Su gentile richiesta dell’amica Sabina, oggi parlerò di faccine o, per dirla giusta, di emoticons.
Quando è iniziata questa mania di aggiungere ed in alcuni casi
addirittura sostituire alla frase dei gruppi di simboli?
Mi sono fatta quasi una cultura e ho scoperto che si parte dai lontani anni
’60 e dal mitico Smiley di Have a nice day. Inventato da un pubblicitario per
una compagnia di assicurazione e mai registrato.
Poi tra alterne vicende si arriva agli anni 80, all’ectasy,
alla cultura grunge, per poi approdare finalmente nel mondo dei computer per
merito di tale Fahlman, un informatico che aggiunse la prima icona ad un suo
messaggio, stanco di venire frainteso quando scriveva in modo ironico…
E scrivere meglio?
Sprecare questi pochi secondi che
servono per aggiungere una parola, un concetto, qualcosa che spieghi chiaramente il
senso del nostro dire?
Ricordo con una specie di orrido divertimento quando dieci
anni fa mia figlia frequentava la prima elementare: le maestre giudicavano i
primi compiti degli alunni con una faccia sorridente se andava bene, con una
seria se erano appena sufficienti e con una triste se il lavoro era tremendo.
Promossa in seconda a forza di risate, non c’è da
meravigliarsi se adesso è il genio delle faccine.
L’altro giorno mi ha
spedito un sms che così recitava: “8 in filosofia \(^-^)/ “.
Fatto sta che ormai si scrive o meglio, si messaggia (che
brutto verbo…) infarcendo il tutto con parentesi, lettere e asterischi in una
gara a chi ne conosce di più e li usa con più disinvoltura.
Io sono abbastanza imbranata ed uso a mala pena la faccia
allegra, quella triste e, grande prestazione, il cuore.
Una volta mio marito mi ha chiesto che cosa voleva dire “minore di 3”
nel commento che gli avevo mandato…
Capisco Sabina che spesso si sente delusa dalle
telegrafiche o peggio solo grafiche risposte che riceve alle sue ben articolate domande.
Anch’io sono un’amante delle parole.
Ogni tanto leggo con
piacere vecchi romanzi o ascolto rapita i dialoghi dei film in bianco e nero perché
scopro termini ormai desueti e così perfetti per descrivere alcune situazioni.
L’italiano sarebbe
una lingua magnifica.
Piena di sfaccettature, elegante e musicale.
Poco si addice al mondo informatico ed in generale alla
vita frenetica e multiculturale di oggi.
Bisogna farsene una ragione ed adeguarsi perché altrimenti
si resta colpevolmente tagliati fuori, esclusi dai dialoghi con le nuove
generazioni, allocchiti come mia madre davanti alle pubblicità della
maggioranza dei prodotti, piene di parole straniere e di immagini velocissime.
Non è più questione di chi ha torto e di chi ha ragione.
E’ andata così.
Il mondo comunicherà sempre più per
immagini, simboli, grafici e poche universali parole probabilmente americane (l'inglese a sua volta è troppo forbito).
Noi nostalgici coltiveremo l’uso del bell’italiano per i momenti speciali, come certi lussi che ci si possono prendere in rare occasioni.
Ascolteremo il suono di alcune parole come si
fa con le melodie più amate, sorrideremo tristemente e sospireremo immersi in
lontani ricordi.
Lettere vergate a mano, bigliettini profumati, dediche su libri ingialliti.
Noi potremo dire: “io c’ero”!
.
.
.
Bhè allora vuol dire che ti sei persa la new generation smartphone che usa il sistema di messaggi gratuiti chiamato Wazzup. Questo wazzup ha tantissime emoticons ma anche una miriade di simboli e veri disegnini, tanto che un'amica (che fa l'assistente sociale) mi spiegava che i ragazzi compongono frasi con i disegnini. Esempio facile, a Parma c'è un'esclamazione che recita "vacco zio" per dire che sei molto stupito di una cosa... con wazzup diventa il disegnino della mucca (vacco) e di un vecchietto (zio). Concludo così :) oppure :(
RispondiEliminaGrazie per il bellissimo post cara Guà. Mi sono commossa. E' proprio vero, tutto quello che scrivi. Me la sono proprio posta la domanda "ma come faranno a capire gli anziani tanta pubblicità in inglese"... poco tempo fà, e nella descrizione di tua mamma, o rivisto quel momento. Io capisco, che se non percorre i tempi, son tagliata fuori. Lo dico proprio io che mastico informatica dall'età di 15 anni... Non lo so cosa ha fatto in realtà scattare questo improvviso rifiuto. Per non dire repulsione. Uno dei miei piu' evoluti telefoni Samsung trasformava il messaggio con le icone descritte da Lallabel. All'inizio mi e' sembrato curioso, divertente. Dopo un po' mi sono resa conto che non sempre interpretava con il simbolo giusto quello che volevo dire e trasmettere. Poi per fortuna il cellulare s'e' rotto, e ne ho acquistato uno semplice e senza tanti fronzoli. ...IL LOGOS CI DISTINGUE DAGLI ANIMALI - Isoctrate
RispondiEliminaQuando sono entrata timidamente nel mondo del web, ero a dir poco sorpresa di trovare qua e là simboli che, fino a quel momento, ricevevo soltanto da alcune amiche sul telefonino. Non essendo una ragazzina non sono nata a suon di faccine e mi sentivo a disagio a usare questi simboli di comunicazione. Poi sono successe cose di cui mi sorprendo ancora oggi: l'apertura del blog, chi l'avrebbe mai detto, l'uso di canali social che non avrei mai pensato di usare. Mi sono accorta che, senza abusi, l'uso delle faccine, per una comunicazione veloce, aiutano a sostenere il discorso e io mi ritrovo a dovermi ricredere ancora una volta. La vita è fatta di sorprese ;)
RispondiEliminaTroppo simpatico il tuo blog! mi ha incuriosito tantissimo il titolo, arrivo qui perchè ho letto il tuo commento sul blog La Bussola e il Viaggio....che dire, inizierò a seguirti! a presto Luisa
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