giovedì 29 maggio 2014

Un luogo (doppiamente) magico della mia città - Corte Sgarzarie



Uno dei due ingressi alla corte

Faccio parte di un nuovo gruppo Facebook che si chiama Blogger in Veneto e l’argomento scelto per il primo Blogstorming è stato questo: scrivere un post che racconti di un bel luogo poco conosciuto delle nostre città.

Io sono di Verona e ho scritto spesso post che la raccontano, descrivendo le sue strade e i suoi monumenti.   

Amo passeggiare per il centro e rifugiarmi nei luoghi meno battuti dal turismo di massa che purtroppo o per fortuna (degli operatori turistici) invade costantemente la città.

Ecco, Corte Sgarzarie è uno di questi posticini tranquilli e bellissimi.





Lasciata alle spalle Piazza Erbe, giriamo verso i Portoni Borsari e dopo pochi metri, sulla destra troviamo un arco romanico. 
Lo attraversiamo e ci troviamo in una corte con un grande loggia al centro.




La lapide sopra l’arco ricorda che «Qui furono i lanifici ond'ebbe tanto lustro e potenza il Veronese Comune dal secolo terzo al quattordicesimo dell'era volgare».

La loggia è un edificio scaligero, usato per il mercato delle lane. 



E' una lunga tettoia a due piani, sostenuta da colonne di marmo rosso, aperta sotto, chiusa e divisa in stanze, nella parte alta. 

Nel medioevo la lavorazione della lana era l'attività principale dei veronesi.
Alberto I della Scala diede grande impulso a questa attività  e restaurò gli edifici dell'area circostante la corte dove concentrò le botteghe dei garzatori, i lavoranti della lana: erano nate le Sgarzarie, la zona artigianale e commerciale della lana, motore economico della città.



Se vi spingete fino al vicino Ponte della Vittoria potrete vedere una colonna con in cima l’agnello, simbolo della corporazione.



Negli  opifici attorno alla corte si grattava il pelo col garzo (un cardo selvatico con squame uncinate).
Probabilmente la Loggia (più volte in seguito rimaneggiata) fece parte del complesso chiamato «Fondaco del segnoro», sorto attorno alla corte, dove non c'erano solo i laboratori dei garzatori, ma venivano svolte tutte le funzioni amministrative e di controllo della qualità dei panni, che dovevano essere conformi alle norme previste dagli Statuti dell'Arte della lana.


Durante la manifestazione "Tocatì" qui sotto si svolgono i tornei degli antichi giochi da tavolo

L'edificio è stato recentemente restaurato e nei locali al piano superiore hanno trovato sede alcune associazioni. 

Ma, ecco la sorpresa.




Se invece di salire al piano di sopra, scendete, farete un salto temporale di 2000 anni…

Come saprete Verona è una città romana (la seconda del mondo dopo Roma) ed il suo sottosuolo è costellato di reperti e quindi ogni volta che si scava si trova qualcosa.

Sotto Corte Sgarzarie è stato scoperto e da pochi mesi inaugurato un bellissimo scavo:  Il Criptoportico Capitolino.



Si tratta del  lato sinistro del  portico coperto che su tre lati circondava il Capitolium, il principale tempio cittadino dedicato alle tre divinità Giove, Minerva, Giunone.
Questo tempio dominava il foro (l’attuale Piazza Erbe) e resistette fino al IV secolo. 



Avvento del Cristianesimo, arrivo di Teodorico, crolli vari e uso dei materiali per costruire dell’altro, fecero a poco a poco sparire tutte le costruzioni della zona.
Nella zona visitabile si possono vedere i vari strati dei crolli delle volte. 


 
Per ora è aperto grazie a Archeonaute Onlus il mercoledì pomeriggio e la domenica mattina con entrata gratuita.



Se volete fare una strada diversa per lasciare Corte Sgarzarie, potete avventurarvi per uno stretto passaggio coperto ed andare a scoprire altre meraviglie ...



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#Verona #CorteSgarzarie #TurismoVerona #VacanzeVerona


mercoledì 28 maggio 2014

Ma come siamo irritabili!

La mattina presto ascolto spesso RTL 102.5 o meglio, la guardo sul canale 36.
Ogni giorno c'è un tema sui cui discutere che attraversa tutti i loro programmi fino a sera, con possibilità di inviare messaggi e di parlarne anche in diretta.

