Ieri passeggiavo con Tabù lungo la strada che costeggia il
centro sportivo, sul lato “selvaggio”, dove i rovi hanno fagocitato tutta la
rete che delimita alcuni campi incolti.
Le more iniziano ad essere mature!
In un attimo ero con la mente in altri luoghi e in altri
tempi.
Prima di andare ad abitare nel podere di mio marito sui
Colli Euganei io pensavo che le more crescessero solo sui gelsi.
Basavo questa mia idea sul fatto che nel campeggio sul Lago
di Garda dove passavo i fine settimana con i miei, c’erano molti alberi pieni di more
bianche e nere che noi bambini mangiavamo voracemente.
Invece sui colli avevo scoperto che esisteva un'infestante tremenda che, se lasciata indisturbata, si mangiava boschi e
soprattutto vigneti, abbracciando tutto con i suoi lunghissimi tralci spinosi.
Il primo anno che avevamo ripreso in mano la campagna, i
roveti imperversavano ovunque.
Un giorno di giugno io ed un lavorante idiota, vecchio amico
della ex moglie di mio marito (e t’ho detto tutto…) stavamo andando nel vigneto
basso, portando una scala, per pulire dei ciliegi e sistemare le rive del
ruscello dove c’erano dei noccioli completamente infestati.
Il cretino oltre a fumare come un turco soffriva anche di
allergie varie, per cui era più il tempo in cui non faceva niente che quello in
cui lavorava.
Fatto sta che per superare il ruscello usiamo la scala come
ponte e mentre io la tengo lui passa dall’altra parte.
A quel punto lui avrebbe dovuto tenere mentre
passavo io, ma ha avuto un attacco di sternuti ed io sono caduta nel fosso
pieno di rovi (avevo i pantaloncini corti e una canottiera) ed invece di
aiutarmi si è acceso una sigaretta perché diceva che così gli passava l’allergia!
Quando sono risalita sembravo una comparsa di quei film di
guerra sul Vietnam, piena di fango e graffi ovunque, con foglie tra i capelli e
sui vestiti.
Anche la mia espressione doveva somigliare a quella di un
Viet Cong inferocito…
In ogni caso il lato positivo dei rovi è che appunto
producono le more.
Qui i ricordi sono decisamente migliori.
Partivo con mia figlia, prima nel marsupio, poi nello zainetto
ed infine per manina, per andare a raccogliere le more lungo i bordi del podere
(erano finalmente state domate).
Lei si portava il secchiello giallo del mare, quello
comprato assieme alle formine, al setaccio e alle palette, e piene di buona
volontà iniziavamo la raccolta.
Stavamo in giro anche un paio d’ore ma il secchio era sempre
mezzo vuoto.
Le nostre bocche viola e le nostre mani sporche e un po’
graffiate.
La sera a cena mio marito chiedeva: “ma non hai detto che andavate
a prendere le more?”
“Eh sì, ma non erano ancora mature!”.
Dai, oggi se non piove troppo, riprovo a raccoglierne un
po’.
Tanto a Tabù non piacciono…
A sinistra un po' di rovi lungo il sentiero verso il podere |
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Buone le more!
RispondiEliminaAnche a me inspirano tanti bei ricordi di tempi passati...anche noi da piccoli le raccoglievamo lungo la strada polverosa che dava verso i campi di grano e di mais, pensando alle more mi vengono in mente le magliette sempre sporche di patacche viola, il caldo torrido dell'estate e il sole alto in cielo, i vecchi amici dell'infanzia e dei gran mal di pancia...ne mangiavamo un sacco!
Ciao e buona raccolta!
Raccoglievo anche io..e che buone!!
RispondiEliminaUps! Io preferisco l'autunno è diventato www.linquilina.blogspot.com
RispondiElimina..se ti va :-)
Adoro le more, a volte faccio l'errore di comprarle al supermercato ma resto sempre delusa perché non sanno di nulla :( da piccola facevamo le scampagnate e le mangiavamo dall'albero o dal rovo....era tutta un altra cosa!
RispondiEliminaPovera la mia Annalisa reduce dal Vietnam....
RispondiEliminaQuanto sono belle le more e quanto sono buone e che piacere nel mangiarle trovate per stradine di campagna , abbarbicate nei roveti, nei muretti, nelle rive dei ruscelli..
Che bei ricordi, ma per fortuna le abbiamo anche adesso vicino a casa...
Baciotto!!!