giovedì 14 marzo 2013

Io e i Papi

Non sono una brava cattolica.
Della serie che vado a Messa due volte l’anno, qualche volta in più solo se sono invitata ad un matrimonio o se purtroppo mi capita un funerale.

Non mi confesso dalla Cresima e prego solo nei momenti di bisogno. 
Quando mio padre si è ammalato di cancro, quando mio marito è stato operato alle coronarie, quando volo.

Vivo nel peccato perché se un assassino può essere perdonato per il suo crimine, chi invece sposa un divorziato no.

Mi piacciono quei preti un po’ di frontiera. 
Quelli che se non ti casca l’occhio sulla croce sul bavero nemmeno ti accorgi che lo sono.
Il mio curato di quando ero piccola. Che giocava a pallone con noi bambini in fianco alla chiesa. 
 
Il prete che accompagnava nei boschi mia figlia ed i suoi amici del grest estivo, elencando i nomi dei fiori selvatici.
Il parroco del mio quartiere di una volta, che ha creato una delle prime case famiglia di Verona.

Quelli di Roma non mi piacciono molto.  Troppo lusso. Troppi paludamenti. Gerarchie. Misteri.

Però ogni Papa a suo modo mi ha lasciato un segno. 
Qualcosa di divino allora deve esserci.

Ero piccolissima e credo proprio che il mio primo ricordo sia di mia madre che parla al telefono con qualcuno dicendo che Papa Giovanni è morto.  Mi ricordo discorsi con i vicini di casa e la TV in bianco e nero che mostra la gente che piange in Piazza San Pietro.

Passano diversi anni e siamo in Portogallo.   
Nelle nostre lunghe vacanze ci disinteressiamo completamente delle notizie e telefoniamo a casa ogni quindici giorni.
Però quel 6 agosto 1978 nel paesino di Nazarè la notizia della morte di Paolo VI circola in tutte le lingue e mi lascia attonita. 
Per me era il Papa di sempre. Quello nominato in tutte le Messe, quello citato nel mio Catechismo, in pratica quello con cui sono cresciuta.

Siamo ancora in vacanza quando viene nominato Giovanni Paolo I, ma siamo contenti perché è veneto ed è un uomo semplice, vicino ai poveri, agli operai di Marghera, aperto verso una modernizzazione della Chiesa.

Dopo poco più di un mese mi sveglio per andare a scuola ed ecco la notizia scioccante: il Papa è morto.   
Sono arrivata in motorino sotto casa della mia amica Elena e ricordo che abbiamo parlato di quando inquietante fosse stato quell’anno. 
Le Brigate Rosse, l’assassinio di Moro, la morte di due Papi.
Ma cosa stava succedendo?  

Però quando hanno eletto Giovanni Paolo II mi sono tranquillizzata. 
Finalmente uno straniero, uno dell’Est (ma non erano tutti laici comunisti?) uno abbastanza giovane che rompe i protocolli e chiede aiuto alla folla perché non sa bene l’italiano.

Mi piaceva. 
Non che per questo fossi diventata praticante. Anzi.

Nell’aprile del 1988 il Papa viene due giorni a Verona. 
La città sembra impazzita. Vengono asfaltate strade, piantati alberi e sistemate aiuole. Tutti sono in fibrillazione ed io sono abbastanza esterrefatta nel sentire e vedere tutta l’eccitazione dei miei concittadini.

Il secondo giorno di visita sto seguendo alla TV gli spostamenti del Papa, così,  perché mi piace sempre vedere Verona in televisione e guardo se riconosco qualcuno. 

Dicono che sta per partire alla volta di Negrar e quindi passerà con la “Papa-mobile” molto vicino a casa mia. 
Non so cosa mi è preso, ma sono uscita di corsa e sono arrivata sotto al ponte del Saval col fiatone ed ho fatto in tempo a vederlo passare sulla jeep bianca. 
Giurerei che ci siamo guardati negli occhi ed è stato pazzesco. 

Ero davanti la televisione anche quando è morto è mi è dispiaciuto veramente seguire tutta la sua agonia.

Papa Ratzinger non mi è mai piaciuto. Tedesco. E ho detto tutto.  

