-“Non posso esimermi”-
Così ho risposto alla
simpatica Monica del blog
Alla ricerca di Shambala quando ha lanciato l’idea di
un post che raccontasse un vecchio viaggio con relative foto, rigorosamente
analogiche.
Possibilimente qualcuna doveva anche ritrarci, in modo che fosse proprio evidente l'implacabile trascorrere del tempo, dico io!
Ho smesso di
viaggiare, nel senso “serio” del termine, negli anni ’80, quindi molto prima dell'avvento del digitale.
Non c'era problema, se non quello di scegliere fra migliaia di diapositive.
In realtà ho subito deciso che cosa vi avrei raccontato o
meglio cosa avrei tentato di raccontarvi dato che mi sono resa conto che dopo 40
anni la memoria è leggermente offuscata e molte foto che credevo di avere erano purtroppo solo nella mia mente e altre non mi dicono nulla e non so
assolutamente dove sono state scattate.
Comunque in qualche posto tra Verona e Aleppo nell'estate del 1973...
PREMESSA
Noi dovevamo andare in Persia.
Sì Persia, si diceva ancora così.
C’era lo Scià e non c’era
alcuna guerra o tensione religiosa.
In Turchia c’eravamo già stati 3 anni prima ma eravamo
rimasti nella parte occidentale.
Ci mancava di visitare la Cappadocia e da lì avremmo
proseguito verso est.
SVOLGIMENTO
Prego notare la mappa “homemade”, bisnonna di Google
Maps, dove avevo disegnato il percorso e dove compaiono nazioni ormai sparite da
decenni.
Comunque grazie a questo cimelio sono riuscita a dare un nome a
molte delle tappe che ricordavo solo vagamente.
La prima foto dovrebbe essere di fronte al parlamento di
Belgrado.
Eccomi lì, con mia madre, sgraziata come solo una tredicenne può
essere…
Segue foto scattata su qualche spiaggia vicino a Salonicco, dove mi sto togliendo la sabbia dai piedi.
Noi dentro ad una moschea o forse è Santa Sofia a Istanbul ma
forse no. (Se riconoscete il posto vi prego di dirmelo)
P.S. Ho scoperto che è la chiesa ortodossa di San Marco a Belgrado...
Dopo Ankara, verso Kayseri, vicino ad un ponte romano sul fiume
Kizilirmak.
In Cappadocia, nella valle di Goreme.
Io con la guida nella città sotterranea.
Verso il nulla e nel nulla, tra terra e sabbia, pecore,
pastori e bambini cenciosi.
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In basso dei bambini ci salutano. Gli regalerò alcuni Topolino |
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Si aspetta la corriera. Sullo sfondo un paese con case a cupola. Come si chiamerà? |
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Incontri abituali. A volte pecore a volte cicogne. |
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Mio padre ha chiesto il permesso per fotografare l'acconciatura tipica |
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Senza parole.... |
L’IMPREVISTO
All’altezza di un posto chiamato Tunceli la strada verso la
Persia finiva.
Nel senso che i turchi la stavano rifacendo completamente.
Dopo un tentativo da parte di mio padre di percorrerla ugualmente (che aveva dato come
risultato la rottura del pavimento della roulotte e di un ammortizzatore) si è
deciso di tornare sui nostri passi e di proseguire poi verso sud per andare a
visitare Palmira, in Siria.
Questa foto dovrebbe essere stata scattata vicino a Tarso.
Ricordo vagamente battute sulla luce che doveva colpirci sulla
strada di Damasco…
Aleppo, famosa per i suoi pini, ci è apparsa arida e
torrida.
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Io sono quella col cappello, di spalle |
C’erano 46 gradi e
per un paio di giorni siamo usciti solo dalle 7 alle 9 del
mattino, passando il resto del tempo sotto i pochi alberi del campeggio,
facendoci una doccia ogni mezz’ora per sopravvivere.
Ad un certo punto mio padre ha preceduto
di molti anni Forrest Gump con la battuta: “sarei un po’ stanchino” e ha deciso di tornare indietro in
Turchia, verso la costa meridionale.
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Sempre di spalle.... |
Lì ricordo campeggi bellissimi, gestiti dalla BP, con cucine
a disposizione degli ospiti e bagni immacolati.
Un mare meraviglioso e una brezza che ci ha rimesso in forze
dopo le disavventure precedenti
(tipo quella raccontata nel post "
Le disavventure dei miei viaggi").
Spiagge deserte nonostante fossimo a fine luglio.
Il castello di Korikos, di fronte a Silifke.
IL RITORNO
C’è un vuoto di memoria e di foto fino alla Bulgaria.
Probabilmente mio padre non ha voluto fare doppioni dato che
tutta la zona di Efeso, Smirne, Troia, Pamukkale, così come Istanbul era già stata ampiamente
fotografata tre anni prima.
Si è deciso di cambiare strada e puntare verso Vienna,
passando dalla Bulgaria e dall'Ungheria.
Qui sotto il Monastero di Rila.
Sosta a Budapest.
Visita prolungata a Vienna, da dove eravamo scappati l’anno
prima a causa della pioggia incessante.
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'Sti calzettoni, non si possono vedere! |
CONSIDERAZIONI FINALI
I miei ricordi di quell’estate sono quelli di una ragazzina.
Cosa mi aveva colpito durante quei 70
giorni?
- Un cane randagio incontrato nel campeggio di Kayseri.
Gli davamo una
porzione di pastasciutta e quando ci vedeva arrivare la sera ci correva
incontro velocissimo tanto da meritarsi il soprannome di Fiasconaro (antico
atleta italiano…).
- Delle specie di piccole donnole, che in turco si chiamano “ghelenghe”
(scrivo come si pronuncia) che correvano veloci tra i camini delle fate e le chiese rupestri in
Cappadocia.
- I Lokum, dolcetti ad alto
peso specifico, profumati di rosa, di mandorle o di agrumi.
- I bambini che toccavano i nostri vestiti e scappavano via
ridendo.
- Gli uomini che chiedevano a mio padre di aprire il cofano
della sua Fiat 124 Special perché era appena uscita anche in Turchia, dalla
fabbrica di Bursa. Alcuni si buttavano
anche a terra per vedere sotto la macchina.
- Le donne che ci offrivano il te bollente su vassoi tenuti da
catenelle e volevano vedere dentro la roulotte e poi ci invitavano nelle loro
casette, e tutti ci guardavamo sorridendo parlando a gesti.
- Tutte le bibite e i gelati che mi sono stati proibiti per paura della dissenteria.
- La super dissenteria che ha colpito mia madre….
- Le tre ore al confine tra Ungheria e Austria, sotto tiro di una
sentinella col mitra, mentre funzionari doganali passavano lo specchio
sotto auto e roulotte e ispezionavano ogni cosa. Moduli e moduli da compilare
spiegando ai miei cosa scrivere (mio padre sapeva un po’ di francese e l’unica
che capiva l’inglese ero io).
- Appena entrati in Austria il sollievo di essere tornati alla civiltà e alla libertà (Bulgaria e
Ungheria ai tempi erano drammatici da attraversare…).
- Gli uccellini e gli scoiattoli del parco di Schoenbrunn che
mangiavano dalle mie mani.