Ci sono sempre spunti interessanti, spesso molto divertenti.

Oggi bisognava raccontare cosa ci infastidisce dei comportamenti degli altri.

Non c'era una cosa di quelle elencate che non condividessi.

Ma allora sorgono spontanee varie domande: intanto, se tutti siamo d'accordo, chi è che "predica bene e razzola male"?

Ma soprattutto: perchè siamo così fastidiosi?

E' innegabile che nei rari momenti di felicità difficilmente ci facciamo toccare da piccoli contrattempi, piccole maleducazioni o altro.

Vuol dire che siamo quasi sempre scontenti e quindi molto sensibili a tutto quello che ci accade intorno.

Noto poi tutta una serie di idiosincrasie che nascono dal sovraffollamento.
Siamo in troppi: ci diamo su i nervi.

Odiamo quelli che in spiagge o cinema deserti ci si siedono comunque vicino, chi spinge, chi salta la coda, chi puzza, chi parla forte al cellulare.

E poi abbiamo sempre fretta: non sopportiamo aspettare, quelli che al verde ritardano un attimo a partire, quelli che si fermano per salutare qualcuno, quelli che stazionano in mezzo ai marciapiedi o alle corsie del supermercato...

Poi siamo tutti figli di Monsignor della Casa: guai a chi si scaccola, chi sputa, chi rutta... chi lascia i bagni pubblici sporchi.

Qualcuno ha raccontato fatti particolari molto divertenti: tipo un infermiere che non sopporta quelli che gli portano il campione delle urine nei più vari contenitori, dalla bottiglietta del Crodino al barattolo dei piselli...e spandono pure!

A me, oltre a tutte le situazioni citate, è venuto subito in mente un  fatto accadutomi anni fa a Gardaland: ero in fila in una di quelle tremende serpentine umane dove un cartello in alto indica il tempo di attesa prima di poter salire sulla giostra.

Sicuramente si trattava di più di un'ora.

Caldo torrido, mia figlia che rognava e che un po' stava in piedi e un po' in braccio, e due adolescenti in calore esattamente davanti a noi!

Non hanno mai smesso di ciuccionarsi (baciarsi è riduttivo...), toccarsi e strusciarsi.

Ma, dico io, ci saranno posti migliori di essere in coda per andare su Colorado Boat, per limonare?!?!
Tra di noi non più di 30 centimetri.
Con altre persone lì intorno ci guardavamo, scuotendo la testa e sbuffando.

E a voi cosa dà fastidio?
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lunedì 26 maggio 2014

Il video della settimana - 22/2014 - Hooverphonic

Mad about you (del 2000) è una di quei pezzi sentiti milioni di volte come sottofondo di pubblicità o programmi vari,  che ascoltiamo magari senza sapere mai chi li ha scritti e interpretati.

Una lacuna che va colmata: si tratta degli Hooverphonic, un trio belga attivo fin dal 1996, che fa alternative rock e dream pop.

La voce di questa meravigliosa canzone è quella della cantante Geike Arnaert, presente nel gruppo dal 1998 al 2008.
Dal 2010 è stata sostituita dall'altrettanto brava Noemie Wolfs.


Il video è molto particolare.
La protagonista infatti è impazzita d'amore per una pianta che ricorda quella della Piccola Bottega degli Orrori, e vive con essa in completa simbiosi isolandosi dal mondo esterno.

Un'altra canzone che mi piace molto è Anger never dies del 2011, eseguita dalla nuova cantante.

Trovo questi pezzi molto d'astmosfera, "lussuosi" e raffinati.









domenica 25 maggio 2014

#MIAfair - La fiera delle immagini



Ieri trasferta milanese per visitare MIA Fair, la fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia e al video, dal 22 al 25 maggio presso Superstudio Più in via Tortona 27.

Una fiera imperdibile per chi ama la fotografia come noi.  

Il modo per vedere riunite in un unico spazio tutte le tecniche, le sperimentazioni, le rivisitazioni e anche le varie filosofie di approccio allo scatto di decine di fotografi italiani e stranieri.

