martedì 20 dicembre 2011

Vivere così così

Un bel post di ieri su la 27esimaora parlava dell'auspicato ripristino del "vestito della festa". Riprendeva un po' il tema del mio post di qualche mese fa La forma e la sostanza.

L'autrice concordava con me riguardo la sciatteria dilagante e la mancanza di qualità alla quale ormai siamo abituati.
In generale alla gente piace cambiare spesso vestito e non importa più di che stoffa è fatto o che taglio e finiture ha.

Basta che appaia nuovo e moderno.
Dopo un paio di lavaggi sembra uno straccio. Spesso gli orli e le finiture sono scadenti fin dall'inizio, ma nessuno ci fa caso.
Non si parla solo di abiti dei grandi magazzini. I difetti sono simili anche nei prodotti di firma, visto che comunque sono confezionati in Cina da manodopera a basso costo.

Questo è un discorso che purtroppo denuncia la mia età.
Infatti i giovani non hanno idea di cosa significhi riconoscere una stoffa, una rifinitura a mano, un taglio sapiente.
Come sempre è colpa nostra che non gli abbiamo insegnato e anzi, ci siamo adagiati per comodità a questo trend negativo.

Quando facevo l'indossatrice il rappresentante per il quale lavoravo mi faceva toccare il cachemire Piacenza di cui erano fatti i cappotti che proponevamo. Le sete di Mantero delle camicie.
Mi faceva notare le cuciture a mano sui revers delle giacche e le lavorazioni double su certi cappottini leggerissimi e caldissimi.
Erano dettagli che facevano la differenza.
I vestiti costavano molto e duravano molto. Le fodere erano resistenti e magnifiche. I bottoni di madreperla o di osso.

Adesso siamo pieni di cose sfiziose che non durano lo spazio di una stagione.
Al primo sfregamento si riempiono di bioccoli, le cuciture si disfano e i bottoni si staccano o si spezzano. I colori sbiadiscono e le fodere si appiccicano e fanno sudare.

E' così in tante cose: non solo il nostro modo di concepire l'abbigliamento è cambiato. La sciatteria dilaga in tutti i campi, gli artigiani di qualsiasi tipo sono specie protetta, la cura del particolare è vista unicamente come perdita di tempo e soprattutto di denaro.

Accettiamo servizi approssimativi da parte di chiunque, dal commesso all'elettricista. Dall'impiegato delle poste al benzinaio.

Va bene così. O meglio, va bene così così.
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2 commenti:

  1. Dato che viviamo nell'epoca dell'apparenza, avere un solo cappotto di buona fattura che dura anni e anni non è più una cosa auspicabile... anni e anni con lo stesso cappotto che passa di moda?
    Comunque conosco gente che ogni anno (ripeto: ogni anno) rinnova il guardaroba al 100% e butta via tutto!
    Io indosso ancora dei maglioncini che portavo al liceo... e assicuro che di anni ne son passati!

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  2. E' dal fatitico 2001 che in ufficio è comparsa la parola "good enough" . Da noi l'ha partata il management dell'ultima fusione. Io che sono sempre stata una por il good, e non per il "good enough" sono stata additata come la pignola, precisa, ...sostanzialmente rompipalle. Quello a cui si deve rispondere oggi, a tutti i livelli, è il mercato, e se questo chiede "immondizia", "immondizia" viene prodotta... La soluzione sarebbe forse solo il rifiutarsi di acquistare ad esempio un abito approssimativo, anche se di moda, e tenersi quello di qualche anno fà, andandone comunque in giro fieri. Forse ci sara' un ritorno a questo, e io lo spero. Perchè come scrivi mi da fastidio lavare gli abiti e vedere che dopo un paio di volte non li puoi piu' mettere perche' si sformano... o che non li puoi mettere fin da subito, perche' dopo mezz'ora che li indossi ti parte la dermatite... Per non parlare delle scarpe, letteralmente di cartone, che solo se potessero i piedi si metterebbero ad urlare.. :-)

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