Tra l’altro ha la colpa di aver deluso mia figlia e centinaia di altri bambini delle elementari di tutti i paesi vicino l’aeroporto di Verona, quando nel 2006 invece di sfilare lentamente come previsto, è passato facendo scattare tutti gli autovelox.   
Paura degli attentati ci è stato detto. 
Dopo giorni che tutte le maestre avevano fatto preparare bandierine bianche e gialle e striscioni.
Dopo che tutte le transenne erano state sistemate bloccando il traffico per ore. 
Neanche un salutino con la mano.

E’ riuscito a scalfire la mia scorza dura solo il giorno delle sue dimissioni. 
Lì ho visto un po’ di umanità.

Ieri sera invece sono rimasta piacevolmente colpita. 
Ho delle buone sensazioni, come usano dire gli sportivi prima delle gare.
Papa Francesco (ma quanto bello è questo nome?) è riuscito a far posare la forchetta a me e mio marito e a farci recitare un Padre Nostro e un’Ave Maria a tavola.  Mai successo.
Dev’essere un segno. 

Buon lavoro Papa!
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9 commenti:

  1. Tu hai fatto il mio ritratto di non brava cattolica... questo però non ci impedisce di sperare con questo nuovo Papa, è vero!

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  2. Nemmeno io sono brava cattolica... ma sono Cristiana e avevo comunque tanta voglia di una persona a guida della Chiesa che fosse vicina alla gente, semplice, spontanea, umile e tanto dolce.
    Ieri ho trovato tutto questo in Papa Francesco, mi ha conquistata al primo sguardo e mi auguro che piano piano riavvicini la gente ...
    E per sdrammatizzare direi che ha quell'accento un po' così... non l'ho mai sentito ;)

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    1. Ti giuro che ho pensato subito a te quando ho saputo che era argentino!

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  3. Dopo anni di scoutismo, di domeniche passate in chiesa, di liturgie compartecipate il disinteresse (la rabbia?) per questa chiesa (c minuscola volutissimamente voluta!) così altera e distaccata dal mondo mi ha fatto allontanare dal cammino di fede. Forse perché anche io, come te, non comprendo l' "orrendo abominio" di chi sceglie di vivere, con amore, affetto e condivisione, con un uomo divorziatosenza che sia stato firmato un contratto matrimoniale davanti al prete. E poi San Francesco è il mio santo preferito. La follia del povero che diventa forza divina e rompe gli schemi. La dimostrazione che si può essere semplici anche nel rapporto con Dio. Spero con tutto il cuore che questo nuovo Papa argentino, che viene "dalla fine del mondo" e che ha attraversato dittature, difficoltà, che ha conosciuto il mondo e le sue tentazioni, sia davvero capace di dare una sterzata a questa comunità cattolica traballante. E spero che nessuno, dei nostri "beneamati" politici, che dovrebbero solo vergognarsi di parlare, inizi a tirarlo per la giacchetta come mi è già capitato di sentire questa mattina in tv...

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  4. Invidio la fede in chi ce l'ha...a volte pregherei anche io con lui. Ma non sappiamo, entrambi, a chi rivolgerci..

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  5. io sono stata particolarmente contenta, qualcosa sta cambiando, e proprio domenica ero ad Assisi e i frati così vicino ai giovani e ai poveri mi hanno davvero stregato.. così, appena ho sentito il nome, ho pensato che forse questo Dio non è poi così lontano

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  6. Non sono credente ma credo nelle persone, ne conosco alcune fantastiche, cattoliche e fantastiche. Hai detto bene ogni Papa lascia qualcosa, ero giovane e confusa a quel tempo, pensa avevo paura di Paolo VI.

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  7. Mi hai fatto venire in mente una cosa curiosa che mi appartiene...sai io che mio figlio siamo nati in periodi senza papa ....io subito prima e lui subito dopo papa Giovanni Paolo II...hai ragione impressioni che nascono così, dal profondo

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  8. Sottoscrivo tutto... la prima impressione è buonissima... e la sua battuta sui giornalisti mi fa tanto ridere "avete lavorato eh..."!

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