Ogni artista aveva a disposizione uno stand come fosse una mini galleria d’arte che esponeva la sua "Personale".


Il mio giudizio, per quel che conta ovviamente, è diviso tra tecnico ed artistico o emozionale che dir si voglia.

Quindi dirò che tecnicamente sono tutti promossi. 

E ci mancherebbe.  La maggioranza degli espositori fa il fotografo di mestiere e quindi la qualità è imprescindibile.

Ma si parlava di fiera “d’arte”  e qui magari si può disquisire.

Basti pensare che già io e mio marito, due persone diciamo così "in sintonia", siamo stati colpiti da opere diverse, da soggetti agli antipodi, abbiamo dato interpretazioni diametralmente opposte delle stesse foto, esaltandole o stroncandole.

Ma l’arte ha questa caratteristica.    
Veniamo colpiti ed emozionati da qualcosa che miracolosamente tocca la nostra sensibilità, sensibilità che è il frutto di un percorso personale unico ed inimitabile.

Così, appunto per quel che può valere, vi parlerò di quei pochi artisti le cui opere ho trovato nelle mie corde.

Alan Marcheselli, nello stand Impossible Project, con il suo progetto Umore Nero.
Qui parliamo di fotografia istantanea.  
Minuscole sagome di figure umane si aggirano in un mondo solo apparentemente colorato, un mondo senza vita, estraneo.  
Se De Chirico avesse usato una Polaroid forse avrebbe prodotto qualcosa di simile.



Bruno Cattani ed i suoi Playing Dreams dove i pupazzetti o le macchinine usate dai bambini per giocare sono fotografati così come sono stati lasciati. 
Ingrandimento e colore “anni ‘50” rendono questi scatti estremamente evocativi e decorativi.



Toni D’Andrea ed i suoi Botanical Portraits .   
La maestria del fotografo riesce a esaltare soggetti che ormai diamo per scontati.   
Frutta, verdura e fiori fluttuano ingigantiti in uno spazio nero, emergendo in tutta lo loro opulenza.   
Si scoprono particolari inaspettati, il piacere è quasi sensoriale.



Riccardo Varini.  Qui invece viene tolto quasi ogni colore e restano pochi contorni che sembrano lo schizzo del paesaggio ritratto. 
La stampa su carta cotone esalta ancora di più questo genere di fotografia . 
Molto elegante e onirica.



Kacper Kowalski, pilota e fotografo che offre una prospettiva tutta nuova della foto paesaggistica: una visione aerea perfettamente perpendicolare al soggetto.
I paesaggi della suo Polonia sono eccezionali.



Last but not least due artiste che per motivi diversi mi hanno colpito moltissimo. 
Qui, tra l’altro si parla non di sola fotografia, ma di un progetto artistico completo. 


Paola Risoli. L’opera esposta fa parte della serie “Bidonville”. 
Un vecchio fusto per gasolio, ripulito ma non restaurato, al suo interno diventa una sorta di set cinematografico che l’artista arreda creando piccoli ambienti, dove troviamo sedie, tavoli, televisore che proietta immagini, usando materiale di recupero.
Da uno squarcio sul bidone si vede l’interno che è stato fotografato e stampato in grandi dimensioni.
L’illusione è perfetta ed il tutto è stupefacente.   
Le foto hanno un’atmosfera sinistra elegantissima.



Amandine Nabarra-Piomelli.  Il suo progetto si chiama "Voyages (en train)".  
Le foto sono scattate da un treno in corsa, montate su un supporto rigido che scorre su guide metalliche a formare due porte su un’altra foto dello stesso paesaggio, fermo o mosso, come accade quando si viaggia in treno.
L’opera più azzeccata è quella dove gli strati delle porte sono tre e aprendole e chiudendole velocemente si produce lo stesso rumore del treno sulle rotaie.
Il delizioso accento francese dell’artista completa il fascino di queste opere.



C’erano moltissime altre belle foto, magari più tradizionali e scontate o al contrario troppo moderne per i miei gusti.  

Quello che posso dire è che c’è un bel movimento in questo campo.  

C’è molta voglia di emergere e di distinguersi dalla massa di Instagramers e fotografi da Facebook. 

