Ieri sono stata a Venezia con mia figlia. Una gita
organizzata a tavolino, posti prenotati in treno e biglietti per la mostra di
Klimt in tasca.
Venezia da Verona dista solo un’ora ed ogni volta mi ripeto
che dovrei andarci più spesso…
E ogni volta, già all’uscita dalla stazione, mi sorprende
per quanto è bella e diversa dalle altre città.
L’aria era particolarmente tersa dopo il temporale della
sera prima e un bel venticello rendeva sopportabile il caldo.
Abbiamo cercato di camminare sempre sul lato ombreggiato
delle calli, percorrendo sottoporteghi e stretti passaggi meno battuti dalla
massa dei turisti che come sempre la affollavano.
Durante la giornata abbiamo passato tutte le fasi del
visitatore tipico: la prima è sempre quella dell’innamoramento incondizionato e
dell’invidia per chi ci può abitare.
Ragionamenti su quale lavoro scegliere che ti permetta di
vivere in una città senz’auto.
Abbiamo optato per “scrittore” o “artista di
qualche tipo”, ma anche per traduttore o programmatore informatico, qualcuno
insomma che possa stare in casa e non avere orari fissi.
Poi, mano a mano che si proseguiva tra ponticelli, scalette,
campi e “salizade” ecco le prime obiezioni: “per fare la spesa ci vuole un
carrettino da trascinare su e giù per i ponti..”, “pensa se hai un bambino sul
passeggino…o peggio se sei invalido”, “quando
c’è l’acqua alta è ancora più difficile…”.
La ricerca di una panchina è simile a una perversa caccia al
tesoro, dove le uniche rarissime che si trovano sono sempre al sole.
Quando ormai barcollante stramazzi su un gradino appaiono
simpatici Guardian Angel che ti cacciano come un appestato perché è proibito
sedersi per terra.
Un caffè e una pastina ti costano come minimo il doppio che
dalle altre parti, come pure la tariffa del vaporetto.
Ma sei a Venezia e fa parte del “biglietto” che devi pagare
per visitare questo enorme set cinematografico fatto di mattoni e non di cartapesta.
Sì, perché ogni angolo sarebbe da
fotografare, da riprendere con la telecamera, da immortalare con un quadro.
Molte vetrine hanno attirato la nostra attenzione: i
classici oggetti di vetro, dai più pacchiani ai capolavori costosissimi.
Maschere di tutti i tipi, monili di metallo, stoffe damascate. Molti sandali e
borse colorati e particolari, stranamente a prezzi abbordabili.
La mostra a Palazzo Correr non ha deluso le aspettative:
Klimt, Hoffmann ed altri artisti della secessione viennese ci hanno colpito al
cuore ancora una volta.
Ho rivisto con grande emozione le due Giuditte e ammirato per
la prima volta Gli Amanti, il Fregio di
Beethoven ed il famoso Girasole.
Anche le opere degli altri artisti erano eccezionali,
compresi alcuni gioielli e progetti di tappeti che ho trovato di una bellezza
intramontabile.
Poi il pomeriggio è trascorso trascinandosi da un palazzo
all’altro sempre in cerca di ombra e di un posto per sedersi.
Mia figlia ha acquistato delle maschere bianche da dipingere
e ornare a suo gusto ed io dei pendenti di vetro che poi ho scoperto importati
dalla Cina.
Vabbè, in fondo è stato Marco Polo a insegnargli tutto….
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Venezia è Venezia!
RispondiEliminaMi è venuta la pelle d'oca... Klimt! Invidia pazzesca.
RispondiEliminaVenezia rimane comunque unica al mondo, un gioiello magico!
UUUUUUhhhh che invidia! Venezia e Klimt... sospiro...
RispondiEliminaVenezia... che ricordi! forse non lo sai, ma ci ho vissuto x 5 anni, da studente... ecco, adesso ho dato a tua figlia l'opzione piu' realistica x vivere in quella citta'! Io l'ho vissuta durante l'universita', ricordi indimenticabili, 5 anni meravigliosi, un'occasione unica e irripetibile di vivere la citta' piu' bella del mondo (io non ho dubbi!). Dimenticavo... non e' nemmeno cosi' cara, i bacari sono fantastici!
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