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Cominciamo bene... |
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È una costante della mia vita fare le cose quasi allo
scadere del tempo massimo.
Sono una che tende a pensare troppo, valuto tutte le
opzioni, mi sembra che non sia mai il momento giusto, che aspettando otterrò il
risultato migliore.
Spesso mi è andata bene ma nel caso di Expo posso affermare
con sicurezza che andarci in maggio sarebbe stata la scelta vincente.
Evidentemente moltissime persone si sono rese conto che alla
fine del mese chiude e che visitare un’esposizione universale è un evento da
non perdere.
Sono partita abbastanza avvantaggiata: biglietti gratis,
comodo passaggio in auto fino a Rho.
Mio marito era impegnato tutta la
settimana nella fiera EMO (Fiera mondiale delle macchine utensili) che si tiene
a fianco Expo e quindi mi ha accompagnata ben volentieri un paio di giorni.
Lunedì alle 9,00 ero alla porta Fiorenza e devo dire che in
dieci minuti sono entrata (si vede che hanno anticipato l’orario di apertura).
Da lì si deve percorrere tutta una passerella coperta che porta
al lato ovest, di fronte al Padiglione Zero.
A Porta Triulza la folla era già oceanica e fiumane di
persone si riversavano verso il Decumano.
Ho deciso che la mia strategia per il primo giorno sarebbe
stata quella di evitare accuratamente i luoghi più intasati e rimandare al giorno
dopo eventuali visite mirate una volta che avessi capito come funzionava il
tutto.
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Algeria, Marocco, Qatar e Iran |
Questo mi ha portato a zigzagare per tutto il giorno,
visitando gli stand apparentemente con meno appeal ma non per questo meno
interessanti.
I cluster del caffè, del cioccolato, del riso, in mezzo a
profumi meravigliosi e a persone così diverse da noi.
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Polonia, Food truck olandesi con sullo sfondo Giappone, Francia, Cina |
Era ancora presto e sono riuscita a visitare il Bahrain e il
Vietnam ma le scolaresche arrivavano a fiotti e orde di studenti correvano da
ogni parte in cerca di timbri per il passaporto che si comprava all’ingresso,
unico loro interesse e chissenefrega di nutrire il pianeta e compagnia bella.
Appena possibile mi sedevo e osservavo questa umanità
impazzita, disposta a fare cinque o sei ore di coda per visitare i padiglioni
del Giappone o del Kazahstan.
Sono faticosamente arrivata all’albero della vita,
scavalcando un serpentone di persone che tentava di entrare a Palazzo Italia e
mi sono rintanata nel cluster Bio mediterraneo, ho mangiato tunisino e ho visto
lo spettacolo di musica e getti d’acqua sul Lake Arena.
Poi ho tentato nuovamente di visitare qualche padiglione ma
le code erano ovunque.
Allora ho preso la navetta gratuita che fa il giro di
tutta l’isola, scendendo a caso e guardando, sempre da fuori, le varie
architetture, le piante, i laghetti.
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Ci vuole una bella fantasia... |
La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma ero in buona
compagnia.
Gente stesa ovunque, spiaggiati lungo nei giardinetti, buttati sui
gradini vicino gli stagni.
L’Expo non è per tutti i fisici!
Il brusio continuo, gli
altoparlanti, musiche che si accavallano, tutto contribuisce a stordire la
mente, laddove le gambe ti hanno già abbandonato da un pezzo.
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500 kg di cioccolato per il plastico polacco e carica batterie cioccolatosi |
L’ultima ora l’ho passata seduta su un cubotto di finto
cioccolato fondente dove si potevano ricaricare i cellulari, così fino alle 18
quando ho ritrovato mio marito (cadavere quasi quanto me) all’uscita. Un’ora
secca di auto per attraversare Milano e poi come due zombie abbiamo cenato e
alle 21 abbiamo spento la luce.
Martedì mattina ero carica e piena di piani infallibili…
Mi sono fiondata al Padiglione della Malesia che apriva in
anticipo e poi di corsa verso il Regno Unito e di nuovo indietro verso la
Thailandia che apriva alle 10,30.
Nessuna coda, ero quasi ottimista.
Mi sono sparata Argentina, Polonia, Austria,
Repubblica Ceca, Irlanda e Moldova senza problemi.
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Giochi di luce e materiali dalla Cina al Montenegro |
Ma ormai erano arrivati tutti e si sono ripresentati gli
stessi problemi del giorno prima.
Allora mi sono spostata ai cluster delle Isole e delle zone
aride.
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Anch'io ho il mio souvenir dell'Expo! |
Ho visitato un deserto stand dell’Enel e il padiglione del
Brasile, dato che ho scoperto che la coda era solo per camminare sulla rete,
mentre nel padiglione vero e proprio non ci andava nessuno.
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Brasile |
Ho mangiato laotiano, piccantissimo.
Ho di nuovo preso la navetta, tanto per riposarmi, rivisto
lo spettacolo dell’Albero della vita, entrata nell’atrio di Palazzo Italia per
fare qualche foto, vagolato di qua e di là senza meta, sempre sconvolta dalla
marea di gente in coda davanti al Giappone, al Qatar, alla Cina, Corea, dove i
cartelli indicavano ore di attesa per poter entrare.
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Palazzo Italia con la sua brava coda di persone |
Qualcosa non ha funzionato in questo Expo.
Per una volta non credo che la colpa sia completamente degli
italiani.
Infatti tutto il sito mi è piaciuto moltissimo.
Le infrastrutture, il personale, la pulizia, i viali e le
piazze, i ponti e i laghi, le piante.
Tutto fatto bene. Un grande dispiegamento di forze dell’ordine
a garantire la sicurezza, uno spettacolo di architetture diverse, di profumi,
colori.
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Mah... |
L’errore è stato nella progettazione dei padiglioni, dei
percorsi interni, nella durata dei vari filmati esplicativi.
Ogni cosa ha contribuito a creare intasamento.
Quasi nessuno
stand era progettato per far scorrere la gente. Molti prevedono l’ingresso di
un tot di persone alla volta per fruire dei vari momenti esplicativi.
Assurdo.
Se si erano stimati 20 milioni di visitatori come pensavano
di mostrare loro l’interno dei padiglioni?
Probabilmente mi sfugge qualcosa.
Forse l’importante era far
muovere la gente, farli spendere in cibo e souvenir, mentre il vero messaggio
di ogni paese era riservato a ristretti gruppi di visitatori che entrano in
altri orari o dalle porte riservate ai vip (ce n’è una in ogni padiglione).
Forse per ogni paese era solo un pretesto per promuovere il
turismo e l’esportazione di prodotti tipici.
Infatti le cose più pertinenti che ho visto, tipo i
prototipi delle “jelly farm” oppure i modellini delle pale eoliche da famiglia
o lo sfruttamento delle biomasse erano in stand deserti, troppo noiosi per
attirare visitatori.
Insomma il bilancio per me è abbastanza positivo, una grande
esperienza antropologica e tante cose interessanti, curiose e strane.
Ma sono curiosa di sentire il bilancio vero, quello che
cominceremo a conoscere tra un mesetto.
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