In trasferta a Padova per un giro di “parentado” tra suoceri, figliastri e
cognati abbiamo trovato il tempo per andare a visitare il “Vintage Festival” presso
l’ex Tribunale.
La location è un trionfo di antico e moderno, tra archi, marmi, putrelle e
vetri.
Nella cosiddetta Agorà c’erano diversi banchi pieni di quasi tutto quello
che io ho ancora nell’armadio o al limite in cantina.
E già qui sale un filo di fastidio per l’evidente anzianità della sottoscritta
o, piuttosto, per l’esagerata nobilitazione di vestiti e oggetti che io
considero solo demodè.
Ma transeat.
Nelle varie balconate e gallerie che si diramano dalla piazza centrale erano
presenti esposizioni di quadri e foto, mentre in molti locali si tenevano “workshop”
e “lab”.
Workshop e Lab: due parole abusate che tanto per cambiare iniziano a
infastidirmi sempre di più.
Ma andiamo avanti, verso l'unica cosa che mi sia veramente piaciuta: le scultura di Koji Yoshida e Dario Tironi.
Due artisti che assemblano tutti i materiali di scarto tecnologico trasformandoli in coloratissime statue.
Le interpretazioni possono essere molteplici: la vita sulla terra è minacciata dai milioni di rifiuti che rischiano di sommergerci. Oggetti ancora funzionanti ma obsoleti.
Noi stessi siamo formati non più di carne e ossa ma esistiamo per le cose che ci appartengono: i telefonini ed i vari gadget informatici.
Insomma siamo uomini tecnologici o uomini spazzatura?
La foto della domenica è un'iniziativa di Bim Bum Beta
Davvero delle bellissime sculture!
RispondiEliminapreferisco esseri umani e animali rappresentati come lo sono in natura..."in carne ed ossa"...saranno futuriste queste sculture, ma non mi piacciono. Anzi mi infondono un senso di tristezza infinito, soprattutto l'ultima.
RispondiEliminaeh, eh, in effetti anche a me fa un po' impressione trovare nei mercati vari abiti che io ho ancora nell'armadio (il grave, forse, è che me li metto ancora!)
RispondiEliminabelle le sculture, mi vado a informare sugli artisti che non conosco