Etichetta fatta in casa |
La nostra produzione era per la maggioranza di uva bianca - pinot, chardonnay e garganega - ma avevamo anche un 25% di uva nera mista (cabernet frank e sauvignon, barbera, merlot), le vigne più vecchie piantate ancora dal nonno di mio marito, su alcuni piccoli terrazzamenti difficilissimi da curare.
Si partiva sempre a vendemmiare l'uva bianca e dopo qualche giorno si finiva con la nera che trasformavamo in un robusto vino chiamato Nerolegno.
Quell'anno, fortunatamente solo dopo la raccolta dell'uva bianca, grandinò.
L'uva nera era praticamente distrutta, così io e mio marito raccogliemmo i pochi grappoli rimasti in una decina di cassette e decidemmo di farci un vino alla vecchia maniera.
Infatti il quantitativo di uva non giustificava l'uso dei grossi macchinari professionali della nostra cantina, così usammo un piccolo torchio in legno e mettemmo i mosto in due damigiane.
Aspettammo la prima fermentazione e poi, dopo una filtratura sempre manuale, lo imbottigliammo per ottenere che facesse la seconda fermentazione in bottiglia (metodo sur lie), per trasformarsi in una sorta di lambrusco, che avremmo chiamato "Vino Silvia" in onore dell'ultima nata.
Usammo delle bottiglie pesanti, con tappo spumante e gabbietta.
Le mitiche bottiglie |
Ne ricavammo una quarantina di bottiglie che decidemmo di tenere per le occasioni speciali, su tutte il diciottesimo compleanno di Silvia.
Queste bottiglie ci hanno seguito nei nostri due traslochi e c'è da dire che nel corso degli anni ne abbiamo aperta più di una.
Mano a mano che il tempo passava la media era di una decente su due o anche su tre.
Non era certo un vino adatto all'invecchiamento, soprattuto visti i trattamenti artigianali che aveva subito.
E veniamo a ieri, festa del 18° compleanno di mia figlia.
Avrei voluto filmare l'operazione stappatura e assaggio perchè meritava.
Quasi tutti i tappi si sono sbriciolati, alcuni finendo dentro il vino.
Il colore era ovviamente ossidato, ma questo è il meno.
Il gusto andava dall'allappante con spunto acetico al marsalato feccioso.
10 bottiglie su 10 da buttare.
L'ex viticoltore ed il figlio stappano l'ennesima orrenda bottiglia |
Per fortuna che eravamo stati previdenti e il buon vino in cantina non mancava.
Però l'idea era carina, dai.
La foto della domenica è un'iniziativa di Bim Bum Beta
L'idea era splendida!!! ;-)
RispondiEliminaun abbraccio e tantissimi aguroni a Silvia
Frà
L'idea è bellissima, soprattutto quella di esservi trasportati le bottiglie da una casa all'altra! Confesso che mi ha un po' commosso leggerti ...
RispondiEliminaAngora auguri alla nostra Silvia!
l'idea era bellissima, io mi sono commossa...
RispondiEliminaCare!
RispondiEliminaMa non c'è da commuoversi... ce lo aspettavamo che fosse orribile!
Però dovevamo aprirle perchè erano anni che ne parlavamo. Adesso ne rimangono un'altra decina che mio marito ha deciso di aprire quando Silvia di sposerà. Così ripeteremo la scena...
L'idea era bellissima e piena d'amore... e tutto sommato, l'orrenda fine sarà un bellissimo ricordo che vi porterete dietro (e che a quanto pare, rinforzerete nel tempo!). Anche se con sommo ritardo, auguroni a Silvia che invece a differenza del vino a lei dedicato, con l'età migliora! ;)
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