Ieri spedizione a Venezia con mio marito, nonostante il
tempo incerto e freddino.
Due importanti mostre fotografiche ci attendevano da settimane
e così abbiamo affrontato pioggia e folla per riuscire finalmente a visitarle.
Oggi parlerò della prima, che era allestita a Palazzo
Franchetti, intitolata Paesaggio Italia.
Erano esposti i famosi mosaici e collages di Polaroid creati da Maurizio Galimberti, il più importante fotografo italiano che utilizza
macchine istantanee.
Per mio marito si è trattato di una sorta di pellegrinaggio
dato che la sua passione per le Polaroid, che usa, colleziona e restaura, è
ormai al limite del patologico…
Galimberti è, secondo me, bravo, furbo e fortunato.
I suoi mosaici di decine e decine di scatti dello stesso
soggetto hanno raggiunto quotazioni folli e lui giustamente ne
approfitta.
Capito che l’idea piace, la
ripete all’infinito.
Ieri si trattava del Duomo di Milano o della Torre di Pisa,
ma lo stesso sistema vale per i palazzi di New York o la faccia di Johnny Depp…
Con la sua mano eccezionalmente ferma e precisa scatta foto
spostandosi ogni volta leggermente a destra e poi leggermente in alto o
viceversa fino a creare una sorta di grande immagine caleidoscopica che
indubbiamente lascia stupefatti e ammirati.
Le variazioni sul tema sono ovviamente infinite.
La macchina
può essere inclinata o le foto speculari, comunque il risultato è un grande
pannello pieno di Polaroid sistemate con perizia in modo geometrico.
Bello bello. Secondo me “bello senz’anima”.
Ma sicuramente sbaglio.
Dato che lui ha avuto successo e ricchezza ed io sono una che prende 4 “mi piace” al massimo per ogni foto che faccio con
Instagram…
Mi sono invece piaciuti di più i suoi collages.
Si trattava di vecchie cartoline raffiguranti
luoghi turistici italiani con appiccicata sopra la Polaroid di una parte di esse.
Molto carini. Molto ben incorniciati. Particolari.
Altra invenzione di Galimberti sono le foto manipolate,
incise o graffiate mentre si stanno sviluppando.
Ne risulta così un’immagine dove alcuni particolari sono
incorniciati o comunque evidenziati dalle righe di gelatina fotografica.
Tutte queste tecniche, dal mosaico ai graffi, sono state
ovviamente imitate da cani e porci, facendo crescere l’autostima di presunti
artisti che altro non sono che dei copioni.
Galimberti è unico, che ci piaccia o no.
Imitarlo è da poveretti.
Possiamo solo rosicare e sperare di avere anche noi qualche idea
vincente…
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non so perchè ma mi è venuto da abbassare il capo.. mannaggia!
RispondiEliminaTi ringrazio per questo post interessantissimo e dei tuoi commenti ! sono appassionata di fotografia e leggere questi "resoconti" mi interessa molto. Mi hai fatto venire voglia di andare a vedere, di approfondire.... grazie !
RispondiEliminaIlaria
sempre più sto imparando che scattare foto non è solo "mettere a fuoco"...
RispondiEliminaConcordo con i commenti precedenti... davvero un bel post. E' bello imparare qualcosa! Grazie!
RispondiEliminavolevo darti il 5 mi piace, invece passo a lasciarti il 5 commento a questo bellissimo post!
RispondiEliminaVoi a venezia venerdì, noi lunedì ... argh!!!!