Ci sono date nella vita di una persona che segnano una sorta
di spartiacque tra il “prima di” e il “dopo di”.
Le prime, forse quelle che lasciano il segno più profondo,
le viviamo da bambini.
Per mia madre è stato il 25 aprile del 1945, quando ha
sentito saltare per aria tutti i ponti di Verona per mano dei tedeschi che
scappavano e poco dopo ha visto arrivare i carri armati degli americani che le
lanciavano cioccolatine e gomme da masticare.
Per mia figlia il pomeriggio dell’undici settembre del 2001
è stato quello che le ha dolorosamente insegnato che esistono i cattivi che
uccidono migliaia di persone senza il minimo rimorso.
Io sono stata più fortunata:
il 20 luglio 1969 ho vissuto in diretta mondiale il primo passo dell’uomo
sulla luna.
Ero lì, con i miei genitori, incollata davanti al
televisore di un bar in un campeggio a Zagabria: si vedeva male, ovviamente in
bianco e nero, e non si capiva una parola.
Ma ricordo tutto con precisione, l’attesa, l’emozione e l’applauso
quando Neil Armstrong ha finalmente posato il piede sul suolo lunare.
Poi mentre camminavo per mano a mio padre per tornare alla
nostra roulotte, lui mi indicava la luna e mi diceva: “guarda se riesci a
vedere il puntino del Lem”.
E’ stato un periodo meraviglioso: i battibecchi tra Tito
Stagno e Ruggero Orlando, l’attesa per l’ammaraggio, le immagini bellissime
scattate dagli astronauti con la stessa nostra macchina fotografica, una Hasselblad.
Sono contenta di esserci stata anche se questo significa che
sono “vecchia”.
Non ricordo in quale film un giovane ribatteva ad
un uomo maturo: “io non ero ancora nato quando c’era l’Apollo 11!” come se fosse
un merito.
Mi dispiace per lui, piuttosto.
Addio Neil Armstrong, buon viaggio verso le stelle.
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Sto cercando quale sia stato il mio punto di svolta... prima o poi lo trovo. Ma qualche foto di quella serata ce l'hai per caso? :-)
RispondiEliminaChe bel ricordo Annalisa, io invece ti invidio parecchio...
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