Il tema per l’estate
di #sensomieiviaggi è stato scelto da Audrey del blog "Borderline" che con un bellissimo
post ci ha invitato a trovare foto che rappresentassero in ogni modo qualcosa
di simbolico.
Per esempio l’immagine
che lei aveva condiviso era quella di un gabbiano in volo come simbolo di
libertà.
Io, così di
primo acchito, ero rimasta abbastanza spiazzata.
Ma questo mi
accade quasi ogni volta.
Tutti i
viaggi fatti e le immagini nella memoria si accavallano e si confondono,
facendomi pensare che mai e poi mai troverò una foto adatta.
Simboli? Tipo
spirali, triangoli, qualcosa di massonico, qualcosa di religioso?
Poi un
giorno, sentendo le notizie del telegiornale che ancora una volta parlavano
della striscia di Gaza e dell’eterno problema palestinese ho capito di cosa
potevo parlare, che cosa potevo condividere per non farmi sopraffare da questo
dolore e da questo senso di impotenza che resta ad ogni aggiornamento del
numero dei morti.
E ovviamente
non mi limito a pensare al conflitto israelo-palestinese, ma purtroppo mi
allargo alla Siria, alla Libia e a tutti quei luoghi dai quali ci giungono
bollettini di guerra.
Così vi
mostrerò le foto di tre “luoghi simbolo” che ho avuto la fortuna di visitare e vi parlerò di come tutto quello che rappresentano sia stato
calpestato.
La prima foto mostra il Palazzo di Vetro a New York in cui ha sede il Segretariato delle
Nazioni Unite.
L'articolo 1 e
2 dello statuto della Nazioni Unite riassumono gli scopi e i principi che
l'organizzazione internazionale si è prefissata:
- mantenere la pace e la sicurezza internazionale;
- promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacificamente le situazioni che potrebbero portare ad una rottura della pace;
- sviluppare le relazioni amichevoli tra le nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l'autodeterminazione dei popoli;
- promuovere la cooperazione economica e sociale;
- promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui;
- promuovere il disarmo e la disciplina degli armamenti;
- promuovere il rispetto per il diritto internazionale e incoraggiarne lo sviluppo progressivo e la sua codificazione.
Ecco, mentre
le intenzioni sono buonissime, purtroppo i risultati lasciano parecchio a
desiderare.
Stesso
discorso per la sede delle Nazioni Unite di Ginevra.
Qui tra le
varie agenzie ha sede anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L'obiettivo
dell'OMS, così come precisato nella relativa costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni
del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione
come condizione di completo benessere
fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di
infermità.
Anche qui c’è
da rilevare una certa discrepanza tra i buoni propositi e la realtà dei fatti.
L’Onu
promuove anche la Tregua Olimpica:
l'impegno a cessare qualsiasi forma di conflitto durante i Giochi.
Questa
tradizione è nata nell'Antica Grecia per impedire che le manifestazioni
sportive venissero interrotte o disturbate. Pretendere di fermare tutte le guerre nel mondo per tre settimane evidentemente è un'utopia ma è anche l'unica soluzione per sperare di vedere in un futuro non troppo lontano gli scontri tra le nazioni limitati al mondo dello sport.
L’ultima foto
è scattata dalla torre dell’Olympiapark di Monaco di Baviera.
Qui nel 1972
si è svolta la XX Olimpiade: qui un commando di terroristi palestinesi prese in
ostaggio 11 membri della squadra olimpica israeliana.
Il tentativo
di liberazione da parte delle forze dell'ordine finì in un bagno di sangue:
morirono tutti gli atleti, cinque terroristi e un poliziotto.
Sono tutti simboli di qualcosa di bello, giusto, utile.
Di pensieri elevati, di nobiltà d’animo, di speranza e di unità.
Di qualcosa che dovrebbe distinguerci dalle bestie, ma che dico, le bestie non sono mai cattive per questioni di principio: solo noi lo siamo, noi siamo quelli del “c’ero prima io” e de “il mio Dio è meglio del tuo”.
Ecco cosa siamo.
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