Il 18 novembre del 1978 c'era una grande festa nel signorile palazzetto di una mia prozia.
Era la sorella di mia nonna materna e all'inizio degli anni trenta aveva conosciuto, non so bene come, il figlio dell'ambasciatore argentino in Francia sposato con una donna della provincia di Verona (che pare fosse stata una loro cameriera molto intraprendente...).
I pettegolezzi della mia famiglia narrano che fosse un ragazzo indolente e donnaiolo, ma che sapesse suonare molto bene il pianoforte.
Dunque questa mia prozia l'aveva sposato per procura (perchè? Forse era incinta? Boh!), dato che lui era dovuto tornare con i genitori in Argentina, e l'aveva raggiunto a Buenos Aires in battello, facendo un lungo viaggio da sola.
Non chiedetemi i particolari perchè si perdono nella notte dei tempi, fattostà che con l'avvento di Peron tutti i nobili latifondisti furono privati delle loro terre e finì che dovettero scapparsene via.
L'ambasciatore era a Parigi, dove infatti è sepolto al Pere Lachaise, ma la moglie e il figlio con la sposina se ne tornarono qui a Verona, dove avevano saggiamente investito parte del loro patrimonio.
Quindi per noi, ramo povero della famiglia, era sempre un avvenimento andare nel villone della prozia per qualche pranzo o cena.
Erano i classici nobili decaduti, pieni di mobili e suppellettili preziose, ma con gli stucchi e i pavimenti bisognosi di manutenzione, spifferi tremendi dalle finestre e tappeti tarlati.
Il prozio non era stato bravo a gestire le proprietà, limitandosi a venderle pezzo per pezzo e la prozia la ricordo solo fumare da un lungo bocchino e rispondere sempre in differita, dato che era sorda.
La casa era sporca, di uno sporco antico, polverosa e scricchiolante, le apparecchiature splendide, con piatti di porcellana e argenterie monumentali a fare da centrotavola.
Ma arriviamo al quel 18 novembre quando la prozia (ormai vedova) aveva praticamente imprestato la casa a mia zia che ci aveva organizzato una gran cena con ballo invitando anche coppie di amici con i figli.
Tutto questo per dirvi che io quella sera mi ero invaghita, mai ricambiata, di un ragazzone alto con i capelli rossi, con il quale ho ballato le canzoni di Grease che imperversavano in quell'anno.
Mi ricordo che ansiosa avevo chiesto alle mie cugine come mi trovavano, se avessi qualche speranza di far colpo su questa specie di modello capitato al nostro tavolo e loro in coro (sono gemelle) avevano annuito entusiasticamente dicendo: "Hai delle ciglia lunghissime..."
E io mi ero pure rincuorata e fiduciosa lo guardavo sbattendole tipo una che ha un bruscolino nell'occhio.
Non ho mai capito niente di seduzione!
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... è un film? ;)
RispondiEliminaDai! fantastico post ! Quando racconti così mi piace da matti!
RispondiEliminaFlap flap (sbattimento di ciglia) e ottima settimana !
Che meraviglia Annalisa, che storia... io mi perdo sempre nelle tue parole!
RispondiEliminawow… sei bravissima!
RispondiEliminaAdoro Grease!L'avrò visto una decina di volte :)
RispondiEliminaUn quadretto familiare gestito con la tua solita maestria quando ci racconti le tue cose vissute.
RispondiEliminaMi sembra di vedere il salotto della zia, con il lungo bocchino e l'odore tipico polveroso delle case ricche un po' in defaillance.
E tu bellissima con i tuoi occhioni, che ballavi al suono di "Grease" indimenticabile musical con un John Travolta strepitoso!
Bei tempi, sicuramente....++++++