É una vera sfida, di questi tempi.
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#miafair #fotografia #fotografi

martedì 20 maggio 2014

#Sensomieiviaggi - Spettacoli e manifestazioni varie nei miei viaggi



Monica del blog Viaggi&Baci da questo mese passa a malincuore il testimone per quanto riguarda i temi de “I sensi dei miei viaggi”.  

I suoi numerosi e variegati impegni le impediscono di gestire questo appuntamento come vorrebbe, ma noi blogger che l’abbiamo sempre seguita con entusiasmo le daremo molto volentieri una mano sperando di non deludere le sue aspettative e di mantenere la stessa qualità che ha sempre contraddistinto il suo lavoro.

La prima frazione di questa staffetta la correrò io, che ho già fatto un po' di esperienza lo scorso anno collaborando a "Lo shopping dei miei viaggi" e anche perchè sono sempre stata la più impaziente...

Il tema che propongo penso vi permetta un ampio raggio di azione.

Quante volte siamo capitati per caso oppure andati di proposito in un luogo dove si svolgeva una fiera particolare, una sagra, la festa del santo patrono, una parata, una rievocazione storica, una sfilata di carri allegorici o qualche altro spettacolo tipico ?


Io, per esempio, sono appena tornata da Les Saintes Maries de la Mer in Camargue e ho scoperto che è un paesino con una forte presenza gitana, dove dalla primavera all’autunno si svolge la corrida camarguese.



 É uno spettacolo non cruento, durante il quale alcuni coraggiosi e agilissimi ragazzi devono strappare una coccarda dalle corna del toro, ovviamente senza farsi incornare!


Le regole per partecipare rimangono quelle fissate da Monica: ogni post dovrà contenere al massimo tre foto e dovrà essere pubblicato entro il 5 giugno.

Quel giorno anch’io pubblicherò il mio post sull’argomento e voi dovrete dirmi nei commenti quale foto preferite.

Il 10 giugno pubblicherò la “Locandina degli spettacoli nel mondo” che raccoglierà una foto per ogni post che ha partecipato.
Potete pubblicare anche altre foto nei vari social usando l’hashtag  #sensomieiviaggi così potranno comparire assieme alle altre.

Lasciatemi i link del vostro post nei commenti qui sotto.

Spero che amiate come me questa bella iniziativa e partecipiate in gran numero perché non vedo l’ora di godermi lo spettacolo!
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lunedì 19 maggio 2014

Il video della settimana - 21/2014 - Disco dance



Vedi come il compleanno di mia figlia continua a darmi spunti per i post: per esempio parlando di musica.

Ieri, in alcuni momenti, il rumore di sottofondo (non si può chiamare proprio musica, dai) era molto fastidioso.

Così quando io o mio marito raggiungevamo proprio il limite chiedevamo: “ma che musica è questa?”.

House music.  

Quella che una parte dei compagni di classe di mia figlia balla tutte le settimane in discoteca.

Non so se avete presente di cosa parlo.
Ma è semplice.  

Unite tre note a caso.
Passatele in qualche sintetizzatore elettronico e ripetetele all’infinito.
I bassi si devono sentire fino in fondo allo stomaco.
Non c’è una melodia. Non c’è un testo.  

Il ritmo è giusto quello che potrebbe servire per sbattere la testa al muro fino a spaccarsela.

Allora uno dei ragazzi ci ha chiesto con condiscendenza: “ma voi cosa ballavate al Berfi’s?”.

Ma…i Bee Gees, tanto per cominciare!
E Gloria Gaynor, i Cerrone, Boney M, EW&F, i pezzi di Giorgio Moroder, KC& the Sunshine Band, Spargo, Sister Sledge, Donna Summer…

E sai una cosa? Le loro canzoni si potevano cantare! 

Questa è la grande differenza che ho riscontrato. 

Per una volta mi sono sentita una privilegiata. 
Adesso non avrò 18 anni ma li ho avuti quando andare a ballare voleva dire ascoltare brani che hanno fatto la storia e che sono piacevoli da sentire ancora oggi.

Musiche che mettevano allegria, giocose.
Se mi capita di sentirle alla radio mentre guido, le canto ancora battendo il tempo sul volante.
E sorrido. 

Chissà se questi ragazzi fra 30 anni riascoltando un pezzo di house music di oggi avranno la stessa reazione!