Ogni tanto ho scritto di sigle televisive.
Ci sono musiche e immagini che riescono a introdurti “spiritualmente” nella storia che andrai a vedere e che ti rimangono appiccicate per sempre.
Twin Peaks, Una mamma per amica, Happy days, Fame, Friends….
Le ascolti e il pensiero va lì, dove hai lasciato i personaggi che avevi imparato a conoscere così bene ed è come ricordare qualcosa di reale, come se anche tu avessi fatto parte di quella storia.
Da qualche settimana Rai4 ripropone la serie Star Trek: Enterprise, la quinta ambientata nell’universo Star Trek e, lo dico per chi non mastica questo argomento, si tratta di un prequel.
Infatti racconta avvenimenti accaduti circa 150 anni prima di quelli narrati nello Star Trek degli anni ’60, quello con il capitano Kirk e Spock tanto per intenderci.
I puristi non me ne vogliano, ma è la serie che preferisco.
L’umanità ha da poco scoperto la mitica “velocità curvatura” e a bordo della nave spaziale Entrerprise si avventura in galassie lontane per conoscere nuovi mondi e i loro abitanti.
Il capitano Archer è un uomo empatico, con un grande senso del dovere e dell’onore, appassionato di pallanuoto e accompagnato in questa avventura dal suo beagle Porthos, un cagnolino meraviglioso.
Il sub-comandante T’Pol è il personaggio preferito da mio marito.
Infatti si tratta di una vulcaniana con un fisico da capogiro, fasciato da una tutina aderentissima.
In quanto vulcaniana non mostra emozioni e vive secondo una logica stringente che mi fa spesso desiderare di prenderla a sberle e scuoterla violentemente. Ma ogni tanto, vista la sua coabitazione forzata con gli umani, dà prova di qualche sentimento e la sua espressione cambia leggermente.
Poi c’è Hoshi, l'ufficiale alle comunicazioni, che riesce ad imparare qualsiasi lingua in pochi minuti, cosa per la quale io provo grande invidia.
L’altro alieno dell’equipaggio è il dottor Phlox, un denobulano, sempre ottimista e sorridente. Cura qualsiasi malattia usando animali alieni e sostanze abbastanza schifose con risultati sorprendentemente positivi.
C’è l’ufficiale scientifico Trip e l’addetto agli armamenti Reed, che spesso battibeccano ma insieme riescono sempre a risolvere qualsiasi problema.
Una bella squadra cha avevo lasciato una decina di anni fa (la serie è finita nel 2005) e che sono stata proprio contenta di ritrovare.
Tornando alla sigla: un piccolo capolavoro.
La canzone è cantata da un tenore inglese, tale Russel Watson e si intitola Where my heart will take me.
E’ stata usata come sveglia su due Space Shuttle, così tanto per raccontarvi un piccolo aneddoto.
Le immagini che l’accompagnano raccontano alcuni punti salienti della storia delle esplorazioni, prima in mare e poi in aria fino allo spazio. Disegni di Leonardo, velieri, i fratelli Wright, Amelia Earhart, missioni Apollo, l’impronta sul suolo lunare, la stazione spaziale, il primo shuttle fino alla prima astronave Enterprise Nx-01.
Racconta la voglia dell’uomo di superare i propri confini.
Secondo questa storia mancano poche decine di anni alla creazione del motore a curvatura proprio da parte del padre del capitano Archer…
" It's been a long road getting from there to here.
It's been a long time but my time is finally near.
And I'll see my dream come alive at last.
I'll touch the sky.
And they're not gonna hold me down no more... No,
they're not gonna change my mind.
Cause I got faith of the heart.
I'm going where my heart will take me.
I got faith to believe. I can do anything.
I got straight of the soul.
And no-one's gonna bend or break me.
I can reach any star.
I got faith, I got faith, faith of the heart"
Oh si lo vedevo anche io anni fa, l'attore che fa il capitano Archer è lo stesso che faceva una serie tv in cui il protagonista (lui) viaggiava nel tempo... mi è sempre piaciuto molto!
RispondiEliminaBella scelta :)
Sì, Quantum Leap, lo vedevo anch'io! Entrava direttamente nel corpo di qualcun altro è risolveva dei problemi...
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