Un bel post di ieri su la 27esimaora parlava dell'auspicato ripristino del "vestito della festa". Riprendeva un po' il tema del mio post di qualche mese fa La forma e la sostanza.
L'autrice concordava con me riguardo la sciatteria dilagante e la mancanza di qualità alla quale ormai siamo abituati.
In generale alla gente piace cambiare spesso vestito e non importa più di che stoffa è fatto o che taglio e finiture ha.
Basta che appaia nuovo e moderno.
Dopo un paio di lavaggi sembra uno straccio. Spesso gli orli e le finiture sono scadenti fin dall'inizio, ma nessuno ci fa caso.
Non si parla solo di abiti dei grandi magazzini. I difetti sono simili anche nei prodotti di firma, visto che comunque sono confezionati in Cina da manodopera a basso costo.
Questo è un discorso che purtroppo denuncia la mia età.
Infatti i giovani non hanno idea di cosa significhi riconoscere una stoffa, una rifinitura a mano, un taglio sapiente.
Come sempre è colpa nostra che non gli abbiamo insegnato e anzi, ci siamo adagiati per comodità a questo trend negativo.
Quando facevo l'indossatrice il rappresentante per il quale lavoravo mi faceva toccare il cachemire Piacenza di cui erano fatti i cappotti che proponevamo. Le sete di Mantero delle camicie.
Mi faceva notare le cuciture a mano sui revers delle giacche e le lavorazioni double su certi cappottini leggerissimi e caldissimi.
Erano dettagli che facevano la differenza.
I vestiti costavano molto e duravano molto. Le fodere erano resistenti e magnifiche. I bottoni di madreperla o di osso.
Adesso siamo pieni di cose sfiziose che non durano lo spazio di una stagione.
Al primo sfregamento si riempiono di bioccoli, le cuciture si disfano e i bottoni si staccano o si spezzano. I colori sbiadiscono e le fodere si appiccicano e fanno sudare.
E' così in tante cose: non solo il nostro modo di concepire l'abbigliamento è cambiato. La sciatteria dilaga in tutti i campi, gli artigiani di qualsiasi tipo sono specie protetta, la cura del particolare è vista unicamente come perdita di tempo e soprattutto di denaro.
Accettiamo servizi approssimativi da parte di chiunque, dal commesso all'elettricista. Dall'impiegato delle poste al benzinaio.
Va bene così. O meglio, va bene così così.
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Dato che viviamo nell'epoca dell'apparenza, avere un solo cappotto di buona fattura che dura anni e anni non è più una cosa auspicabile... anni e anni con lo stesso cappotto che passa di moda?
RispondiEliminaComunque conosco gente che ogni anno (ripeto: ogni anno) rinnova il guardaroba al 100% e butta via tutto!
Io indosso ancora dei maglioncini che portavo al liceo... e assicuro che di anni ne son passati!
E' dal fatitico 2001 che in ufficio è comparsa la parola "good enough" . Da noi l'ha partata il management dell'ultima fusione. Io che sono sempre stata una por il good, e non per il "good enough" sono stata additata come la pignola, precisa, ...sostanzialmente rompipalle. Quello a cui si deve rispondere oggi, a tutti i livelli, è il mercato, e se questo chiede "immondizia", "immondizia" viene prodotta... La soluzione sarebbe forse solo il rifiutarsi di acquistare ad esempio un abito approssimativo, anche se di moda, e tenersi quello di qualche anno fà, andandone comunque in giro fieri. Forse ci sara' un ritorno a questo, e io lo spero. Perchè come scrivi mi da fastidio lavare gli abiti e vedere che dopo un paio di volte non li puoi piu' mettere perche' si sformano... o che non li puoi mettere fin da subito, perche' dopo mezz'ora che li indossi ti parte la dermatite... Per non parlare delle scarpe, letteralmente di cartone, che solo se potessero i piedi si metterebbero ad urlare.. :-)
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