando la città dalle piccole finestre.
Appena entrata credevo di essere
in una di quelle situazioni fantascientifiche in cui ci si sveglia in un
universo parallelo dove le cose paiono uguali ma in realtà tutto e tutti sono
diversi.
Spatolato veneziano crema,
controsoffitti con faretti, porta del bagno con serratura elettronica. Nessun
secondo piano.
In compenso gli avventori erano
tutti più o meno miei coetanei. Ma non ne conoscevo uno.
Non so. Non so nemmeno perché ho
pensato di scrivere questo post.
Ma la sensazione di straniamento ultimamente
mi sta dando molto fastidio.
Sto perdendo tutti i riferimenti.
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A volte non è negativo perdere i riferimenti..io sono nata perdendoli quindi forse ci sono abitutata..Anche in questo buco dove vivo..non conosco quasi nessuno..Mi sento smarrita? Affatto..delusa..moltissimo...
RispondiEliminaTi adoro Annalisa!
Qua a Trieste con le persone non mi succede,ma è anche vero che lavorando in una libreria centralissima,spesso ho occasione di incontrare dei conoscenti anche sul posto di lavoro....per quanto riguarda invece lo smarrimento relativo ai locali "storici" che cambiano e diventano dei freddi e spersonalizzati modernismi,condivido perfettamente ;)
RispondiEliminaCondividiamo la stessa città, è un caso che sia capitata sul tuo blog proprio ora? Mah. I luoghi rimangono sempre uguali nei nostri ricordi anche se nella realtà tutto cambia, è inevitabile. Ma dopotutto anche noi stessi siamo in continua trasformazione!
RispondiEliminaP.s.: Verona è bellissima, sempre!