martedì 27 marzo 2012

Libertà di parola?


Quante volte nei film sentiamo citare il Primo Emendamento della Costituzione americana. 
Quello che tratta della libertà di parola, di culto, di stampa, di riunirsi pacificamente e di appellarsi al governo per correggere i torti.

Ebbene proprio negli Stati Uniti e più precisamente nella liberissima New York il Dipartimento dell'Istruzione ha inviato una lettera agli editori dei test scolastici delle elementari elencando una cinquantina di parole vietate per il più folle dei motivi così di moda: il politically correct.

Si va da “dinosauro” che offenderebbe i creazionisti (ma chi sono?) a “divorzio” che turberebbe i figli delle coppie in crisi, a  “compleanno” perché i Testimoni di Geova non lo festeggiano a “schiavitù” per non denigrare l’origine degli afroamericani (guai a chiamarli negri…).

Chiaramente la cosa ha suscitato grande scalpore e credo che verrà ridimensionata quanto prima, ma quello che mi colpisce è che questo atteggiamento del politicamente corretto è diffuso ovunque e comincia veramente a stancare.

Si è passati dalla buona educazione, sempre gradita, al ridicolo, al falso buonismo, al giro di parole più offensivo della cruda verità.

Se per non fare gaffe ci autocensuriamo e non esprimiamo il nostro pensiero, come faremo a confrontarci con gli altri sinceramente? 
Come potremo costruire le nostre amicizie ma anche solo dei normali rapporti tra esseri umani, diversi ma non incompatibili? 

Un negro è un negro, un cieco un cieco e uno spazzino uno spazzino. 
Non è un’offesa, è solo la constatazione di un fatto.    

Come odio le cose fatte “per non offendere nessuno”.  
Atteggiamenti che non derivano dalla sensibilità e dal savoir faire, ma dall’opportunismo e dalla voglia di ottenere consensi unanimi.

I rapporti con gli altri sono fatti di selezioni continue.
Se so esattamente come la pensi, deciderò se essere tuo amico, tuo elettore, tuo collaboratore.
Non ci saranno malintesi.   
Non mi crogiolerò nell’illusione di essere “giovanile” anziché di mezza età o “sensibile” anziché pallosa piagnona.

Insegnare l’arte del conformismo linguistico e ipocrita già ai bambini, che da sempre erano considerati “la bocca della verità” è triste veramente. 

Cerchiamo di risolvere i problemi, di accettare le differenze e la realtà anziché cambiargli solo il nome.
.
.
.



2 commenti:

  1. Quando stamattina ho sentito la notizia alla radio non sapevo se ridere e piangere.. ma come si fa a vietare ad un bambino le parole "dinosauro" e "compleanno"?
    Qualcuno ha commentato "bisognerebbe vietare la parola "intelligente" per non offendere la sensibilità degli americani"!

    RispondiElimina
  2. c'è tanta di quell'ipocrisia in tutto ciò... ma oh, d'altra parte ho sentito anche qualcuno che intendeva "rivedere e correggere" la divina commedia in quanto la considerava antisemita ed omofoba.
    Al solito, si arriva da un estremo ad un altro.

    Io intanto mi offendo con Blogger perché sostiene che sono un robot.

    RispondiElimina