sabato 9 febbraio 2013

La cura del verde



Appena usciti dal tunnel influenzale io e mio marito ci siamo fiondati in giardino.

E’ bastata una settimana di sole e mille gemme hanno fatto capolino.   

Cos’è tutta questa fretta?  

Non avevamo ancora potato nulla e così abbiamo dovuto tagliare senza pietà.

Ma adoriamo questa attività. 

Ne avevo già parlato in uno dei primi - e da me più amati - post “Vita in campagna”. 
Potare una pianta, soprattutto una vigna, per noi significa aprire un portale verso un altro mondo.   
Il mondo dove volevamo vivere. 
Dove il tempo avrebbe dovuto essere scandito dai ritmi delle piante. 

Così ci si ritrova a rifare movimenti mai dimenticati, a ragionare su cosa accorciare, cosa eliminare. Immaginare lo stesso ramo da qui a qualche settimana. 

Il giardino è piccolo ed in poco tempo tutti questi lavori sono fatti.

Io mi ritrovo a centellinare i tagli, per avere la scusa di passare ancora una mezz’oretta davanti la siepe di ibischi, tagliuzzando qui e là come un parrucchiere delle dive che ad ogni ZAC si allontana per ammirare il lavoro di insieme.

Non vedo l’ora che sia primavera. 

Togliere quei brutti sacchi che coprono le piante più delicate, vedere spuntare le bulbose, rigenerare il prato invaso dal muschio.  

Bisogna resistere, perché giornate come oggi inducono a pensare che il peggio sia passato, ma la gelata è sempre in agguato e la visione dei tristi vasi sul balcone dovrà farmi compagnia per altre due o tre settimane prima di azzardarsi a piantare le violette.

Per adesso accontentiamoci di aver riordinato un po’. 
.
.


1 commento:

  1. Già ma attenzione perchè settimana prossima mi sa che ci sarà da rabbrividire parecchio!
    E' bello avere una passione così per il verde, credo che sia una cosa rigenerante!

    RispondiElimina