Anni fa mi è capitato di visitare una “Ghost town”.
Era una cittadina del Nevada chiamata Calicò, sorta nel 1800 vicino ad una miniera d’argento.
Una volta esaurita la vena, Calicò ha cessato di esistere e, a poco a poco, è stata riassorbita dal deserto e solo recentemente è diventata meta turistica buona per scattare foto di tipo “western”.
Era una cittadina del Nevada chiamata Calicò, sorta nel 1800 vicino ad una miniera d’argento.
Una volta esaurita la vena, Calicò ha cessato di esistere e, a poco a poco, è stata riassorbita dal deserto e solo recentemente è diventata meta turistica buona per scattare foto di tipo “western”.
Quello che non immaginavo è che esistono luoghi simili alle
“Ghost town” anche qui da noi.
Uno di questi è il Passo della Mendola in Val di Non.
Sulla carta, ma anche in realtà, il posto sarebbe stupendo.
Salendo da Fondo oppure da Bolzano attraverso boschi
rigogliosi si arriva a 1363 metri, sotto il monte Penegal, con una vista splendida
delle Dolomiti e della valle con il lago di Caldaro che brilla appena sotto.
Che la posizione fosse felice se ne erano accorti già nel
1600, come recita un cartello sbiadito all’inizio del passo.
Ma di sbiadito non c’è solo il cartello.
Tutti gli alberghi, i ristoranti e le ville in perfetto
stile ottocentesco “montanaro di lusso” che sorgono sul passo sono chiusi da
decenni.
Il Grand Hotel con tanto di golf annesso incombe sulla valle
con tutti i suoi serramenti scrostati, i vetri presi a sassate, le erbacce cresciute
in quelle che dovevano essere aiuole piene di fiori.
Basta pochissima fantasia per immaginare signore con il parasole
ed i guanti di pizzo passeggiare per i vialetti di ghiaino e uomini con i baffi
a manubrio e pantaloni alla zuava discutere della politica asburgica.
Questo doveva essere un posto dove venivano le persone
“malate di petto” per riprendersi o forse gli appassionati di caccia al
capriolo per aggiungere qualche testa impagliata al loro salotto buono.
C’è una stazione della funicolare che con un salto di 800 metri porta a S.Antonio di Caldaro che, nonostante sia stata rinnovata, mantiene tutto il suo fascino antico e vecchie birrerie con insegne scolorite dove una volta chi attraversava il passo poteva rifocillarsi.
C’è una stazione della funicolare che con un salto di 800 metri porta a S.Antonio di Caldaro che, nonostante sia stata rinnovata, mantiene tutto il suo fascino antico e vecchie birrerie con insegne scolorite dove una volta chi attraversava il passo poteva rifocillarsi.
Il bello è che è evidente anche un tentativo di rilanciare il turismo in questa zona, datato probabilmente anni ’70 o anche ’80, che a sua volta è fallito miseramente.
Questo aggiunge alla bella architettura ottocentesca degli orrendi manufatti in cemento e alluminio anodizzato, ugualmente chiusi e fatiscenti, ma senza il fascino degli altri.
La ciliegina sulla torta è stata la trasformazione di un
altro Gran Hotel in una multiproprietà che se da una parte ha salvato dal
crollo l’edificio, dall’altro mostra tristemente chiusi quasi tutti gli
appartamentini.
Perché il problema è questo: a chi interessa ormai venire in
vacanza in un posto così?
Questi erano i posti adatti ad un modo di vivere “calmo” che
volenti o nolenti non ci appartiene più.
Questo era un luogo di “soggiorno” e tanto bastava.
Non c’era bisogno d’altro.
Fatto sta che ogni volta che passiamo di qui mi viene il
magone e la testa mi si riempie di immagini in bianco e nero e vorrei tornare
per un attimo indietro e poter vedere il Passo della Mendola quando era
frequentato dal bel mondo e le parole “Spa” e “Skypass” erano ancora lontane
dall’essere inventate.
.
..
queste città fantasma di montagna sono una caratteristica anche delle montagne del Lazio e del vicino abruzzo: Marzia, Campo Felice, Campo Staffi, Campo Catino, Filettino... enormi residence e condomini che dimostrano tutti i danni del tempo e delle intemperie, desolatamente chiusi, residuo di un periodo storico (anni 70, dici bene) in cui avere la seconda casa in montagna faceva "fico"... e peccato che nelle località di montagna non ci sono nemmeno tracce di antiche beltà: solo orribili residui di colate di cemento.
RispondiEliminaCome osservi molto bene, fino a qualche anno fa si soggiornava nei posti di villeggiatura, mentre adesso si fa una toccata e via per raggiungere ogni anno una località diversa. Io (ma forse anche te) da bambina passavo 3 mesi d'estate al mare, sempre anno nello stesso stabilimento balneare, con ritmi routinari e rilassanti. Ora sarebbe improponibile, sia per i costi, che per la mancanza di tempo ma soprattutto per la "fame" insaziabile di fare in continuazione nuove esperienza.
Ci sono stata proprio l'anno scorso, avevamo il residence li vicino in Val di Non... ricordo bene la vista mozzafiato (pure troppo) e gli alberghi lasciati a se stessi... li guardavamo a bocca aperta.
RispondiEliminaAgosto 2015 , siamo appena tornati dal Passo della Mendola, è il secondo giorno che passiamo di tornando dai sentieri, e come ieri mi son chiesto il perché di questi hotel e strutture non chiuse, semmai proprio abbandonate ad un destino triste, ho trovato questo racconto proprio cercando informazioni su questa desolazione, qualche negozietto dove in ognuno si trovano le stesse identiche cose, due negozi di articoli sportivi e poco altro, mentre aspettavo la famiglia sono rimasto ad osservare questo luogo pensando proprio agli anni 70 , che tristezza porta a volte progresso e mode, in queste valli non mi stancherò mai di venirci, luoghi dove puoi staccare e vivere a ritmi che oggi si sono persi, un saluto a chi legge da Passo della Mendola.
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