martedì 6 novembre 2012

Dritte mancate

Mi capita di guidare lungo strade percorse milioni di volte, di passeggiare sugli stessi marciapiedi di sempre, di sedere al bar di mille sabati mattina e pensare di vedermi “da fuori”, come in un viaggio nel tempo.


Sono in pausa pranzo e mi fermo all’edicola dello stadio, con i colleghi di allora, con i sogni di allora.

Sto bevendo il mio Martini Bianco in Piazza Erbe con la Elena, ridacchiamo di qualche uomo, piene di pacchetti degli acquisti.

Guardo le vetrine nella galleria del Duca d’Aosta a braccetto di un ragazzo più vanitoso di me.

E vorrei potermi parlare. Darmi dei consigli. Delle dritte.

Mi vedo chiaramente come in quei film dove il protagonista torna indietro e rivede sé stesso ma non può intervenire, pena un paradosso temporale gravissimo.

Porto mia figlia dall’ortodontista e proprio lì sotto c’è un bancomat dove una volta ho prelevato i soldi piangendo a dirotto, per un dolore d’amore che sembrava senza via d’uscita.
Rivedo le lacrime sulla tastiera e un signore che mi chiede se va tutto bene. 
Vorrei darmi una pacca sulla spalla e spiegarmi che sto sprecando del tempo in un rapporto senza futuro.
Vorrei risparmiarmi anni di attesa e suggerirmi altre attività più costruttive.

Sono ferma al semaforo e mi vedo intenta a mangiare un tramezzino al bar con persone che credevo amiche e che adesso nemmeno mi salutano.  

In quella merceria vendevano i bottoni dorati e gli stemmi che il mio primo ragazzo voleva sempre applicare ai suoi blazer blu. 
Mi dava fastidio già allora…vorrei dirmi di smetterla di sperare che cambi e che maturi.

Invece sono condannata a ripercorrere tutte le mie azioni passate, a rivedermi in tutte le situazioni sbagliate e scuotere la testa o sorridere amaramente, rimpiangendo solo la gioventù perduta e la gioiosa avventatezza del passato.

Io adoro la mia città però questo continuo aprirsi di finestre sulla mia vita precedente mi disturba. 

Forse è meglio che molti luoghi che frequentavo siano stati  demoliti o ristrutturati e destinati ad altri usi.

Comunque non serve, perché, per esempio, guardo la banca in Piazza Vittorio Veneto e penso: “eh lì c’era il Bauli dove ci trovavamo con la compagnia di Borgo Trento”, "là c'era la parrucchiera che mi ha fatto quel brutto taglio", "qui c'era la banca dove avevo le azioni che ho venduto troppo presto...".

E siamo allo stesso punto di prima.
.
.

3 commenti:

  1. Guà fai un bell'occhiolino al passato perchè tutti gli errori, i ricordi, le lacrime sul bancomat ti hanno permesso di essere la persona che sei ora e di avere la felicità che hai ora...
    Dovresti ringraziare quel bancomat ogni volta che ci passi davanti.
    E adesso non mandarmi a quel paese.. ;)

    RispondiElimina
  2. Lallabel ha usato una parola speciale, ... ORA ... :-)
    http://www.lamentemente.com/2009/04/22/vivere-presente-futuro-zen-amore/

    RispondiElimina
  3. Bello il commento di Lallabel. Pero' proviamo anche a fare un post con le cose positive?

    RispondiElimina