224 foto in bianco e nero dei maggiori fotografi italiani dell’epoca raccontano in modo oggettivo l’Italia dal 1932 al 1960.
L’Italia e gli Italiani di allora sono lì, ripresi nel loro
ambiente quotidiano, senza orpelli, senza pose, spesso senza rendersi conto di
essere stati fotografati.
Si va dai minatori di Carbonia ai pescatori siciliani,
passando per gli operai, gli spalatori, gli emigranti in partenza per l’America.
Città bombardate, bassi napoletani, case di ringhiera.
Eravamo poveri, sporchi, anche disonesti,
come testimoniano varie foto scattate a Napoli per un servizio giornalistico
intitolato “La città dei ladri”.
I bambini sono sempre per strada, lerci e stracciati,
aggrappati ai tram o seduti per terra.
I vecchi sono vestiti
di nero e sdentati. Le donne sono sfatte, gli uomini in canottiera con la barba
di tre giorni.
Usavamo ancora il
carretto e alcune donne portavano in equilibrio sulla testa pietre piatte per
ricostruire qualcosa.
Si nota qualche miglioramento, se così si può dire, dagli anni ’50.
Casolari di campagna e sullo
sfondo i primi casermoni della periferia.
I primi scooter, le prime vetrine, i primi vestiti decenti.
A corredo delle foto ci sono anche spezzoni di film e
rotocalchi di allora.
Scatti sui set dei maggiori film del neorealismo: “Roma
città aperta”, “La terra trema”, “Ladri di biciclette”, “Sciuscià” e “Miracolo
a Milano”.
Una lezione di umiltà per chi guarda agli immigrati di
oggi con sufficienza e fastidio.
Una lezione anche per i pessimisti: eravamo con le pezze al
culo e ci siamo risollevati.
Possiamo
rifarlo.
#scaviaperti
Concordo, non dovremmo mai dimenticare il passato, le origini di emigranti, la fatica nel costruire... per tanti versi siamo molto molto più fortunati, ma questo, invece di essere di sprone, ci porta alla commiserazione e all'auto-compatimento. Su su forza...
RispondiElimina(Dev'essere proprio interessante questa mostra!)
Buona domenica a te!
Bravissima. Spesso si tende a rimuovere i ricordi che fanno male, ecco perche', forse, siamo cosi' poco tolleranti con chi arriva disperato a casa nostra.
RispondiEliminaE così sia! "Tu sei quello che io ero" non è così difficile da ricordare. Meno male che ogni tanto qualche evento come questa mostra ci aiuta a riprendere possesso del nostro passato.
RispondiEliminapossiamo farcela... si, vero, ma senza scordarci (come è accaduto recentemente), da dove veniamo e di chi siamo figli e nipoti...
RispondiEliminaDeve essere una gran bella mostra e poi sai quanto io ami le foto in bianco e nero..
RispondiEliminaPossiamo risollevarci? Mah, speriamo bene!
Bacio sotto un temporale megagalattico!