venerdì 9 marzo 2012

The day after


Adesso che la festa della donna è passata, posso scrivere.

Non mi piace e non mi piace. 
Essere considerata alla stregua della vespa della Patagonia, una specie protetta. 
O una specie da tutelare come gli handicappati.   

Una poveretta che per poter ottenere quello che le spetta, ha bisogno di quote rosa, di leggi speciali, di incentivi, di “pari opportunità”.

Non dovrebbe essere così. 
E soprattutto queste norme, leggi, e quant’altro alla fine non risolvono il problema di fondo.

Anche se sulla carta magari otteniamo le stesse cose degli uomini, sotto sotto siamo sempre considerate di meno. 
Non diverse, che sarebbe normale, ma meno brave, meno colte, meno affidabili, meno intelligenti. Meno.

Unico modo per distrarre un uomo da questa certezza è avere delle grandi tette e approfittarne.
E fare di nuovo il gioco di chi pensa che se facciamo carriera è perché l’abbiamo data via a destra e a sinistra o che se stiamo insieme ad un uomo di successo è solo perché siamo brave a letto, ed altri luoghi comuni.

Sono abbastanza rassegnata in questo senso. 
Non ho più voglia di far polemica per tutte le piccole e grandi mancanze di rispetto che subiamo ogni giorno.

Mi accontento che almeno a grandi linee, la legge ci tuteli. 
Anche se, lo ripeto, non dovrebbe esserci bisogno di leggi per una cosa che è ovvia: siamo esseri umani e valiamo per quello che siamo e sappiamo fare, a prescindere dal genere.

Ormai abbozzo.
Non mi arrabbio se il concessionario da cui sono andata per scegliere la macchina nuova ha parlato sempre con mio marito e a me ha chiesto solo che colore mi piaceva. 
Se gli operatori di call center desiderano sempre parlare con lui, anche se la casa e tutte le utenze sono intestate a me. 

E’ normale. Noi siamo considerate degli accessori. 

Anche quando ero single ho avuto il mio bel daffare a convincere il notaio a guardare me e non mio padre mentre facevamo il rogito del mio appartamento, per non parlare dei venditori di mobili che mi dicevano sempre di parlarne a casa “con mio marito” prima di decidere.

Si va a comprare un computer, oppure del vino in enoteca.
Nessuno ti guarda in faccia se sei con tuo marito. 
Sei una graziosa appendice che nonostante abbia lavorato per anni in una software house o abbia il diploma di degustatore, non può sapere nulla “di queste cose da uomini”!

Sono stanca. 
Ormai mi limito ad infastidirmi e poi penso che i problemi veri li hanno quelle donne picchiate o peggio uccise solo perché hanno detto “basta”, o tutte le vittime di quei regimi dove non contiamo proprio nulla. Dove non possiamo nemmeno mostrare la faccia.

Oggi è un altro giorno, trucchiamoci  e stampiamoci un bel sorriso di circostanza. 
C’est la vie!
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5 commenti:

  1. Credo di aver avuto lo stesso trattamento piu' o meno in tutte le situazioni che hai citato... quella della macchina poi... va beh, mi hai fatto sorridere, buona giornata!

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  2. vedo che non sono l'unico a considerare queste feste come ipocrite. Un po' come quelli che chiudono i genitori negli ospizi e se ne ricordano solo per la festa della mamma/papà, o che buttano sigarette e cartacce in spiaggia salvo poi sentirsi ecologisti partecipando alla giornata per la pulizia degli arenili, o le coppiette che festeggiano san valentino salvo poi sputarsi addosso e farsi le corna negli altri 364 giorni
    se c'è bisogno di una giornata speciale per una categoria sociale, significa che quella categoria è maltrattata per il resto dell'anno

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    1. Considerati abbracciato e baciato...tanto potrei essere tua madre!

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  3. C'è spazio qui sotto per la mia firma? Ieri in una trasmissione radiofonica ha telefonato una ragazza italiana che vive nel nord Europa (non ricordo il paese), e ha detto "oggi qui è un giorno come un altro, perchè nessuno pensa che ci sia bisogno di un giorno così. La femminilità è rispettata ma l'essere donna è un dato di fatto tanto come l'essere uomo. Tutto naturale. I diritti sono paritari ma non perchè te lo fanno come favore.. perchè è normale che sia così".. Evviva!

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  4. Questa festa c'è non tanto per omaggiare "una categoria" ma per RICORDARE non solo le conquiste politiche, sociali ed economiche che le donne hanno dovuto "sudarsi", ma purtroppo anche le violenze e le discriminazioni di cui (anche oggi) sono oggetto. Secondo me si perde di vista un po' il motivo di questa festa. A me non dispiace riconoscere il valore di tante grandi donne, anche se non famose, come ad esempio io considero, sia stata per me mia nonna Maria; per la mia crescita e per il mio sviluppo. Una donna umile, ma profondamente coraggiosa e tenace. Certo Google non le dedica un logo all'anniversario, ma va bene lo stesso...
    Vorrei comunque ricordare che dal 1999 esiste anche la festa dell'uomo, che viene celebrata il 19 di novembre, e tra gli obiettivi c'è quello di evidenziare i modelli POSITIVI di RUOLI MASCHILI. Il nobile obiettivo di aumentare il consenso parte dall'India e non certo dall'Italia. Credo che il nostro paese sia molto lontano da questo obiettivo di equilibrio, di riconoscersi e accettarsi con le reciproche diversità. L'Italia come in molti altri paesi, ostentando il genere di appartenenza, si cerca di ottenere il predominio sull'altro. E' inutile discutere sul fatto che ci sono tante donne belle brave intelligenti, bisognerebbe arrivare a riconoscere che nella nostra categoria ci sono anche tante che sono tutt'altro. Che picchiano e insultano i mariti, e i compagni solo per fare un esempio. Non mettiamoci sempre dalla parte delle "poverine", del "sesso debole", se non vogliamo esserlo. Agiamo in prima persona se vogliamo essere riconosciute, freghiamocene del fatto che questo "fà strano". Viviamo la nostra femminilità come valore, e se ci mancano di rispetto invece di stare zitte, con gentilezza facciamolo presente

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