Riuscire a guardare la televisione fino a mezzanotte senza avere nemmeno l’accenno di un abbiocco.
Che bello e che bella sensazione sentire il sorriso salire spontaneo e dietro nemmeno un po’ di amarezza.
Sì, perché capita di ridere, e anche molto, ascoltando la Litizzetto o Crozza, ma sotto sotto c’è sempre un filo di nervosismo e di amara consapevolezza del perché si sta ridendo.
In quei casi si ride per non piangere, per non arrabbiarsi di fronte alla loro satira che evidenzia tutte le magagne italiane che bisogna esorcizzare con un po’ di umorismo.
Fiorello invece è il varietà fatto persona.
Ci fa sentire tutti lì, come nel villaggio Valtur dove faceva l’animatore, seduti in piazzetta a guardarlo fare il One man show, senza un pensiero al mondo e con la voglia di passare un’allegra serata disimpegnata.
Ha il dono di sembrare spontaneo e anche improvvisato, quando dietro ci sono sicuramente ore e ore di prove.
Coinvolge gli ospiti in performance fuori dagli schemi, unisce il sacro col profano senza offendere nessuno, è nostalgico e all’avanguardia nello stesso tempo.
Usa Twitter e balla la Febbre del sabato sera, fa il padre apprensivo e l’adolescente insofferente.
Le sue imitazioni non sono mai cattive, le sue prese in giro sempre garbate.
Coinvolge anche i più grigi dirigenti Rai e gli sportivi più ingessati.
Canta così bene. E’ un piacere ascoltarlo.
I suoi duetti sono nella mia memoria come una delle cose più piacevoli che ho sentito. Sempre inconsueti, sempre imprevedibili.
Immagino comunque che non mancheranno le critiche e le accuse, dagli sprechi alle pubblicità occulte.
Ci ha già pensato Codacons, con grande solerzia, a denunciare all’antitrust l’apparizione di alcune vecchie 500 all’interno del programma. Un’automobile fuori produzione dal ’75…
Qualcosa di meglio da fare, no?!?
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