Ieri su Facebook un vecchio collega/amico ha pubblicato la
scansione di un memo che gli avevo mandato una ventina di anni fa.
E’ incredibile come la gente conservi le cose
più assurde!
In ogni caso mi ha fatto piacere rileggerlo perché mi ha
fatto ricordare l’unica vera trasferta “seria” e del tutto anomala che ho fatto
in carriera.
Ero l’assistente del Direttore Tecnico di Andersen
Consulting, una multinazionale americana (oggi Accenture) che si occupa di
consulenza e sistemi informativi.
La
sede mondiale è a Chicago ed in Italia è a Milano.
I clienti erano generalmente italiani ma
alcuni lavori richiedevano collaborazioni tra uffici di più paesi.
Un venerdì sento una gran confusione nell’aria: l’ufficio di
Atene che era nostro partner in un importante progetto bancario aveva bisogno di
tutta una serie di documenti entro lunedì mattina e nessun corriere garantiva
la consegna in tempo.
Così, portando via l’ennesimo vassoio di caffè dalla sala
riunioni, la butto lì, come una battuta: “ci andrei io in Grecia se potessi!”.
Mi hanno guardato come fossi un’apparizione e io stessa ho
controllato di non avere qualcosa di strano e fuoriposto viste le facce di
tutti.
Fatto sta che nel giro di un paio
d’ore ero munita di biglietto di treno per Milano, dove avrei dormito in
albergo e ricevuto le ultime carte dalla sede centrale e di biglietti andata e
ritorno per Atene e prenotazione nell’albergo dove c’era il mio collega
veneziano che da settimane collaborava per questo progetto del quale non si
vedeva la fine…
Così son partita, con tanto di “pilotina” (la mitica
valigia degli Arturi – come venivano chiamati i miei colleghi) e sono arrivata
in una città arroventata nonostante fosse fine settembre.
Ho scoperto che i
taxi si fermano a far salire altri clienti anche se ci sei già tu e che ti
scrivono una ricevuta su un ritaglio di giornale…
Era pomeriggio quando ho raggiunto l’ufficio.
E’ stato
quasi un momento mistico: aperto l’ascensore c’era la riproduzione esatta della
porta simbolo dell’azienda!
Insomma
solo chi ha subito l’indottrinamento americano sull’appartenenza e l’orgoglio
di far parte “dei vincenti” può capire la mia stupida emozione di allora…
Ho svolto al meglio il mio compito, cioè la consegna di un
plico.
E qui entra in gioco Franco, il mio collega, che a sua
volta dopo settimane di rotture di scatole mi deve aver visto come un piacevole
diversivo, qualcuno con cui almeno parlare in italiano e soprattutto non di
lavoro.
Siamo scappati verso il porto e abbiamo preso un fatiscente
aliscafo per l’isola di Aegina.
Lì abbiamo girovagato e mangiato in un
baracchino che faceva polipo ai ferri, poi siamo rientrati con un battello e
abbiamo passeggiato per la città ed io mi ricordo solo l’aria inquinata e la
mia sete terribile. Ero frastornata, accaldata, stanca.
C’erano molte salite, i venditori di spugne di mare,
musica, turisti.
Per fortuna Atene l’avevo già visitata anni prima perché in
quell’occasione non c’è proprio stato il tempo.
Già la mattina dopo avevo l’aereo da prendere, che ho
rischiato di perdere dato che avevo sbagliato il terminal.
Sono arrivata a Roma e da Roma ho volato
verso Verona in compagnia degli attori del Bagaglino. All’aeroporto qualcuno ha
pensato che fossi la moglie di Martufello…
Arrivare in ufficio il lunedì mattina e poter dire “Missione
compiuta” è stato impagabile!
.
.
Ho una vaga idea di come ti sei sentita. Bei ricordi... ed è vero, anche io tengo le cose più assurde per il gusto di ritrovarle dopo tanto tempo, rileggerle e rivivere tutto quasi (quasi) come fosse successo ieri.
RispondiEliminaAnche i tuoi ricordi mi sembrano ancora molto vividi.
Ed eccomi qua! C'è sempre un che di nostalgia nei ricordi... chissà forse bisognerebbe non conservare mai niente che li possa forzare!
RispondiEliminaciao
franco
Ma noooo! Io conservo ancora le foto del vecchio aliscafo: la prova che non era il nostro turno di morire! La nostalgia c'è sempre più spesso e ormai non ha bisogno di nulla per innescarsi...
EliminaLa mia amica ed il suo compagno hanno lavorato all'Artthur Andersen una vita fa. Oggi fanno cose simili, altrove, dopo una scelta di vita che li ha fatti decidere di lasciare l'Italia. Mi piace quando pezzi del passato ti cadono addosso improvvisamente, accorciando le distanze con i ricordi.
RispondiEliminaE' bello.
Raffaella
Che bella avventura!!
RispondiEliminaE che coraggio... anni fa a Roma tutti temevano la pressione lavorativa a cui si era costretti in Andersen.
Era un nido di caimani schizzati, tranne qualche rara eccezione...
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