lunedì 23 gennaio 2012

Questione di look

Questa mattina, dovendo fare delle commissioni in centro, abbiamo accompagnato nostra figlia a scuola in macchina.

Il suo liceo si trova in una zona ad alta densità scolastica: ci sono un paio di istituti tecnici, un ex istituto magistrale, due scuole private dall’asilo alle superiori.

Centinaia di ragazzi sciamavano intorno a noi e, vista la velocità a passo d’uomo, ho avuto modo di osservarli attentamente.

Una nuvola nera.
Forse qualche punta di grigio antracite e ovviamente il blu dei jeans, ma la dominante era il total black, dai berretti di lana alle sciarpe, dai giacconi di panno ai piumini, dai pantaloni ai leggins, dalle All Stars agli stivali.

Una gioventù in gramaglie. 
Mia figlia in questa tendenza sguazza felice da anni.
Per lei non esistono fantasie, aborrisce il provenzale e i quadretti vichy, i colori pastello ma anche i colori solari.
Azzarda ogni tanto un tocco di rosso, magari scozzese, perché fa punk. Ma è un colpo di vita che riserva a giorni speciali…

I capelli sono appiccicati alla testa stile Morticia Addams, rigorosamente piastrati. I monili solo color acciaio, spesso brunito.
Le unghie nere, o viola, o blu notte. 
L’abbronzatura una disgrazia da evitare con ogni mezzo, dalle creme protezione 70 alla ricerca dell’ombra in ogni situazione.

Viene spontaneo pensare che questo look funereo rispecchi la crisi attuale.
Che non ci sia voglia di colore se le prospettive sono nere.
Chissà.

Io ero ragazzina negli anni di piombo. Non è che fosse precisamente un periodo “solare”.

Eppure mi ricordo come ci vestivamo. Il colore più dark era il verdone degli eskimo.
Per il resto era un trionfo di colori psichedelici, di fantasie indiane, di ricami, di pullover con i rombi, di maglioni peruviani, di pantaloni a zampa con soffietti fantasia ai lati o strisce di colore diverso sul fondo.

I capelli erano sempre gonfi. Chi li aveva dritti doveva per forza fare la permanente.
Mi ricordo braccialetti di perline colorate e orecchini a pastiglia, spillette dipinte, girocollo rigidi con pendenti luccicanti.
D’inverno grande uso di fard e d’estate ogni occasione era buona per abbronzarsi.

Ci radunavamo in gruppetti, seduti sui Ciao multicolore, mangiando i panzerotti di Povia o il gelato di Pampanin. 

Adesso li vedi sfrecciare con il casco integrale nero su scooter neri, verso la loro cameretta dove li aspetta un computer nero e una merenda in solitaria.

Forse fanno bene a vestirsi a lutto…
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2 commenti:

  1. E che dire dei gusti musicali ?! Anche li.... caliamo un velo...!!!
    C'è anche da considerare che noi a quindici anni ci vestivamo come dicevano mamma e papà. C'era gran poca possibilità di scelta, e poco da discutere, almeno nel mio caso, soprattutto visto che erano loro ad aprire il portafogli ! Pero' devo dire che non rimpiango quei tempi, perchè tanto anche i miei coetanei erano tutti come me... tranne qualche "rara" eccezione. Ora credo che per gran parte del danno siano complici molti genitori, che scuciono euro senza un minimo di interazione con i propri figli, e che pur di vederli "felici" lascino correre...per colmaere quasi un "senso di colpa" diffuso.. Saro' rigida, antica e bigotta, ma ancora per tante cose cerco di mantenere la mia linea del "NO", e sforzandomi di spiegarne soprattutto il razionale...
    A volte sono battaglie che durano ore... ma non mollo. Purtroppo se guardo l'approccio dei miei coetanei, io mi sento una mosca bianca... Non credo che i miei genitori si fossero mai sentiti cosi..

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  2. Non so.. forse perchè Parma è una città piuttosto provinciale ma non abbiamo questa omogeneità... i ragazzi sono come eravamo noi, c'è quella fashion, quella dark, la metallara, quella alla "come viene", quella "pippiclzelunghe"... insomma, anche noi eravamo così... solo con dei capelli più ridicoli! Io son stata adolescente all'epoca delle mega-frange multistrato... inguardabili!!!

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