mercoledì 28 novembre 2012

Canta che ti passa

Come spesso mi accade sono rimasta impigliata in un programma televisivo che non avevo mai visto.

Si tratta de “I ragazzi del coro” (The Choir) in onda su Rai5 il lunedì sera.  

E’ la replica della replica, ma per me chiaramente è nuovo e quindi il mio entusiasmo è fresco.

Questo è uno di quei programmi positivi, che fanno bene al cuore e lasciano un piacevole ottimismo verso la vita e le infinite possibilità che abbiamo noi umani di migliorarla.

Il protagonista è un inglesino dall’aspetto mite, Gareth Malone, maestro di canto e di coro, che la BBC segue nei suoi progetti in giro per la Gran Bretagna.
E i suoi progetti sono sempre ambiziosi e salvifici.  

L’ho visto arrivare in una scuola media periferica nella quale le differenze di etnia, di interessi, di carattere tra gli studenti erano enormi.
Pazientemente ha illustrato il suo programma: creare un coro di 100 ragazzi per farlo esibire alla Royal Albert Hall.
L’ho visto cercare di convincerli uno per uno, andare a casa loro, provare e provare.  Lottare contro i pregiudizi, le facili ironie e la pigrizia di molti.

E ho visto come la musica, sempre, riesce ad unire e ha migliorare l’umore e anche l’autostima.
E’ stato un crescendo entusiasmante e l’esibizione finale un gran successo.

Ma si capiva che quello che avevano vissuto questi ragazzi, durante le settimane di prova, aveva cambiato profondamente i rapporti, i progetti per il futuro, il modo gestire le proprie giornate.   
La musica, e la musica condivisa, come strumento per migliorare qualsiasi altro aspetto della propria vita.

Il progetto successivo è magnifico: siamo a South Oxhey, un paese satellite a 16 chilometri da Londra. 
Uno di quei posti nati nel dopoguerra, una specie di dormitorio con una fama così così.

Vediamo Gareth girare per i pub, il circolo della boxe, i negozi e la piazza principale. 
Come sempre cercare di convincere le persone più diverse a cantare insieme. 
Spronarle ad uscire dalle loro case, a conoscersi, ad aiutarsi, ad avere uno scopo che vada oltre la mera sopravvivenza.
Dare loro la possibilità di dimostrare di valere qualcosa di fronte alle altre comunità che li giudicano gente poco raccomandabile.

Vengono raccontate alcune storie particolari, ma con pochi accenni, senza essere invadenti come nei reality veri e propri.   
E’ in tutti i sensi un racconto corale, di una comunità che poco a poco diventa tale, unita e solidale.  Dai bambini agli anziani, padri separati e madri single, operai e pensionati, tutti a provare e a meravigliarsi dei loro progressi, del loro ritrovato entusiasmo.

Non ci sono premi in denaro, non c’è la facile fama. 
C’è solo la felicità di esibirsi per i propri concittadini o per quelli delle zone limitrofe.
La gioia di ritrovarsi alle prove, di indossare tutti qualcosa con lo stesso colore, non una costosa divisa, e appartenere ad un gruppo.

Mi piace la tenacia e l’incrollabile entusiasmo di Gareth ed il suo modo di approcciarsi con le persone. 
Sembra che nessuno gli resista. Crede così fermamente in quello che fa e soprattutto nelle potenzialità nascoste delle persone, che è impossibile defilarsi.  
Alla fine cantano tutti, senza remore.

Cantare insieme è la soluzione: Gareth italiano, dove sei?
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5 commenti:

  1. Che bello! non conosco assolutamente questo programma... ma capisco benissimo il senso. Provavo la stessa cosa quando cantavo. Cantare è già un ricostituente per l'umore e l'autostima ma cantare in coro è fantastico. ti devi imparare a conoscere, seguire, ascoltare, assecondare ... si diventa una voce unica o mille voci insieme.
    e ci si diverte. tantissimo!!!
    Di sicuro rimarrà una delle cose migliori che ho fatto!

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  2. Non ci sono premi in denaro, non c’è la facile fama.
    Mi piace soprattutto questo che dici:
    "C'è solo la felicità di esibirsi per i propri concittadini o per quelli delle zone limitrofe. La gioia di ritrovarsi alle prove, di indossare tutti qualcosa con lo stesso colore, non una costosa divisa, e appartenere ad un gruppo."
    Sono parole che dovrebbero arrivare anche ai produttori di X-Factor e di tutti gli altri stupidi format similari.
    Grazie della segnalazione; lunedì sera sarò sintonizzata li.
    Desi

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  3. Annalisa, lo conosco, lo guardo sempre, o per meglio dire qualcuna me la perdo perché non mi ricordo l'ora in cui lo fanno ma mi piace tantissimo. Mi piace la passione che mette questo giovane maestro per far apprezzare la musica. Non so tu ma io ormai ho proclamato RAI 5 il mio canale migliore. Difficile trovare un programma proprio brutto. Mi unisco al tuo appello "dov'è il nostro Gareth italiano?"

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    Risposte
    1. Rai 5, insieme a Rai4, RaiMovie e RaiStoria, giustificano il canone... Rai 5 poi è favolosa, da Mixeur a Passepartout, ai documentari "anomali". Bella.

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  4. Ma davvero?? Ammetto la mia ignoranza, nemmeno ho la televisione... e infatti quando lo dico mi guardano tutti male! Ma ho ancora gli incubi da televisione italiana, non ho ancora realizzato che i programmi made in UK possano essere diversi!

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