Questa mattina ho visto su Corriere.it "3 minuti una parola" di Beppe Severgnini.
E' sempre molto puntuale e divertente. Parlava del modo di dire "anche no" che sta invadendo tutti i nostri discorsi.
E' proprio vero. Ad un certo punto, un aggettivo, un'esclamazione, iniziano ad infiltrarsi, diceva, come un virus e spuntano ovunque, anche a sproposito.
Cambiano con gli anni, alcuni muoiono nel giro di qualche mese.
Io, navigata come sono purtroppo, ne ho sentiti molti e anche usati, naturalmente.
Da piccola ero come Silvano di Camera Cafè e dicevo sempre: "togo!"
C'erano i "matusa", c'era il Jet-Set. Sono arrivati i "paninari". Si è iniziato a dire "sfigato" al posto di sfortunato.
Un attimino e assolutamente sì oppure no.
"Tanta roba" lo sento spesso. Va bene in molte occasioni...
"Quant'altro" e "bipartisan": orrende.
Poi tutte le parole derivate dall'inglese: da "performante" a "realizzare" (nel senso di rendersi conto) , così brutte....
La mania di aggiungere "antico" davanti ad ogni cosa: "antica locanda", "antica gelateria", o il suffisso "teca".
Poi "cioccolateria" e "fumetteria".
E quelli che fanno il segno delle virgolette con le mani? Odio.
Ultimamente ho sentito di una nuova filosofia: il "celodurismo"...
Glissiamo.
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non e' una filosofia... è una degenerazione umana... http://it.wiktionary.org/wiki/celodurismo
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