Ieri sera sono rimasta impigliata, ancora una volta, in “Shall
we dance” un film del 2004 con Richard Gere.
E’ fatale: vedo una scena facendo zapping e non riesco più a smettere di
guardarlo.
Perché?
Ci sto pensando.
Perché descrive molto bene quella situazione in cui pur non
avendo grossi problemi, siamo leggermente insoddisfatti e sentiamo la mancanza
di qualcosa.
La ragione, il pudore
ed anche la superficialità spesso ci impediscono di esprimere questo
disagio o di capirlo.
Ma c’è.
Ho tutto, quello che ho è praticamente perfetto e allora cos’è
questo senso di vuoto?
Il film ci da una risposta, che non è banalmente IL BALLO,
ma è fatta di tante piccole circostanze che rimettono in sesto il nostro canuto
ma sempre affascinante protagonista.
Non basta un buon lavoro, una bella famiglia affiatata,
macchina e casa al top.
Pensare che c’è
chi sta peggio non consola, anzi.
Ci biasimiamo ma non possiamo fare a meno di avvilirci un po’.
Come capisco il Signor Clark! Mezza età, tranquillo,
amato.
Una noia strisciante lo
attanaglia.
Il rimpianto di quando tutto era da imparare e scoprire e
raggiungere.
Una donna misteriosa, di
cui si immaginano i pensieri e le storie, al contrario di una moglie di cui si sa
o si crede di sapere già tutto…
Seguire l’impulso irrazionale di entrare in una scuola di
ballo darà il via a tutta una serie di novità che scuoteranno il tranquillo
tran tran del protagonista e di riflesso miglioreranno la vita di tutte le
persone coinvolte.
Una specie di effetto
cascata in positivo.
Tutto quello che ogni personaggio aveva dato per scontato
subirà uno scossone e ognuno troverà la forza per tirare fuori la grinta e la
voglia di essere veramente sé stesso di fronte agli altri.
Ci adagiamo per pigrizia mentale e fisica.
Abbiamo paura del
giudizio della gente.
Pensiamo di essere troppo vecchi per iniziare qualcosa di
nuovo.
Crediamo di avere perso l’occasione giusta.
Ci piangiamo addosso.
Alla fine del film io mi sento sempre “caricata” e pronta a
nuove sfide.
Benchè fossero già le 11 di sera mio marito mi ha telefonato
appena finiti i titoli di coda.
“Ovvio!”
“Lui che sale in smoking dalla scala mobile non si può
perdere, eh?”
“Staresti benissimo anche tu!”
“Dobbiamo andare a ballare…”
“Sì, prima o poi dobbiamo”
“Buonanotte”
“Buonanotte”
.
.
.
E' vero, rischiamo grosso, rischiamo di buttare via vita pensando che sia tardi, che non sta bene, che si è troppo vecchi, che non si fa, non si deve... e ci adagiamo nelle abitudini.
RispondiEliminaOgni tanto bisognerebbe provare, osare, trovare quel "la" per iniziare qualcosa e buttarsi.. senza esagerare.
Comunque, anche la complicità che ha spinto tuo marito a chiamare proprio finito il film, e a stuzzicarti così non è male, no? Non tutti possono averla.. c'è sempre chi sta peggio! ;)
sto ancora riprendendomi dal tuo post... sei riuscita a rendere perfettamente la sensazione che provo (proviamo) ultimamente... come se dovessimo "ributtarci" nella vita, per riscoprire emozioni e avere stimoli... come dici tu: ho tutto e forse anche troppo, non mi manca nulla di materiale ma... ma... c'è qualcosa che fa risuonare un eco poco piacevole nella mente... Mai fermarsi, mai perdere la voglia di fare e di scoprire... il film con Gere è terapeutico: andrebbe visto ogni volta che si è un po' vuoti dentro...
RispondiElimina(e pensare che qualche anno fa anche noi andavamo a ballare ed il Franz era anche bravo...)
Già..non è il ballo, di per sè. E' trovare qualcosa di sensoriale, emozionale, che ci tolga il grigio lasciato dalla quotidianità, dalle scartoffie e dalle incombenze.
RispondiEliminaDovremmo avere tutti diritto (e dovere) ad un'ora di creatività al giorno. Ma chi la trova???!!! :(
Ciao bella donna!