martedì 11 dicembre 2012

Che emoticon...o no?


Su gentile richiesta dell’amica Sabina, oggi parlerò di faccine o, per dirla giusta, di emoticons.

Quando è iniziata questa mania di aggiungere ed in alcuni casi addirittura sostituire alla frase dei gruppi di simboli?

Mi sono fatta quasi una cultura e ho scoperto che si parte dai lontani anni ’60 e dal mitico Smiley di Have a nice day. Inventato da un pubblicitario per una compagnia di assicurazione e mai registrato.

Poi tra alterne vicende si arriva agli anni 80, all’ectasy, alla cultura grunge, per poi approdare finalmente nel mondo dei computer per merito di tale Fahlman, un informatico che aggiunse la prima icona ad un suo messaggio, stanco di venire frainteso quando scriveva in modo ironico…

E scrivere meglio? 
Sprecare questi pochi secondi che servono per aggiungere una parola, un concetto, qualcosa che spieghi chiaramente il senso del nostro dire?

Ricordo con una specie di orrido divertimento quando dieci anni fa mia figlia frequentava la prima elementare: le maestre giudicavano i primi compiti degli alunni con una faccia sorridente se andava bene, con una seria se erano appena sufficienti e con una triste se il lavoro era tremendo.

Promossa in seconda a forza di risate, non c’è da meravigliarsi se adesso è il genio delle faccine.
L’altro giorno mi ha spedito un sms che così recitava: “8 in filosofia \(^-^)/ “.

Fatto sta che ormai si scrive o meglio, si messaggia (che brutto verbo…) infarcendo il tutto con parentesi, lettere e asterischi in una gara a chi ne conosce di più e li usa con più disinvoltura.

Io sono abbastanza imbranata ed uso a mala pena la faccia allegra, quella triste e, grande prestazione, il cuore. 
Una volta mio marito mi ha chiesto che cosa voleva dire “minore di 3” nel commento che gli avevo mandato…

Capisco Sabina che spesso si sente delusa dalle telegrafiche o peggio solo grafiche risposte che riceve alle sue ben articolate domande.
 
Anch’io sono un’amante delle parole. 
Ogni tanto leggo con piacere vecchi romanzi o ascolto rapita i dialoghi dei film in bianco e nero perché scopro termini ormai desueti e così perfetti per descrivere alcune situazioni.

L’italiano sarebbe una lingua magnifica.
Piena di sfaccettature, elegante e musicale.

Poco si addice al mondo informatico ed in generale alla vita frenetica e multiculturale di oggi.

Bisogna farsene una ragione ed adeguarsi perché altrimenti si resta colpevolmente tagliati fuori, esclusi dai dialoghi con le nuove generazioni, allocchiti come mia madre davanti alle pubblicità della maggioranza dei prodotti, piene di parole straniere e di immagini velocissime.

Non è più questione di chi ha torto e di chi ha ragione.
E’ andata così. 
Il mondo comunicherà sempre più per immagini, simboli, grafici e poche universali parole probabilmente americane (l'inglese a sua volta è troppo forbito).

Noi nostalgici coltiveremo l’uso del bell’italiano per i momenti speciali, come certi lussi che ci si possono prendere in rare occasioni.   
Ascolteremo il suono di alcune parole come si fa con le melodie più amate, sorrideremo tristemente e sospireremo immersi in lontani ricordi.
Lettere vergate a mano, bigliettini profumati, dediche su libri ingialliti.

Noi potremo dire: “io c’ero”!
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4 commenti:

  1. Bhè allora vuol dire che ti sei persa la new generation smartphone che usa il sistema di messaggi gratuiti chiamato Wazzup. Questo wazzup ha tantissime emoticons ma anche una miriade di simboli e veri disegnini, tanto che un'amica (che fa l'assistente sociale) mi spiegava che i ragazzi compongono frasi con i disegnini. Esempio facile, a Parma c'è un'esclamazione che recita "vacco zio" per dire che sei molto stupito di una cosa... con wazzup diventa il disegnino della mucca (vacco) e di un vecchietto (zio). Concludo così :) oppure :(

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  2. Grazie per il bellissimo post cara Guà. Mi sono commossa. E' proprio vero, tutto quello che scrivi. Me la sono proprio posta la domanda "ma come faranno a capire gli anziani tanta pubblicità in inglese"... poco tempo fà, e nella descrizione di tua mamma, o rivisto quel momento. Io capisco, che se non percorre i tempi, son tagliata fuori. Lo dico proprio io che mastico informatica dall'età di 15 anni... Non lo so cosa ha fatto in realtà scattare questo improvviso rifiuto. Per non dire repulsione. Uno dei miei piu' evoluti telefoni Samsung trasformava il messaggio con le icone descritte da Lallabel. All'inizio mi e' sembrato curioso, divertente. Dopo un po' mi sono resa conto che non sempre interpretava con il simbolo giusto quello che volevo dire e trasmettere. Poi per fortuna il cellulare s'e' rotto, e ne ho acquistato uno semplice e senza tanti fronzoli. ...IL LOGOS CI DISTINGUE DAGLI ANIMALI - Isoctrate

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  3. Quando sono entrata timidamente nel mondo del web, ero a dir poco sorpresa di trovare qua e là simboli che, fino a quel momento, ricevevo soltanto da alcune amiche sul telefonino. Non essendo una ragazzina non sono nata a suon di faccine e mi sentivo a disagio a usare questi simboli di comunicazione. Poi sono successe cose di cui mi sorprendo ancora oggi: l'apertura del blog, chi l'avrebbe mai detto, l'uso di canali social che non avrei mai pensato di usare. Mi sono accorta che, senza abusi, l'uso delle faccine, per una comunicazione veloce, aiutano a sostenere il discorso e io mi ritrovo a dovermi ricredere ancora una volta. La vita è fatta di sorprese ;)

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  4. Troppo simpatico il tuo blog! mi ha incuriosito tantissimo il titolo, arrivo qui perchè ho letto il tuo commento sul blog La Bussola e il Viaggio....che dire, inizierò a seguirti! a presto Luisa

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